Stevie Kim, managing director Vinitaly International e Ian D'Agata, Scientific Director VIA
Per esportare bisogna prima di tutto comunicare il prodotto e farlo in modo efficace.
Vinitaly International mette in campo un altro progetto a sostegno del vino italiano fuori confine con il Vinitaly International Academy. Partner e protgonista di questo nuovo format è Ian D'Agata, uno dei critici più autorevoli che vanta una lunghissima carriera nella comunicazione del vino. Si tratta di un calendario di incontri, focus meeting, degustazioni, master class, e tra questi anche quelli di introduzione al vino italiano dedicati ai principianti, esclusivamente organizzati per raccontare al pubblico straniero, ad operatori del settore e ai wine lover il mondo enologico tricolore, i suoi territori, la sua unicità. Da immaginare come una grande scuola itinerante dove si promuove l'Italia con tante aule dislocate in diversi Paesi. D'Agata, in qualità di Scientific Director dell'Academy, e Stevie Kim, la managing director di Vinitaly International, saranno i registi di questa iniziativa. Il variegato mondo del vino italiano, con il supporto e il coinvolgimento di esperti, verrà raccontato in modo facile, coerente e friendly, per favorire una maggiore comprensione dei luoghi, delle tradizioni, dell'articolato panorama vinicolo. Il lancio è previsto a New York, il 3 febbraio, a seguire l'Academy volerà in Cina a Chengdu a marzo 2014, durante tre giorni di incontri B2B che si terranno al Kempinsky Hotel. Tappa strategica per avviare l'Academy, considerando la centralità della città cinese nel mercato internazionale, per due anni consecutivi inserita dal Financial Times nella top ten delle migliori piazze per gli investimenti stranieri.
Il nuovo direttore inquadra l'Academy come uno step oramai inevitabile da attuare, a fronte proprio del progresso del vino italiano nei mercati esteri non ancora però accompagnato da una comunicazione incisiva, soprattutto dal punto di vista tecnico, di quei parametri con cui valutare le tantissime espressioni enologiche del Bel Paese. “Abbiamo una ricchezza unica di vitigni autoctoni e terroir da cui nascono vini unici al mondo – spiega D'Agata – ma non tutti, forse la maggioranza, tra i professionsiti stranieri consocono davvero un vino prodotto con, ad esempio, la Dindarella o il Frappato. Anzi, spesso anche vini molto noti vengono valutati in base a caratteristiche che non sono per nulla tipiche dei vitigni e dei luoghi dove nascono. Non si può valutare un Arneis o un Cataratto con il parametro dello Chardonnay o del Sauvignon, sono cose diverse. E non conoscendo bene i nostri vitigni e terroir, i nostri vini rischiano di venire penalizzati”. E aggiunge: “L'altro giorno ero a New York e si parlava del grande Trebbiano di Valentini, uno dei più grandi vini bianchi del mondo, non solo d'Italia. Ebbene, un famosissimo giornalista di vino statunitense sentenziò “…incredibile, se pensi che è solo un Trebbiano”. Così non va! Ci sono Trebbiano e Trebbiano, non si può fare di tutta un'erba un fascio, non è corretto, questo dimostra una scarsissima conoscenza della nostra realtà vitivinicola”.
In questo video Ian D'Agata lancia il Vinitaly International Academy, per vederlo cliccare qui.
Manuela Laiacona