Ormai è oltre un mese che l’Italia è in lockdown per l’emergenza coronavirus. E gli italiani hanno utilizzato tantissimo i servizi di consegne a domicilio per ricevere direttamente a casa i loro cibi preferiti.
Just Eat ha così fatto realizzare un focus dell’Osservatorio annuale sul mercato del cibo a domicilio, per analizzare i consumi del food delivery tra marzo e aprile, e i cambiamenti o le conferme nelle abitudini degli italiani a domicilio, ma anche preferenze, temi importanti, comportamenti e priorità in questo momento di difficoltà. La pizza si conferma sempre al primo posto come il piatto più ordinato, seguita dall’hamburger, dal sushi, dal pollo e dalla cucina italiana, in alternativa al cucinare a casa in questi giorni di isolamento. Una new entry assoluta è invece il gelato, che si inserisce in classifica al quinto posto tra le cucine più ordinate nelle ultime tre settimane, a differenza dei trend dei periodi “più standard”, quando sfiora ma non rientra in top 10. Tra i principali trend di crescita si attestano proprio i dolci e i gelati (+133%), ma anche sushi e cibo giapponese nei formati da mangiare in famiglia e in gruppo, come le barche e i mix (+124%) e le ormai famose pokè bowl (+54%). Emergono inoltre trend specifici come la crescita dei menù dedicati al pranzo, utili per chi lavora da casa, quelli per i più piccoli (menù baby), dolci e sfiziosità, birre artigianali e qualche bottiglia di buon vino. Questi trend di scelta spiegano anche i desideri che spingono gli italiani a ordinare food delivery e che emergono dal campione di 30.000 clienti intervistati. Se infatti, in questo momento, a ordinare sono più gli uomini delle donne (60% vs 56%), il primo motivo per farlo è regalarsi una coccola (59%), soprattutto per le donne (56%), ma anche una comoda alternativa all’andare a fare la spesa, limitando così il numero delle uscite (48%). Per chi è in smart working è pratico ordinare a pranzo o a cena non avendo tempo di cucinare (15%), soprattutto per gli uomini (56%), e per evitare le code ai supermercati e le attese per la spesa online (17%). Esplorando le diverse fasce di età, emerge la voglia di staccare la spina con il food delivery ordinando qualcosa di goloso soprattutto per la fascia 18-25 anni, l’ordine a pranzo soprattutto per i giovani dai 26 ai 35 anni, l’evitare la coda ai supermercati o l’attesa per la spesa on-line per i 36-45 anni e un’alternativa all’andare a fare la spesa, limitando il numero di uscite, soprattutto per la fascia 45-54 anni.
Nella fotografia degli italiani e il food delivery durante il lockdown,il tema della salute e della sicurezza resta di grande importanza, sia per coloro che ordinano, ma anche per i ristoranti e i rider che effettuano le consegne. Per il 65% è importante che il fattorino indossi mascherina e guanti (soprattutto per le donne, 53%), distribuzione che Just Eat sta svolgendo per i tutti i rider in tutta Italia. Fondamentale anche la consegna contactless, richiesta dal 60% di chi ha dichiarato di ordinare a domicilio in questo periodo e operativa su Just Eat già da alcune settimane. Altrettanto importante il pagamento elettronico (57%), in particolare per le donne (49%) così come i sacchetti del cibo ben chiusi (47%), tutte misure che l’app, anche in collaborazione con AssoDelivery e Fipe ha messo in atto sin da subito. “Crediamo – afferma Daniele Contini, country manager di Just Eat in Italia – che lo sviluppo del digitale abbia ancora un enorme potenziale legato al food delivery, basti pensare che in Italia ancora solo il 18% del mercato è appunto digitale. In questo momento nuovi clienti e nuovi ristoratori si sono avvicinati al take away digitale, cambiando radicalmente le proprie abitudini di consumo e di business, e ci aspettiamo che questo trend possa persistere anche dopo questo momento di difficoltà, proprio come potenziale di grande sviluppo e digitalizzazione anche del mercato della ristorazione”. Il food delivery, che resta consentito per ristoranti, locali e pizzerie chiuse al pubblico, rappresenta per il oltre il 90% del campione intervistato un servizio importante o essenziale in questo momento, cogliendone l’importanza soprattutto per i ristoranti, che possono continuare a fare consegne, nonostante siano chiusi al pubblico (66%) ma anche per chi ordina ed è costretto a casa (30%). Quasi il 60% del campione rivela inoltre di ordinare cibo a domicilio in questi giorni, mentre chi non lo fa dichiara come motivazione principale di dedicarsi soprattutto alla cucina, passando molto tempo in casa.
“Stiamo affrontando un momento di grande emergenza e in continua in evoluzione per tutti i mercati – continua Contini -. Una situazione che ha un impatto sul nostro quotidiano, sulle abitudini e sui consumi. In particolare crediamo che il consenso e il prosieguo delle consegne a domicilio per la ristorazione, sia un passo importante per il food delivery come servizio, in alcuni casi essenziale, in questo momento di crisi, e per questo stiamo facendo tutto il possibile per supportare i ristoratori che hanno deciso di cogliere questa opportunità, operando nel rispetto delle misure precauzionali”. Si riscontra inoltre un incremento della richiesta di attivazione del servizio da parte dei ristoranti e anche da parte di realtà che non ne usufruivano in precedenza e che vedono nel food delivery un supporto concreto al proprio business. Just Eat ha raggiunto una presenza sul territorio in oltre 1.100 comuni e più di 105 province, con oltre 13.500 ristoranti partner e oltre 35 milioni di pasti consegnati dal 2014. “Questa espansione territoriale – prosegue Contini – vuol dire per noi poter essere un supporto concreto e di sviluppo per tutto il mercato della ristorazione, non soltanto nelle grandi città, ma anche nelle province e nei centri più piccoli, coprendo ad oggi con il servizio il 64% della popolazione e il 100% dei comuni con più di 50mila abitanti”.
C.d.G.