Una Rete per arginare il lavoro nero sui campi.
Contro il fenomeno in crescita nel nostro Paese il Governo interviene con un nuovo strumento. Secondo il rapporto Eurispes-Uila, gli impieghi a nero nei campi sono volati al 32% nei primi sei mesi del 2014, rispetto al 2011, si tratta di un aumento pari al 5%. L'indagine rivela la portata di questa nuova forma di schiavitù. Si stima che ci sia chi riceve 20 euro al giorno in nero, per 12 ore di lavoro nei campi dall’alba al tramonto, corrispondenti a 1,60 euro l’ora, un quinto del minimo sindacale; chi invece 1,90 euro l’ora dalle 5 della sera alle 5 del mattino e chi ancora 35 euro al giorno per raccogliere le ciliegie o 38-40 euro al giorno come bracciante nei campi.
Per contrastare il lavoro sommerso, il Governo, con l’articolo 6 del decreto-legge n. 91 del 2014 (DL competitività che contiene gran parte del piano denominato ‘Campolibero’) – ha istituito presso l'INPS un nuovo strumento denominato ‘rete del lavoro agricolo di qualità’ con l'obiettivo di promuovere, asseverandone l'attività, la regolarità delle imprese agricole in possesso dei seguenti requisiti:
a) non avere riportato condanne penali e non avere procedimenti penali in corso per violazioni della normativa in materia di lavoro e legislazione sociale e in materia di imposte sui redditi e sul valore aggiunto;b) non essere stati destinatari, negli ultimi tre anni, di sanzioni amministrative definitive per le violazioni di cui alla lettera a);
c) essere in regola con il versamento dei contributi previdenziali e dei premi assicurativi.
Il progetto della Rete agricola sarà coordinato da una cabina di regia composta dai lavoratori, dai datori di lavoro e lavoratori autonomi e da rappresentanti delle Istituzioni coinvolte. L’obiettivo è quello di garantire una sorta di certificazione di qualità di non utilizzo di lavoro nero per le imprese, favorendo in prospettiva, anche attraverso le grandi reti di distribuzione, una corsia privilegiata per tali imprese.
La partecipazione alla Rete comporta che i controlli e le ispezioni condotte dal Ministero del lavoro e delle politiche sociali debbano avere ad oggetto principalmente quelle imprese agricole non aderenti alla rete stessa, fatte salve determinate eccezioni. In tal modo, si è stabilito il principio di orientare i controlli verso quelle imprese che, non avendone i requisiti, non hanno richiesto l’iscrizione alla rete. Naturalmente si fa salva la possibilità di effettuare controlli sulla veridicità delle dichiarazioni, sulla base della normativa in vigore.
“Questa iniziativa rappresenta un primo ed importante passo per unire le imprese e le Istituzioni al fine di sconfiggere la piaga del lavoro sommerso. In questi giorni – dichiara il Ministro delle politiche agricole alimentari e forestali, Maurizio Martina – è peraltro in corso un approfondimento in Senato, nell’ambito del disegno di legge collegato alla manovra finanziaria in materia agricola, sulla possibilità di un ulteriore rafforzamento della Rete, definendone l’articolazione territoriale e attribuendole un ruolo propositivo in materia di politiche attive sul lavoro, anche grazie al monitoraggio e all’incrocio dei dati attualmente disponibili a diverso titolo e da diversi soggetti”.
C.d.G.