L'Istituto Grandi Marchi a Pechino incontra operatori del rade e stampa.
Seconda tappa di “Italia in Cina” fissata per il 2 dicembre. Dopo l’incoming di 45 top wine influencer cinesi del luglio scorso, le attività di formazione, divulgazione della cultura vitivinicola e enologica Made in italy promosse dalle due associazioni (che insieme incidono per il 20% sull’export complessivo di vino italiano imbottigliato)si trasferiscono direttamente nel Paese del Dragone.
Obiettivo: accrescere la quota del vino italiano in Cina, innovando strategicamente le azioni di marketing fino ad ora messe in campo indirizzandole per target specifici (trader, sommelier, food&beverage manager, opinion maker ecc), educando alla varietà e alla qualità, anche attraverso l’abbinamento con la cucina locale. La Cina, infatti, considerata tra i mercati a più alto tasso di potenzialità, non è ancora così vicina al vino italiano.
A dirlo i dati export del primo semestre di quest’anno che collocano la Cina al 15 posto nella classifica dei nostri paesi partner, con una quota dell’imbottigliato esportato che si ferma appena all’1,4% del valore complessivo. Sul fronte del dettaglio dei numeri, da gennaio a giugno, l’Italia ha portato in Cina oltre 8,5 milioni di litri, +6,2% sullo stesso periodo del 2013, perdendo però il 2,3% in valore che ha toccato i 25,7 milioni di euro a causa del tracollo del prezzo medio per litro che è sceso del 7,9%. ‘Italia in Cina’ fa parte del piano triennale d’intervento sul mercato cinese promosso da Istituto Grandi Marchi e Italia del Vino Consorzio, cofinanziato dal Mipaaf e dall’Unione Europea (regolamento 1234/07). I due consorzi complessivamente rappresentano 32 imprese italiane del comparto vino (20mila ettari coltivati in tredici regioni italiane e 3mila addetti) per un fatturato complessivo di 1,4 miliardi di euro.