di Marcella Ruggeri
Cinquecento anni di storia e non sentirli pur essendo della classe 1997.
Così, conversiamo direttamente dal Friuli Venezia Giulia, alla Camera di Commercio di Messina, con l’imprenditore sbarazzino e consapevole dei suoi nobili e solidissimi trascorsi, il conte Fabio D’Attimis – Maniago che ha orchestrato la sua unica Malvasia con il nome della sua importante famiglia. Il giovane produttore è uno degli ospiti di grido della tavola rotonda “Malvasia senza confini, primo brand del vino al mondo – OpusLoci” e della masterclass incentrata sulle Malvasie abbinate alla degustazione di vari prodotti di attività di ristorazione e pasticceria locali. Ad organizzare e pilotare questa fase, Fabrizio Scaramuzza in qualità di presidente di NonSoloCibus, con il supporto della Scuola Europea Sommelier (a cura del Delegato Siciliano Claudio Ferrara e la sua squadra tra cui la maestra Francesca D’Angelo) e dell’Associazione Provinciale Cuochi Messina. Le Malvasie di pregio Istriane, Slovene, Friulane, Venezia Giulia, Emiliane, Laziali e Siciliane hanno ritmato il lavoro degli abilissimi chef: Caterina Zanghì, Rosaria Fiorentino, Giuseppe Geraci, Umberto Caruso, Natale Laganà, Giuseppe Arena, Pietro Arena, Alessandro Greco, Pasquale Caliri, Giuseppe Micalizzi, Natale Isaia, Isabella Catalano, Antonio Maniscalco e Antonino Greco. “Malvasia senza confini” è lo spunto per il tema dell’enogastronomia che è un volano di approfondimento e discussione per caldeggiare un territorio attraverso gli elementi d’identità. “Quella di oggi è l’avvio di una collaborazione con la Camera di Commercio di Udine-Pordenone alla quale ci unisce anche il vitigno antico Malvasia, apprezzato dappertutto a livelli internazionali. Trasformeremo tutto in conoscenza e rapporti interpersonali. Abbiamo ripercorso strade ed esperienze partendo dal vitigno che ha fatto il giro del Mediterraneo e ha fatto vari giri fuori da nostro Paese restando ancorati alla tradizione millenaria. Innovazione vuol dire rimanere ancorati al cammino dei nostri antenati con nuove idee ed allargarsi alla ricezione dei vacanzieri con nuovi itinerari”. Ad affermarlo il Presidente della Camera di Commercio di Messina Ivo Blandina che ha speso lusinghiere parole per l’enoturismo nella Penisola e per la provincia peloritana che vanta vini di spicco tra cui la Malvasia. “Incroceremo le esperienze diverse per trarne vantaggio nelle nostre comunità – continua -. L’Unesco ha individuato la Malvasia come Patrimonio dell’Umanità e, quando la sua denominazione si sovrappone a quella della città che lo produce, è un motivo in più di attrazione”.
(La tavola rotonda – ph Giuseppe Contarini)
Per il Sindaco di Messina Federico Basile “queste sono iniziative che il Comune deve prendere come riferimento. La Camera di Commercio sta creando così aggregazione. Da cittadino partecipo per incentivare azioni conseguenziali e stringere una filiera produttiva anche con l’estremo Nord Italia, come stiano attuando qui oggi con OpusLoci”. “Lo studio ed il confronto con gli specialisti di settore – procede – fanno sì che si possano tracciare nuove strategie di mercato”. A coordinare i lavori la vice delegata regionale Sicilia dell’Associazione “Le Donne del Vino” Flora Mondello, nonché la presidente del Consorzio per la Tutela della Mamertino Doc e consigliera camerale che sostiene: “Noi ci siamo e serviamo anche a raccontarvi il lavoro che c’è dietro ad un calice di vino. C’è un turismo attento che coinvolge un notevole indotto della nostra area”. Questo incontro è la ciliegina sulla torta dopo il tour effettuato mercoledì 9 novembre alle Isole Eolie per gli assaggi di Malvasie con i rappresentanti degli Enti. Il Presidente della Camera di Commercio di Pordenone – Udine Giovanni Da Pozzo ha avuto il piacere di conoscere alle Eolie quattro imprenditori uno diverso dall’altro con caratteristiche che vanno ad evidenziare le nostre piccolo – medie imprese in un momento estremamente difficile. “OpusLoci è una declinazione di Mirabilia – dice Da Pozzo -, tipica del genio italico che ha raccolto Pordenone, Messina e tantissime altre Camere con siti Unesco. Nel nostro territorio ne abbiamo cinque. Abbiamo trasmesso la filosofia di OpusLoci in diverse aree e tra pochi giorni andremo in Austria”.
(ph Giuseppe Contarini)
L’assessore Enzo Caruso con delega a turismo e cultura commenta: “Ho un’estrazione fisico – matematica: per un punto passano infinite rotte. Le Rotte sul mercato messinese sono la rotta del pesce stocco e baccalà, Via della Seta, Via del vino e malvasia che parte dalla Grecia, passa da Venezia e arriva qui. Abbiamo colto l’opportunità di fare squadra con soggetti che vogliono vincere la partita. Queste bontà possono essere promosse in sinergia tra nord e sud oltre ogni confine che scatta dal cuore del Mediterraneo che è Messina”. In Friuli tra i siti Unesco ci sono Aquileia, Cividale del Friuli e Palmanova (tutte e tre in provincia di Udine), Palù di Livenza in provincia di Pordenone e le Dolomiti friulane. Il Presidente del “Consorzio delle Malvasie delle Lipari” Mauro Pollastri ha sottolineato che per fare funzionare il turismo vitivinicolo devono funzionare anche i collegamenti. Se da una parte gli aeroporti di Catania e Palermo sono efficaci, i trasporti marittimi con le sette sorelle eoliane si dovrebbero aumentare. Poi, è stato il turno del Wine Manager Walter Filiputti nonché scrittore, giornalista e grande amatore della sua regione Friuli che ha fatto nel suo passato anche il sommelier, il cameriere ed è venuto anche a Messina anche nel ruolo di sommelier. Ha scritto la “Storia moderna del vino italiano” che combina la storia più fulgida dell’agricoltura. Lui sciorina racconti e scelte imprenditoriali ardite di coltivatori che hanno avuto coraggio e ragione di investire. Questo libro è stato considerato il migliore nel mondo sul vino nel 2017. “Bisognerebbe raggruppare le aziende girando il mondo – analizza -: si trovano tante cantine italiane e si rischia di fare il ‘no marketing all’italiana’. Adesso ci si prefigge di puntare sull’intuito e sull’artigianalità con il motto ‘pensa globale e agisci locale’. Questi produttori hanno pensato al contrario (“think local, act global”). La fortuna dei siti UNESCO e del vino è che sono inamovibili ed è la fortuna del vino italiano”. Condividere è alla base di tutte le aziende per lavorare insieme e costruire un progetto comune. “Noi abbiamo un referente per ogni sito UNESCO – spiega Filiputti – con incarico di contattare le aziende del mondo dell’arte, della ristorazione, della moda e dell’artigianato. Da qui diverse riunioni e poi aiuto alle aziende per la condizione di gestione come per il web. Il primo lavoro è stato creare un percorso in bicicletta e scoprire l’anima del territorio. Abbiamo reclutato 20 chef la cui professione va coltivata. Cibo e vino sono cultura e suggestioni da utilizzare per fare sistema con tutti gli attori del territorio. Il concetto da sviluppare per quanto riguarda il terroir: non si devono avere limiti nell’usare il nome del territorio perché è l’unico che non possono copiare”. Roberta Urso, delegata de “Le Donne del Vino”, spiega i criteri dell’associazione che nasce nel 1988 con 10 socie per promuovere il business del vino da sempre ad appannaggio maschile. Oggi il record di 1022 socie nel nostro settore che hanno varie competenze: le agronome, le sommelier, le giornaliste etc. Tantissime personalità che si occupano di nuove figure professionali per dare un futuro ai nostri giovani. Vari programmi tra cui il Progetto DiVino da presentare a Milano. Un Centro anti – violenza, in collaborazione con la Polizia di Stato. Per questa occasione è stata l’associazione a selezionare 15 malvasie e 15 produttrici da Friuli, Emilia Romagna e Lazio distribuite anche nei banchi d’assaggio. Secca, dolce, spumante.
(ph Giuseppe Contarini)
La presidente della “Fondazione Its Academy Albatros” Antonina Sidoti chiarisce il ruolo dell’alta formazione dopo il diploma essenziale per raggiungere obiettivi anche nell’agro alimentare. Pietrangelo Pettenò della “Marco Polo Project”, essendo di Venezia, è felice di ritrovarsi tra i suoi conterranei a parlare di Malvasie che hanno generato il caos e la conciliazione sulla propria storia nel Mediterraneo. “Persino Martin Lutero è stato grande bevitore di Malvasia – ironizza. Pina Costa, direttore area Relazioni esterne e business development di Assocamerestero, rappresenta l’associazione delle camere di commercio all’Estero che sono 64. “Per arrivare nei mercati esteri c’è bisogno di reti fiduciarie – avverte -. I nostri soci sono di origine italiane che parlano le lingue del luogo. Si deve contrastare il fenomeno di “italian sounding” anche se il vino è meno soggetto a questo. Tutto deve essere tradotto in degustazione. Negli ultimi anni abbiamo avuto Camere di Commercio a Chicago, New York, ultimamente anche a Singapore i sapori di Favignana grazie ad un video con i rumori di Favignana inviato a influencer e giornalisti”. Vito Signati che è il direttore di Mirabilia e dirige la Camera di Commercio di Basilicata con un immenso amore per la sua città nativa Matera, già capitale della cultura: “È difficile raccontare 10 anni di questa storia. Siamo un network, associazione no profit che abbraccia 20 camere di commercio ma in futuro ne legherà altre. Basti che le città di appartenenza possiedano siti Unesco meno noti. Messina può essere eletta citta dell’accoglienza. Nelle Camere di commercio ci sono innanzitutto imprenditori che danno linee strategiche per condurre il territorio e per proporre il Made in Italy, un’altra Italia che non è solo Venezia. Il tema dell’accoglienza è fondamentale. Messina è tra le migliori aree per rafforzare il messaggio in maniera capillare. Le Camere di Commercio devono creare dei ritorni economici”.
A tenere la Masterlass è stato il Delegato Siciliano della Ses Ferrara. Previste sei Malvasie del Consorzio più due extra Consorzio. La prima in assaggio è stata dei Colli Piacentini Doc fermo secco, cantine San Giustino. 12 gradi, giallo paglierino intenso al naso, mentuccia salvia e frutti gialli, retrogusto di rabarbaro. Paste salate, primi piatti, risotti con sughi a base di pesce. È prodotta da una imprenditrice de “Le Donne del Vino”. Ancora una Igp Lazio zona Orte – Viterbo in biologico, sempre realizzata da una imprenditrice di Donne del Vino, in biologico. 13 gradi. Giallo paglierino, sentori di cedro, morbido, equilibrato e persistente, sufficientemente sapido con una componente di acidità che lo rende piacevole. Un’altra dall’Arcipelago delle Eolie descritta da Mauro Pollastro: Igp di Salina con uve di Malvasia di Salina di Fenech che vinifica con le proprie uve sul posto in bottiglia. Zona Malfa versante Sud-Est molto fertile. Altra caratteristica delle Eolie: grandissima varietà dei territori. A Vulcano chiaramente è vulcanica e minerale. A Salina attualmente 12 produttori ovvero il 90 per cento della produzione dei vini eoliani. Un’altra Igp Salina Cantina Colosi presentata da Pietro Colosi: “Lavoriamo nel mondo del vino da generazioni. Portiamo in degustazione due vini liquorosi: una Malvasia delle Lipari vinificata secca. È stata il primo vino realizzato dopo gli studi universitari. Chiave moderna. Sì chiama “Secca del Capo” perché si affaccia a nord di Salina di fronte al vigneto che è un punto in cui si va a prendere il pesce spada e il tonno”. A seguire una Malvasia del Lazio puntinata “Ormae” dei Castelli Romani – Frascati con odori di campi, palpitante energia, fortemente sapido: tutto chiama la cucina del territorio. Malvasie delle Lipari passito “Na’jm” della Cantina Colosi: “Così come lo faccio io, anche mio padre e mio nonno lo facevano. Le uve vengono raccolte a settembre. Gli ultimi due anni vendemmia 2022 con solo sette giorni di vinificazione. Cosa che non si era vedeva dagli anni ’80. Un’alternativa all’aperitivo, all’antipasto o come coccola davanti al camino. Sì può associare alle ostriche o alla crema di zucca che è un ortaggio di stagione. Non si deve pensare solo al dessert. Con il settimo e ottavo vino siamo fuori dal Consorzio: una Malvasia secca delle Cantine Mimmo Paone Igt Sicilia, “Stille di Sole” – passito di uve malvasia come vino dolce, tipico dei passiti invecchiati quindi a temperatura di vino rosso. Infine, la Malvasia del Conte D’Attimis – Maniago dell’Associazione di Malvasie del Mediterraneo che ha portato la propria ed unica etichetta ma lui è un autentico estimatore del vino eccelso e può solo parlare splendidamente dei vini delle sue zone come il Picolit e altre Malvasie riserva.