di Francesca Landolina
Debuttano con il Verdicchio dei Castelli di Jesi, i tasting digitali organizzati dall’Istituto marchigiano di tutela vini (Imt), dallo Studio Marche di Palazzo Baleani di Jesi, dedicati alla stampa di settore nazionale.
In scena i vini di sei aziende, a dimostrare l’innata versatilità ed eleganza del bianco più premiato in Italia dalle guide di settore. Ed anche questa volta il Verdicchio dei Castelli di Jesi non si smentisce. Cambiano gli stili di produzione, le raccolte delle uve, a volte tardive o muffate, gli affinamenti, le altitudini, le esposizioni dei vigneti, i suoli, ma le mille sfaccettature non trasfigurano la riconoscibilità del vitigno, che si coglie sempre nella sua austera eleganza, sia nella veste più giocosa e immediata sia in quella più meditativa e complessa. Continuiamo a pensare che sia un vino che sfida il tempo, e potremmo dire anche le mode. A dimostrarlo è perfino la sua “tenuta”, in un anno così segnato dai risvolti economici causati dalla pandemia. “Solo per il Verdicchio dei Castelli di Jesi negli ultimi dieci anni è stata contingentata la produzione, triplicata la superficie media di ettari vitati per azienda, rinnovato oltre 1/4 del vigneto e l’imbottigliamento fuori zona è calato del 75% – ha detto Alberto Mazzoni, direttore dell’Imt –. Si è scelto di scommettere sulle peculiarità del vitigno, andando oltre l’immagine del vino beverino che lo aveva reso famoso, e di valorizzare tutti i suoi punti di forza, a partire dalla grande personalità, per produrre un vino unico e inimitabile tra i grandi bianchi italiani: un ‘rosso vestito di bianco’, di grande struttura e mineralità, con una forte capacità di invecchiamento ma allo stesso tempo versatile, con le sue infinite varianti, dalle bollicine al passito”.
Scelte queste, che stanno pagando sul piano dell’affermazione qualitativa del prodotto e che non possono prescindere, secondo Imt, da un impegno anche sul fronte del valore, sull’aspetto commerciale e di marketing, in Italia come all’estero. Con l’anno 2021 i produttori stanno pensando di adeguare il disciplinare di produzione alle nuove esigenze di mercato. Quello del Verdicchio dei Castelli di Jesi è anche il vigneto più ‘ristrutturato’ delle Marche negli ultimi 9 anni: sono circa 650 gli ettari reimpiantati. Per la Doc, stando ai dati della campagna vendemmiale 2019 – 2020 di Valoritalia, sono circa 1.805 gli ettari rivendicati, circa 100 le aziende che vinificano ed è di 138.922 ettolitri la quantità di vini Doc certificati.
Ricordiamo che la zona di produzione del Verdicchio dei Castelli di Jesi si trova all’interno di un anfiteatro naturale, che dalle colline prospicenti il mare giunge fino al pre-Appennino, solcato dal fiume Esino e delimitato da ventiquattro “Castelli”, piccoli borghi cintati e fortificati che circoscrivono la zona Classica in cui il vitigno si è diffuso in origine. Un crescendo di colli, che dai versanti affacciati sull’Adriatico si spinge ai 550 metri circa di Cupramontana e Apiro. Il vitigno affonda le radici sui suoli a forte componente marnoso-argillosa e substrati di calcare delle alture di Apiro, Cupramontana, Staffolo, per poi degradare verso terre di medio impasto con presenza di argilla e arenaria, sino ai declivi più caldi e sabbiosi prossimi alla costa. ll nome Verdicchio deriva dal colore dell’acino, che mantiene evidenti sfumature di verde anche a piena maturazione. Doc dal 1968, il Verdicchio dei Castelli di Jesi è conosciuto per la sua inconfondibile personalità e per la sua sorprendente versatilità, in grado di ottenere ottimi risultati in tutte le tipologie, compresi gli spumanti Metodo Classico e i vini passiti. Nel 2010 arriva la Docg “Castelli di Jesi Verdicchio Riserva”, che esprime il grande potenziale di uno dei più grandi vini bianchi italiani.
La raccolta in epoca precoce o nei vigneti delle zone più alte dà vita vini agili, freschi, dai richiami olfattivi floreali e accentuate sfumature agrumate. La maturazione ideale, posta tra la metà di settembre e i primi giorni di ottobre, svela tipici ricordi di mandorla, ampie percezioni fruttate e delicati ricordi di anice. Uve surmature offrono accenti di miele, erbe aromatiche e confettura di frutta estiva. Ed ecco le sei differenti espressioni da noi degustate.
Verdicchio dei Castelli di Jesi Doc Classico Superiore, Piersanti, Bacareto 2019
Di immediata freschezza e agilità. Al naso note fruttate e sfumature agrumate, con un lieve cenno d’anice. Sorso teso e sapido.
Verdicchio dei Castelli di Jesi Doc Classico Superiore, Pievalta Tre Ripe 2019
Un vino fragrante e dinamico. Al naso, un bouquet fruttato con delicate note di mandorla, agrumi. Al palato il sorso è freschissimo e sapido, di ottima persistenza.
Verdicchio dei Castelli di Jesi Doc Classico Superiore, Tenuta di Tavignano, Misco 2019
Al naso un delicato ed elegante bouquet di frutta estiva e richiami floreali. Succoso e intenso, salino, con finale ammandorlato. Grande personalità in questa versione così precisa del Verdicchio. Il nostro preferito.
Verdicchio dei Castelli di Jesi Doc Classico Superiore, Casalfarneto, Grancasale 2018
Profumi floreali e note di erbe aromatiche, unite a sensazioni iodate; al palato energico, sapido, dal finale lungo.
Verdicchio dei Castelli di Jesi Doc Classico Superiore, Colognola, Ghiffa 2018
Intensi profumi floreali e fruttati con note di erbe aromatiche. Il sorso è elegante, complesso, spiccatamente sapido. Un vino intrigante.
Verdicchio dei Castelli di Jesi Doc Classico Superiore, Umani Ronchi, Vecchie Vigne 2018
Al naso intensa ricchezza aromatica con note di frutta matura, erbe, spezie. DI medio corpo, con un finale molto sapido. Suadente.