Ordinanza dei giudici amministrativi. L'azienda di Casteldaccia potrà utilizzare il nome Grillo e Nero d'Avola nelle Igt Terre Siciliane per la vendemmia 2017 nonostante il disciplinare non lo consenta. “Altre cantine pronte a schierarsi con noi”. Il giallo del comunicato da parte del consorzio Igt
Una “mezza” vittoria che stravolge un po’ gli equilibri. E che apre scenari difficili da decifrare per il mondo del vino siciliano.
Duca di Salaparuta, su ordinanza del Tar del Lazio (la numero 6575 del 2017, firmata dal presidente Elena Stanizzi, e dai consiglieri Cecilia Altavista e Salvatore Gatto Costantino) potrà imbottigliare per la vendemmia 2017, vini Igt Terre Siciliane indicando in etichetta anche il nome “Grillo” e “Nero d’Avola”. Il ricorso di Duca di Salaparuta era stato fatto nei confronti del consorzio Igt Terre Siciliane presieduto da Maurizio Lunetta (che è anche direttore del consorzio Doc Sicilia) del Ministero delle Politiche Agricole e del consorzio Doc Sicilia. Il Ministero, infatti, alla fine dello scorso anno (ne parlavamo in questo articolo) aveva dato il suo primo “sì” alla modifica del disciplinare dell’Igt Terre Siciliane, escludendo l’inserimento in etichetta di Nero d’Avola e Grillo, permessi solo per la Doc Sicilia. Una decisione che non aveva convinto tutti (vedi anche l'atto di accusa del produttore Nino Barraco pubblicato in anteprima su Cronache di Gusto) ma che serviva a blindare i vitigni più importanti dell'Isola costringendo, a chi volesse farne un punto di forza commerciale indicandolo in etichetta, a rispettare i paletti della Doc Sicilia. Oggi, con dati 2016, l'Igt Terre Siciliane produce 90 milioni di bottiglie, contro le 20,25 milioni della Doc.
La Duca di Salaparuta ha fatto ricorso sostenendo che non si possono costringere le aziende a rispettare un disciplinare che non ha il sì definitivo di Bruxelles. E hanno puntato proprio sul provvedimento “sospeso” i legali della cantina del palermitano Antonio Papi Rossi, Andrea Manzi e Stefano De Bosio. E il Tar si è pronunciato a loro favore. Ma con alcuni paletti tali da ridimensionare la vittoria per l'azienda di Castedaccia. I giudici hanno dato l'ok alla possibilità di imbottigliare Igt Terre Siciliane indicando sia il Grillo che il Nero d’Avola in etichetta per la vendemmia di quest'anno, ma, in caso di definitiva approvazione delle modifiche da parte della competente commissione dell’Unione europea sul disciplinare Igt Terre Siciliane, la Duca di Salaparuta dovrà ritirare le bottiglie dal commercio. Ed inoltre l'ordinanza ha valore solo per la Duca di Salaparuta e non erga omnes. Pertanto chi vorrà avvalersi della stessa prerogativa concessa all'azienda di Castedaccia dovrà fare analogo ricorso.
Benedetta Poretti, tra i titolari di Duca di Salaparuta, spiega: “In ogni caso una breccia è aperta e sappiamo che molte aziende sono dalla nostra parte. Le invito a fare ricorso, c'è tempo fino al 14 ottobre ed è un modo per ribellarsi a una Doc che, secondo noi, non tiene conto di specificità e realtà aziendali, grandi e piccoli, noi come anche altri imprenditori. Che ora siamo uniti nel dire “no” alla Doc Sicilia”. Parole dure e un po' inaspettate destinate a cambiare gli equilibri e i rapporti di forza dentro il mondo del vino siciliano. Basti pensare al fatto che Duca di Salaparuta di proprietà della Illva di Saronno della famiglia Reina rappresenta anche Corvo e Florio, ovvero tre marchi molto forti che rappresentano la storia del vino siciliano. E che quest'azienda fa anche parte di Assovini Sicilia fondata da quei produttori (Planeta, Donnafugata e Tasca d'Almerita) che sono strenui sostenitori della Doc Sicilia. Cosa accadrà adesso? Lo scossone sarà assorbito o determinerà conseguenze e cambi di marcia? Certo, va anche detto che Duca di Salaparuta non hai mai prodotto una sola bottiglia di vino a marchio Doc Sicilia e quindi forse c'era da aspettarsi una opposizione del genere.
C’è poi il giallo del comunicato di Terre Siciliane. Il consorzio presieduto da Lunetta annunciava nel pomeriggio di oggi la sconfitta di Duca di Salaparuta nel ricorso fatto al Tar. Forse una lettura diversa dell'ordinanza dei giudici amministrativi. Che però ha suscitato un'ulteriore reazione della Duca di Salaparuta che in una nota ha dichiarato: “Appare singolare che un’associazione che pur si definisce “Igt Terre Siciliane” anziché operare affinché si incrementi la produzione e la qualità di Nero d’Avola e Grillo (e di tutti gli altri prestigiosi vini) contrassegnati dall’indicazione di qualità Igt Terre Siciliane abbia come obiettivo quello di ridurre grandemente il successo e la diffusione di Igt Terre Siciliane, arrivando a domandare al Mipaaf di vietare di comunicare al pubblico che i vini Igt Terre Siciliane Nero d’Avola e Grillo contengano tali cultivar, il che equivale alla distruzione della Igt Terre Siciliane, una delle più importanti ed apprezzate d’Italia”. Toni inconsueti. E forse siamo solo all'inizio.
C.d.G.