Vini in anfora georgiani, tanta storia alle spalle ma ancora molta strada da fare.
Otto mila candeline spente da poco ma per nulla dimostrate. Sono stati presentati sei vini vinificati in anfore da Slow Food, dalla varietà Superavi, Vanis, Chkhaveri, Otskhanuri sapere e dzelshavi si ricava un ‘ottimo vino rosso mentre il bianco viene ottenuto dalle uve Triska, Tsolikouri Kraukhuna. Nomi poco noti nel mondo vinicolo italiano, ma dai quali si ottengono antichi vini.
A caratterizzare i calici la tecnica di vinificazione fatta in grandi anfore di terracotta che vengono interrate per consentirne la fermentazione e poi l’affinamento dei vini.
Un metodo che rischia di scomparire e che Slow Food vuole salvare.
I vini bianchi molto vegetali, conservati in anfore per 6 mesi acquistano la loro personalità dalle bucce e dal raspo. Tsitska – Tsolikouri, il primo bicchiere degustato: mille bottiglie per un ettaro prodotte per hobby. Mentre più duro l’Akhobe Rkatsiteli, molto corposo, invece ha molto carattere il Chadakhi Chinuri, senza rinunciare a tocchi di muschio. Ma sempre lontani dai gusti freschi e fruttati dei bianchi italiani.
Pochi tannini e molti solfati nei rossi, forse esageratamente distanti dai gusti tradizionali. Kaka Berchvili, Nika Saperavi e Otskhanuri Sapere in nomi dei vini in degustazione.
Aurora Pullara