È la Cina la nuova frontiera del cibo made in Italy: «Un mercato enorme, che aspetta solo di essere conquistato», secondo Saverio Romano.
Il ministro per le politiche agricole lo spiega appena finito di mostrare al collega cinese Han Changfu l’enorme prosciuttificio ‘Ferradini’ di Lesignano, nel Parmense, una cattedrale nella patria dei salumi per eccellenza. Prima, accompagnati dal commissario Ue all’agricoltura Dacian Ciolos, avevano fatto visita anche a Canneto, nel reatino, in un’azienda del locale consorzio di produzione di olio ‘Sabina Dop’. Obiettivo di Romano è portare sulle tavole di decine di milioni di cinesi le eccellenze italiane: «Difficilmente possono farci competizione, però dobbiamo evitare che ci copino i prodotti e li facciano prima loro», è il piano del ministro. A giudicare dai sorrisi e dagli inchini di Han Changfu la missione sembra essere partita sotto i migliori auspici: «Vogliamo cominciare a lavorare a una partnership tra i due governi», ha spiegato Romano, annunciando l’intenzione di «visitare la Cina con i nostri produttori nel giro di qualche mese per incontrare gli agricoltori cinesi». E così il mini-tour gastronomico nella penisola è diventato «una buona base di partenza per capire quali sono le possibilità di potenziare gli scambi commerciali tra di noi». D’altronde i buoni motivi per puntare sulla Cina sono tanti: «È un mercato enorme. Non solo per i numeri, ma anche perchè sono aumentate la quantità e la qualità dei consumi dei cinesi». Tradotto: il benessere diffuso degli ultimi anni porta con sè anche il desiderio e la voglia di mangiare e bere meglio. E noi, per dirla col ministro, «siamo qui per questo: loro hanno bisogno di tante cose e noi dobbiamo saper vendere i nostri prodotti». A partire da quelli con cui l’Italia è identificata nel mondo: prosciutto di Parma, olio e parmigiano reggiano in prima fila. «Dobbiamo essere bravi ad allacciare rapporti e favorire partnership commerciali, perchè quello cinese è un mercato al quale puntare senza tentennamenti», ha ribadito Romano. A fargli eco il commissario Ciolos: «Siamo impegnati con la Cina per la protezione dei prodotti Dop e ho pensato fosse importante far vedere al ministro i loro luoghi di produzione». Come Parma, «una delle capitali Dop in Europa, così famosa in tutto il mondo». Da qui l’idea del viaggio tra il Lazio e l’Emilia, a lavori conclusi del G20 di Parigi e della conferenza Fao a Roma, con la speranza di ritrovarsi presto in Cina. «I nostri consiglieri diplomatici sono già in contatto, vogliamo organizzare una missione con i principali produttori agroalimentari italiani», è la speranza di Romano, raccolta anche da Han nel brindisi finale dopo il pranzo ovviamente a base di prosciutto: «Vi aspettiamo per farvi conoscere i nostri prodotti», ha raccolto l’invito il ministro cinese.