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L'azienda

I vitigni Piwi secondo Terre di Cerealto: “Così coltiviamo le uve oltre i 700 metri di quota”

23 Novembre 2020
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di Fosca Tortorelli

Solo Piwi per Terre di Cerealto, cantina pioniera in Veneto, situata nel piccolo altopiano di Cerealto, frazione di Valdagno (Vicenza).

Nata nel 2015 dall’idea Massimo Reniero e Silvestro Cracco, l’azienda Terre di Cerealto è situata nel piccolo altopiano di Cerealto, nel vicentino; i primi impianti sono stati destinati alle varietà Johanniter e Bronner, che oggi occupano rispettivamente 0,64 e 1,30 ettari, a cui sono stati da poco aggiunti 0,7 ettari di Sauvignier Gris, per un totale di otto diversi cru. Quello di Cerealto è un piccolo altopiano fresco e incontaminato che si affaccia sulle vette delle Piccole Dolomiti, al confine tra la provincia di Vicenza e quella di Trento, territorio pedemontano, un tempo dedicato ai pascoli e ai cereali, oggi in grado di ospitare al meglio i vigneti grazie ai lavori di sistemazione dei terreni con interventi svolti nel pieno rispetto del suolo e dell’orografia del paesaggio. Le accurate indagini agronomiche effettuate tra il 2011 e il 2014, hanno evidenziato la certezza di poter coltivare queste uve a bacca bianca oltre i 700 metri di quota.

Una scelta consapevole e sostenibile, che è derivata dal massimo rispetto del delicato ecosistema pedemontano da parte di Massimo e Silvestro. I vitigni Piwi, cui termine deriva dal tedesco Pilzwiderstandsfähige e significa “resistente ai funghi”, sono stati sviluppati tra la fine dell’800 e i primi decenni del ‘900 tra Francia e Germania e derivano dall’incrocio di varietà americane – resistenti a peronospora e oidio – con vitigni sensibili di alta qualità, incrociati su vite europea. Requisiti che permettono la riduzione e l’eliminazione della maggior parte dei trattamenti fitosanitari.

Circa 4.300 bottiglie prodotte nel 2019, divise tra due etichette, il Pèrge e il Cerealto, che portano la firma di Nicola Biasi fin dalla prima vendemmia avvenuta nel 2017. il Pèrge è un Metodo Classico Pas Dosè Blanc de Blancs che nasce da uve Bronner in purezza, il cui nome deriva dal popolo dei Cimbri, antica tribù germanica stanziata sulle Piccole Dolomiti che utilizzavano questa parola per indicare i monti. La fermentazione avviene in barrique di rovere francese, uno spumante decisamente inusuale una leggera chiusura iniziale che poco a poco lascia spazio alle note di frutta matura, ananas e pesca gialla, tracce minerali e nuance di crosta di pane e burro nocciola di sottofondo. Gradevole sapidità al palato, seguita da una discreta freschezza. Il Bronner, vitigno nato in Germania nel 1975 dall’incrocio del vitigno Merzling con il Sankt Laurent, è un’uva a bacca bianca vigorosa, in grado di donare vini di buona struttura e di media acidità; insieme allo Johanniter è un’eccellente base spumante. il Pèrge risulta uno spumante non particolarmente lungo, ma sono già in atto sperimentazioni per una sosta più lunga sui lieviti e ulteriori progetti in cantiere che vedranno anche una futura uscita di metodo classico, prodotto con uve Johanniter in versione Brut e un Rosé con il Sauvignon Gris. Il Cerealto, invece è un bianco fermo, ottenuto dal 60% di Johanniter e il 40% di Bronner, l’8% del mosto viene fermentato in barriques, per poi affinare 7 mesi sulle fecce fini con frequenti batonnage e un mese di affinamento in bottiglia prima della messa in commercio.

Mela, pera, agrumi ed erbe aromatiche caratterizzano il Cerealto 2017 – prima annata di questa etichetta – un vino piacevole che avvolge il palato e chiude con vena fresca e sapida leggermente speziata e piccante di zenzero; sicuramente un riflesso dell’annata. Su altri registi il Cerealto 2018, dove si delinea un olfatto più esuberante, con un fruttato a polpa gialla, note di frutta tropicale, frutto di un’annata più calda, papaya mango, mela cotogna e tante erbe aromatiche e un floreale di sottofondo. Al palato è intenso e ampio, mantiene la sua acidità, ravvivata da tracce agrumate e da suggestioni speziate, persistente e di struttura. Terre di Cerealto è senza dubbio un progetto interessante da seguire per capire la risposta di queste varietà resistenti ai cambiamenti climatici. Una realtà caratterizzata da idee chiare e da una visione prospettica e sensibile.