(Martina Caruso, Caterina Ceraudo e Gaia Giordano)
di Michele Pizzillo
Una delle donne più indomite è stata senz’altro Barbe-Nicole Ponsardin, la famosa Veuve Clicquot dello Champagne. E, parliamo di due secoli fa, quando Madame Ponsardin coniugata Clicquot – ma vedova ad appena 27 anni -, seppe rompere gli schemi di inizio '800, dimostrando che anche le donne possono diventare imprenditrici di grande successo.
Facendo della Veuve Clicquot un esempio di azienda che non ha mai smesso di parlare alle donne, al punto che il mondo femminile è stato una sua piattaforma non solo in termine di valore e di comunicazione, ma anche in termine di iniziative concrete, come dimostra l’istituzione del Premio Veuve Clicquot avvenuta nel 1972 (attualmente sono 27 i Paesi dove viene assegnato il premio), in occasione del bicentenario della nascita della Maison e la creazione di Atelier des Grandes Dames, network di cui fanno parte 19 chef, ideato con lo scopo di sostenere i talenti femminili dell’alta ristorazione. Il Premio è nato assieme al primo Millesimato de La Grande Dame, la Cuvée de Prestige, che rappresenta il tributo assoluto alla sua fondatrice.
Traendo ispirazione dalla figura di Madame Veuve Clicquot tre delle più talentuose donne chef del panorama italiano, si sono “trasformate” in “indomite in cucina”: Martina Caruso, del ristorante Signum di Salina, la più giovane chef stellata e Premio Michelin Chef Donna 2019 by Veuve Clicquot; Caterina Ceraudo, del ristorante Dattilo di Strongoli, Premio Michelin Chef Donna 2017 by Veuve Clicquot e Gaia Giordano, Chef dell’anno per la Guida ai Ristoranti d’Italia L’Espresso 2018, che affianca Niko Romito dal 2011 e ora responsabile di tutte le cucine legate al progetto Spazio Niko Romito. Queste tre donne chef, determinate e appassionate, hanno deciso di vivere il loro “empowerment” lavorativo mettendo in atto quello che la femminilità apporta in termini positivi alla vita in generale e nel caso specifico a un ristorante, a una brigata di cucina o a una sala. E, così, è nato “Indomite in cucina”, che sintetizza le possibilità che offre un network solido di mettere in comunicazione più chef donne impegnate nel mondo dell’alta ristorazione; prendere parte a un progetto comune, pur mantenendo la propria individualità, avere l’opportunità di confrontarsi, lavorare insieme, imparare l’una dall’altra, supportarsi a vicenda e far conoscere il proprio lavoro e la propria attività. Insomma, parlare di valorizzazione di talenti, di territori e di materie prime di qualità, essere mentori per i professionisti del futuro, dare degli esempi concreti a cui guardare in cosa si crede.
Chi vuole farsi un’idea di cosa combinano le “indomite in cucina” deve appuntarsi due date per due cene da non perdere: il 26 luglio al Dattilo di Strongoli in provincia di Crotone, dove il tema della cena avrà come elemento principale l’orto, i prodotti della terra e della tenuta agricola su cui sorge Dattilo, il ristorante della famiglia Ceraudo, un paradiso nella campagna calabrese affacciato sul Mar Jonio. Qui le tre chef prepareranno piatti di altissimo livello, ma con elementi primari.
Il 19 settembre, invece, l’appuntamento è a Roma, nello Spazio Niko Romito, dove Gaia Giordano lavorerà con le altre due colleghe sul tema del mercato. La Capitale, pur non offrendo materie prime direttamente dalla sua terra, ha un mercato urbano estremamente fornito, con ingredienti di qualità, freschi e stagionali, che sono la base perfetta per piatti eccellenti.
Gli ospiti che sceglieranno di partecipare alle cene godranno di una panoramica sul lavoro delle tre chef che, ognuna in base alle proprie peculiarità, stanno marcando il territorio dell’alta ristorazione nel nostro paese, rendendolo sempre più inclusivo e variegato; Martina con la sua energia vulcanica, che sa essere allo stesso tempo impetuosa e delicata, Caterina con il profondo amore per la sua terra, per la quale sta combattendo una battaglia per allontanarla dagli stereotipi che le vengono attribuiti, Gaia con la sua concretezza, la sua ricerca sulle materie prime, le sue eccellenti capacità imprenditoriali e creative.
A questo punto possiamo solo immaginare che Madame Veuve Clicquot sarà fiera di aver deciso, due secoli fa, di irrompere nel mondo maschile per dimostrare che anche le donne sono capaci di diventare imprenditrici di successo e, nello stesso tempo, affidarle compiti di grande responsabilità per il successo dell’azienda. Il brand Veuve Clicquot, che appartiene al Gruppo LVMH (Louis Vuitton Moët Hennessy), ne è la conferma.