di Marco Sciarrini, Roma
A Roma sotto un cielo stellato e in pieno solstizio d’estate, è stata organizzata una passeggiata al chiaro di luna, calice alla mano, con degustazioni illimitate di vini da vitigni autoctoni in uno dei giardini più belli della capitale, l’Orto Botanico di Roma a Trastevere.
La manifestazione, Hortus Vini, il festival dei vitigni autoctoni del Vigneto Italia, è stato un appuntamento unico e affascinante che ha fatto scoprire, al selezionato pubblico, le 153 varietà più importanti di vino autoctono coltivato su tutta la Penisola e per la prima volta raccolto in un unico luogo, per un totale di 306 piante da porre a dimora nei 520 metri quadrati dell’Orto Botanico destinati all’impianto del Vigneto Italia (vigna che è cinta dalle Mura Aureliane di Roma risalenti al 270 d. C.), assieme a 15 viti straniere di cui una doppia per Chardonnay e Traminer, un vero e proprio museo ampelografico.
“Non c’erano viti nell’Orto Botanico – racconta Luca Maroni, patron de I Migliori Vini Italiani e promotore dell’iniziativa assieme a sua sorella Francesca – Allora ho pensato di raccogliere in un unico appezzamento le più importanti varietà autoctone italiane, cosa di cui il nostro Paese è primo nel mondo. Questa operazione è interessante da un punto di vista scientifico perché non si è mai valutata la reattività di così tante specie diverse allo stesso ambiente micro climatico. Vedere le 153 varietà italiane più importanti reagire alle stesse condizioni può dar luogo a tutta una serie di maturazioni ampelografiche e tecniche molto importanti. Abbiamo scelto di condurre la vigna con la tecnica biodinamica per ridurre al minimo l’impatto ecologico di una coltivazione. Quindi il segnale è: riportiamo la vita al centro di Roma e coltiviamola nel modo più sano possibile. Già da quest’anno, ma soprattutto dal prossimo cominceremo a raccogliere qualche grappolo d’uva. Condurre una vigna è una grande sfida e devo dire che per me, professionalmente, è come se fossi diventato produttore di vino. Roma Hortus Vini è una cosa entusiasmante, sono contentissimo che la Città Eterna abbia un vigneto unico non solo in Italia, ma nel mondo. E secondo me è come se fosse il diamante su un castone meraviglioso com’è l’Orto Botanico. “L’obiettivo sarà quello di promuovere e valorizzare come sempre la ricchezza del Vigneto Italia ma anche questo splendido posto, ancora troppo poco conosciuto“.
Sono state tre le serate in cui le degustazioni libere, delle numerose cantine che hanno presentato i propri vini autoctoni, sono state arricchite da performance artistiche e musicali e da imperdibili “Dégustation sur l’herbe”, condotte da Luca Maroni. Il programma è stato completato da tre convegni scientifici di altissimo interesse, organizzati dalla Direzione dell’Orto Botanico, dai Vivai Rauscedo e da Luca Maroni. Coinvolto nelle doppie vesti di padrone di casa e di moderatore, Fabio Attorre, attuale direttore del Museo Orto Botanico e docente presso l’università Sapienza di Roma Dipartimento di Biologia Ambientale.
I temi delle tre sezioni del convegno sono stati: La ricchezza ampelografica, con Eugenio Sartori, Vivai Cooperativi Rauscedo; La viticoltura biodinamica moderna, con Leonello Anello; Le varietà autoctone italiane ed i sensi, con Luca Maroni.
Nel corso della presentazione, sono stati offerti tre ottimi vini: Moscato Giallo 2017 Franz Haas; Rosato Sangiovese Rubicone 2018 Cantine Leonardo Da Vinci; Doc Roma Rosso Epicuro 2017 Femar Vini.