05-04-08 h 15.30
Presentati i due bianchi e il rosso che portano il nome di Placido Rizzotto e realizzati con uve coltivati su terreni confiscati alla mafia
Centopassi verso la qualità
Cento sono i passi che occorre fare, a Cinisi, per coprire la distanza tra la casa di Peppino Impastato e quella del boss mafioso Tano Badalamenti.
Da qui il titolo del famoso film di Marco Tullio Giordana. E Centopassi si chiama il primo vino interamente prodotto nelle terre confiscate alla mafia presentato questa mattina nella Sala Sicilia del Vinitaly. Su iniziativa dell’assessorato regionale all’Agricoltura e dell’Istituto regionale della Vite e del Vino, le cooperative che fanno parte del Consorzio Sviluppo e Legalità presentano a Vinitaly la nuova etichetta della vendemmia 2007: un Catarratto in purezza, prodotto in edizione limitata (circa 15 mila bottiglie). Un vino che si aggiunge alle altre due produzioni che portano il nome di Placido Rizzotto, il sindacalista siciliano rapito e ucciso dalla mafia: un bianco composto da Catarratto e Chardonnay, mentre il rosso è un blend al 50% di Nero d’Avola e Syrah. Nel 2007 ne sono state vendute 170 mila bottiglie. Di recente le cooperative Placido Rizzotto, Pio La Torre e Lavoro e Non solo, coinvolte nel progetto Centopassi, hanno sottoscritto un accordo con un distributore americano che porterà le etichetta nelle enoteche e nei ristoranti di Manhattan, a New York. “I successi del vino siciliano – ha spiegato Dario Cartabellotta, dirigente generale dell’assessorato regionale all’Agricoltura – sono dovuti alle capacità delle aziende e alla collaborazione delle Regione. Solo pochi anni fa le cantine producevano vini per ricevere miliardi di contributi per la distillazione. La situazione è cambiata e si produce per realizzare prodotti di alta qualità che fanno il giro del mondo”. “L’accordo con le cooperative del Consorzio – ha aggiunto Gianmaria Sparma, direttore dell’Istituto regionale della Vite e del Vino – è stato supportato dal punto di vista scientifico. Daremo una mano tecnica ai giovani che si occupano dell’impresa”.
La zona prevalente in cui operano le cooperative del Consorzio è quella dell’Alto Belice Corleonese. La maggior parte dei vigneti ricadono nel territorio della Doc Monreale. Le uve dei Centopassi sono coltivate nei terreni strappati a boss del calibro di Brusca e Riina, e poi affidate al Consorzio Sviluppo e Legalità che si occupa della gestione dei beni confiscati alla mafia in provincia di Palermo. Il presidente del Consorzio, Enzo Di Girolamo, ha colto l’occasione del Vinitaly per annunciare di avere inviato una lettera ai candidati alla presidenza del Consiglio e della Regione, “affinché prendano l’impegno, una volta eletti, di avviare la riforma della legge sull’utilizzo dei beni confiscati alla mafia. Troppe volte i beni arrivano all’assegnazione in cattive condizioni e diventano inutilizzabili. La nostra attività ha un valore fortemente simbolico. Non possiamo permetterci il lusso di far dire a qualcuno che si stava meglio quando si stava peggio”. Un tema rilanciato dal condirettore del Giornale di Sicilia, Giovani Pepi, secondo cui negli spazi siciliani del Vinitaly “è rappresentata l’Isola che va bene. Questo accordo è il simbolo dei due settori che volano: la lotta alla mafia e il vino”.