(Gli chef italiani e brasiliani insieme alla presentazione dell'evento)
Una settimana per far conoscere la cucina italiana, regione per regione, evidenziando il legame tra la qualità dei prodotti utilizzati, il valore dei processi produttivi e i territori di origine. San Paolo, in Brasile, nei giorno scorsi, ha ospitato la quarta edizione della Settimana della Cucina Regionale Italiana, una manifestazione organizzata dall’Agenzia nazionale del Turismo e dall'Accademia Italiana della Cucina.
Venti chef tricolore, per sette giorni, hanno assistito e guidato i colleghi brasiliani nella realizzazione dei piatti legati alla tradizione delle rispettive regioni.
L’idea che sta alla base della manifestazione è quella di incentivare lo scambio tra le due nazioni attraverso i piatti di chef blasonati, ma anche di workshop e concorsi.
Sono state proposte complessivamente oltre 160 ricette, dagli antipasti ai dessert, dando al pubblico locale la possibilità di conoscere meglio tecniche e materie prime utilizzate.
(Giovanni Guarneri, Pier Paolo Picchi e Gerardo Landulfo)
Tra gli chef ospiti c’erano Roberto Cerea, del ristorante Da Vittorio (3 stelle Michelin), Pasquale Palamaro (Indaco) e Sebastiano Lombardi (Il Pellicano), entrambi con una stella, oltre a Giovanni Guarneri, del ristorante Don Camillo di Siracusa, premiato dal Gambero Rosso chiamato a rappresentare a Sicilia per il terzo anno consecutivo.
(Giovanni Guarneri e la brigata del Picchi)
“È stata un’esperienza molto interessante – racconta Guarneri – perché per sette giorni ci siamo confrontati e scambiati esperienze. San Paolo è una città con più di dodici milioni di abitanti e c’è una grande comunità di italiani, ma devo dire che la manifestazione ha incuriosito e interessato davvero tutti. Nell’ultimo anno, poi, è cresciuta parecchio e ha suscitato anche l’interesse di altre grandi metropoli con Rio De Janeiro. Io ho cucinato al ristorante Picchi ed ho proposto alcuni grandi classici della tradizione siciliana come ad esempio l’insalata di mare, la pasta alla Norma o la pancetta di maialino nero, rivisitati alla mia maniera”.
C.M.