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L'iniziativa

La Pro.vi.di si trasferisce in Cina: qui i vini siciliani hanno un grande futuro

01 Luglio 2014
uvanerodavola uvanerodavola

La Pro.vi.di. si appresta a sbarcare in Cina, una massiccia operazione di marketing finanziata attraverso i fondi dell’Ocm. 

Il progetto dell’associazione prevede 150 eventi l’anno per tre anni e il coinvolgimento di 30 città cinesi. Un’iniziativa per la quale l’associazione, che punta alla valorizzazione e al miglioramento della competitività dei vini, ha già gettato le basi con una prima missione, nei mesi scorsi: un’occasione per verificare gli sbocchi di mercato e per fare assaggiare le prime etichette, con notevole successo soprattutto per i rossi e i vini dolci e liquorosi.

L’obiettivo adesso è quello di partire alla conquista del mercato cinese con una duplice operazione di promozione e contestualmente commerciale. I dati sono confortanti: dopo il boom degli anni precedenti la Cina resta un mercato in forte sviluppo, con circa 19 milioni di consumatori.

“La Cina – spiega Dino Agueci, presidente di Pro.vi.di. – è oggi lo sbocco naturale per la produzione siciliana che varia dai prodotti di pronta beva, con un buon rapporto qualità-prezzo, a vini di fascia più alta. Quello cinese è un mercato interessante perché può assorbire le varie tipologie e proprio per questo il programma prevede eventi dalle enoteche e locali come la catena KTV alla grande distribuzione, per intercettare tutti i potenziali consumatori. La Sicilia peraltro esercita un certo fascino anche sui cinesi e questo pensiamo possa essere importante anche per altri settori come quello agroalimentare e turistico”.

Secondo le previsioni elaborate un anno fa da IWSR il mercato cinese nel 2016 conterà potenzialmente 3 miliardi di bottiglie di vino annue, numeri significativi con una crescita costante anche dei consumi soprattutto nel campo del vino rosso. Il consumatore medio è maschio, ben istruito, di età compresa fra i 25 e i 50 anni. Per conquistarlo il vino va “raccontato”, li attirano bottiglie pesanti, tappo in sughero, etichetta tradotta in cinese in maniera semplice e facile da ricordare. Per entrare in Cina e conquistare il mercato è necessario farsi conoscere, soprattutto dagli opinion leader, farsi una reputazione. Ma anche fare lavoro di squadra e convincerli che il vino italiano può sostituire sulle loro tavole birra, thè e il baijiu.

E tutto ciò la Pro.vi.di conta di farlo con questa iniziativa “che sarà realizzata – sottolinea il direttore dell’associazione, Nino Li Volsi – con la collaborazione di un gruppo internazionale molto attivo in Cina, un colosso con due mila dipendenti che farà da trait d’union con il Paese del Dragone”. Le aziende intanto si stanno attrezzando, hanno già attivato i propri canali commerciali (sfruttando sia quelli tradizionali che l’on line) per partecipare al programma sul quale la Pro.vi.di. sta destinando tutti i fondi Ocm. “In passato – aggiunge Agueci – i fondi erano stati investiti a spizzichi e bocconi, noi stiamo facendo un investimento consapevole, stiamo concentrando le forze su una scommessa che ha anche un rischio calcolato visto che i nostri interlocutori si sono già dimostrati interessati, tanto che hanno già visitato alcune delle cantine che parteciperanno al progetto. Alla fine del primo anno saremo già in grado di tirare le somme, vedere quanto prodotto è stato venduto e su questo ragionare”.

S. G.