03-04-08 h 08.00
Oggi a Verona prende il via la 42° edizione del Vinitaly. La Sicilia dei record si presenta con un obiettivo: raccontare nel modo più naturale possibile il vino dell’Isola
Si parte… senza trucchi
Non c’è trucco. Il vino siciliano è un prodotto che ha soprattutto un aggettivo che lo qualifica: naturale. E con questo biglietto da visita l’Istituto regionale della Vite e del Vino si presenta all’edizione numero 42 del Vinitaly di Verona.
“È la nostra risposta – dice il presidente dell’Irvv, Leonardo Agueci -, la risposta della viticoltura siciliana all’enologia dei grandi Paesi europei che hanno detto sì al saccarosio nel vino. Questo è il nostro no allo zuccheraggio, ed è la prima strada per la tracciabilità del prodotto”. Meglio, dunque, il prodotto naturale, quello che l’Irvv vuol presentare a tutto il mondo, attraverso la presenza di 263 aziende siciliane al Vinitaly. È un record se si considera che nel 2005 erano 200, nel 2006 222 e l’anno scorso 236.
E l’istituto si coccola il vino dell’Isola. “Adesso in Sicilia ci sono nuove realtà – continua Agueci – basta guardare alla parte orientale dell’Isola e nell’entroterra. E poi c’è la riscoperta dei rossi, che quest’anno, per la prima volta, superano i vini bianchi che saranno portati nel padiglione 2”.
Secondo Giancarlo Conte, il vicepresidente dell’istituto di ricerca siciliano, il Vinitaly è un appuntamento irrinunciabile: “Verona è una fiera italiana di riferimento. Ma può essere un punto di incontro perché è ‘frequentata’ anche da buyers e importatori in arrivo da tutto il mondo. Il mercato è pieno di aziende siciliane e non, quindi tutti adesso devono trovare spazio all’estero. Quest’anno ci sarà una svolta verso l’America per via della crisi del dollaro, qualcun altro punterà all’est: Cina, Giappone, India, Russia”. Un modo per sfidare la crisi mondiale in corso. “La nostra tipicità, e anche il costo dei nostri vini – aggiunge Conte -, ci pone su un piano certamente privilegiato rispetto ad altri. Da parte nostra stiamo facendo un grande lavoro di consolidamento della qualità del vino siciliano, una grande operazione di marketing che precorre le azioni dell’Ue”.
Secondo il direttore dell’Istituto regionale della Vite e del Vino Gianmaria Sparma, il vino siciliano deve essere pronto a cambiare. “La nostra enologia – dice – è ancora di moda ma deve saper rinnovare la sua identità e a verso la qualità. Va bene il Nero d’Avola ma bisogna andare oltre. C’è un mondo oltre, c’è un panorama vitivinicolo”. E secondo Sparna i vigneti su cui puntare sono il grillo, il cataratto, l’inzolia e i rossi della Sicilia orientale. “Possiamo essere ancora sulla cresta dell’onda – conclude -, ma dobbiamo rinnovare la nostra identità. Finita la fase dei favolosi anni Novanta dobbiamo consolidarci negli Stati Uniti, in Germania, in Inghilterra e andare alla scoperta di nuovi orizzonti”.
G.L.M.