Gli chiedo come si sente dopo tutti questi anni. Con il suo sguardo ceruleo e fiero mi risponde: “Forte!”.
Ne sono passati 50 da quando, Emidio Pepe, il coltivatore gentile d’aspetto, ha tracciato la strada che avrebbe portato onori all’Abruzzo. Che non ha mai cambiato e che ha sempre percorso seguendo il paradigma della cultura contadina. Siamo sicuri che saranno tantissimi gli appassionati del vino, vicini e lontani geograficamente, che festeggeranno insieme a lui le nozze d’oro.
Con umiltà e tanto lavoro, in questi dieci lustri, ha deliziato tutto il mondo con alcuni degli esempi più alti dell’enologia italiana e abruzzese. Non ha voluto accondiscendere ai protocolli moderni e alla politica del marketing. Avvalendosi dell’aiuto della sua più fedele squadra, la famiglia, e soprattutto delle sue donne, le figlie Daniela e Sofia, che si dedica oggi alla produzione, e la nipotina Chiara responsabile dei rapporti con l’estero, ha messo in bottiglia un vino che parla direttamente al cuore con il linguaggio del territorio da cui proviene. L’unico codice che ha voluto utilizzare, scelta condivisa da altri pochi maestri italiani, sin da quando ha raccolto il primo grappolo ed erano ben lontani i tempi in cui questo sarebbe diventato un “concept”. E’ per questo che Emidio Pepe rimane un cult per tanti critici e wine lover. Chi ha messo piede nella sua cantina a Torano Nuovo lo ha potuto appurare, e chi ha stappato i suoi Trebbiano o Montepulciano lo ha certamente sentito. Il produttore contadino, nel vigneto e in cantina, ha sbarrato le porte all’evoluzione. Si pigia ancora con i piedi, e viene utilizzata la graticcia per “strofinare” il Trebbiano. Il tempo, lui, è riuscito a fermarlo.
Corre invece veloce il calendario e mancano poche settimane alla festa. Per celebrarla i Pepe non hanno scelto come location l’Italia, ma il centro del mondo, la Grande Mela. Più che un happening si tratta di un piccolo programma di iniziative a più tappe. Si inizierà con una cena di gala il 5 maggio al bistellato Del Posto di Batali e dei Bastianich, sulla 10th Avenue. In questa occasione verrà presentata la biografia scritta da Sandro Sangiorgi. Progetto editoriale inedito “non commissionato”, tengono a precisare i Pepe, che l’esperto, critico tra i massimi conoscitori di vino biologico e biodinamico ha voluto dedicare alla figura di Emidio. Verrà tradotta anche in inglese e uscirà fra qualche settimana nelle librerie. L’autore stesso la commenterà insieme al produttore al ristorante, davanti ad un parterre selezionatissimo di giornalisti, operatori e clienti. Prima ancora di New York, il libro farà la sua prima uscita a Verona, sotto i riflettori del Vinitaly, alla orizzontale che la cantina abruzzese organizzerà per la stampa. La data la comuicheranno a giorni.
La seconda tappa newyorkese, il 6 maggio, prevede una verticale di Montepulciano d'Abruzzo al Marea di Michael White. Venti annate che fotografano la storia del viticoltore, dall’esordio, la 1964, a quelle recenti. E la 1964 sarà anche protagonista a Wall Street. Nel tempio dell’economia mondiale, è in programma un’asta di beneficienza per sostenere le scuole che accolgono i disabili e quello dei Pepe è l’unico vino che farà parte della prestigiosa lista.
L’annata 1967, come scrisse per via epistolare a Emidio un appassionato dalla Francia, sussurra all’anima. Chissà la 1964 quali corde di questa toccherà. La soglia temporale viene letteralmente liquidata. Il produttore garantisce venti anni sui suoi vini, ma la prospettiva è ben più allargata. Come ha dimostrato una bottiglia trentenne di Montepulciano, degustata insieme ai Pepe, la 1985, messa a confronto con altre più giovani come la 2000, la 2001, la 2003 e la 2009. Un vino vibrante, pieno di energia, di una straordinaria finezza. Profumato, floreale, lievissime note fumé. Freschissimo al palato, leggero e intenso.
Nonostante il gap, simile per suadenza è proprio il 2001. Anch’esso floreale. Arricchito da sentori di fragoline di bosco. Potente e beverino allo stesso tempo.
Più minerale il 2000. Spiccano note di pietra. Vino di grande struttura con tannini decisi. Materico.
Il 2003, frutto di un’annata calda, si rivela già elegante e ampio al naso ma lo si avverte nel pieno dell’evoluzione. Tannico, corpulento e vivace. Bilancia el caratteristiche dei vini giovani e dei grandi vini da invecchiamento.
Il 2009 ha una veste fruttata e di sottobosco con leggere note di spezie. Ha un tocco gentile. Ampio.
Manuela Laiacona