di Marco Sciarrini
C’è sempre un pò di rammarico quando si parla dei vini del Lazio.
Questo per via, a nostro giudizio della grande potenzialità inespressa che hanno sia da un punto di vista qualitativo che dal punto di vista commerciale, visto il solo traino che il nome “Roma” potrebbe dare. E proprio per questo che quando qualcuno promuove delle iniziative per valorizzare i vini di questa regione molti addetti ai lavori si incuriosiscono. Nello specifico l’iniziativa alla quale abbiamo partecipato nasce dalla rivista Cucina & Vini del direttore responsabile Francesco D’Agostino, dal nome indicativo “Lazio Prezioso”, giunto alla sua quarta edizione. La manifestazione, organizzata presso la struttura WeGil, nel cuore del quartiere Trastevere di Roma, in collaborazione con Arsial, Agenzia Regionale per lo Sviluppo e l’Innovazione dell’Agricoltura del Lazio, ha offerto al pubblico romano un ampio ventaglio di prodotti di eccellenza, riuscendo a comunicare la millenaria vocazione alla viticoltura del Lazio. Qui gli appassionati, ma anche gli operatori del comparto, hanno potuto incontrare direttamente i produttori, che hanno raccontato la storia dei propri vini. Un vero e proprio palcoscenico fonte di interessanti spunti di riflessione e di dialogo sulle promettenti prospettive del panorama vitivinicolo laziale. Non è mancata anche una ricca offerta food, caratterizzata da selezionati salumi, formaggi e altre delizie della gastronomia regionale.
“Sono venti anni che il Lazio ha cambiato attitudine – dice Francesco D’Agostino – e i risultati oggi sono tangibili. Il poliedrico mondo dei vini della regione si presenta al mondo con interpretazioni lontanissime da stili e omologazioni, ma con espressioni nitide e convinte dei territori di origine. Per dirla con un linguaggio internazionale, il vino del Lazio è ormai diventato quello che non è mai stato dal dopoguerra a oggi, un vino di terroir. La chiave di espressione trovata separatamente dai tanti produttori è l’unica possibile in un mercato che offre tutto, e in cui la personalizzazione è l’unica strada per poter emergere. Unica sicuramente per le aziende di taglia piccola, da qualche decina di migliaia di bottiglie a meno di centomila, la maggioranza delle aziende laziali, ma è la strada intrapresa dalle aziende medie e anche da quelle grandi, poche in verità, che vantano una produzione superiore al milione di bottiglie. Basta guardare i numeri per comprendere questo fenomeno. Nel 1970 il Lazio vantava 82.000 ettari di vigneto da vino, nel 2016 soltanto 15.000, con una riduzione dell’80%; nello stesso periodo l’Italia passava da un milione a seicentomila ettari, segnando un decremento del 40%. Oggi il Lazio è in crescita e conta circa 20.000 ettari perché la qualità del suo vino è in crescita entusiasmante”.
Le Aziende presenti alla manifestazione sono state: Antica Tenuta Palombo, Azienda Agricola Cavalieri, Cantina Antonella Pacchiarotti, Cantina Bacco, Cantina Castello di Torre in Pietra, Cantina Le Macchie, Cantina Montecorvino, Cantina Volpetti, Casal De Luca, Casale del Giglio, Casale delle Ioria, Casale Vallechiesa, Casata Mergè, Cicinnato, Cioffi, Donato Giangirolami, Donne del Vico, Eredi dei Papi, Evangelisti, Fontana Candida, I Pàmpini, L’Avventura, Martino V, Masseria Barone, Merumalia, Murgo Tenuta La Francescana, Palazzo Prossedi, Paolo e Noemia D’Amico, Pileum, Poggio alla Meta, Riserva La Cascina, Solis Terrae, Tenuta Cervelli, Tenuta di Fiorano, Tenuta di Pietraporzia, Tenute Filippi, Terre d’Aquesia, Terre di Marfisa, Vigne del Patrimonio, Villa Cavalletti, Villa Simone, Vinea Domini/Gotto D’oro, Vitus Vini, Oro Ciociaro – Limoncello, Bees in Town – Miele, De Gregoris – Olio extravergine di Oliva, Desk Food.
Tra i nostri assaggi abbiamo particolarmente apprezzato il Fiano della Cantina Castello di Torre in Pietra, la Malvasia Puntinata di Eredi dei Papi, il bombino di Merumalia, lo Chardonnay Cantina Montecorvino.