Il corso professionale è stato organizzato e promosso dall'Irvos e in progetto c'è la creazione di una vigna all'interno del vecchio penitenziario
Dieci detenuti a lezione di potatura delle vigne.
Un corso organizzato dall’Irvos in collaborazione con la casa di reclusione di Favignana, ora i dieci allievi ricevono l’attestato di fine corso. Un titolo che, una volta reinseriti nella società, potranno utilizzare per cercare un lavoro.
Per tre mesi, da dicembre a febbraio, i tecnici dell’Istituto – l’agronomo Antonio Sparacio e l’enologo Salvatore Sparla, coadiuvati da Adriana Turco che ha curato la parte amministrativa – hanno fatto la spola con l’isola, sfidando anche il mare agitato dei mesi invernali. Lezioni teoriche e pratiche per avvicinare i detenuti, selezionati dall’amministrazione giudiziaria, al mondo del vino. Prima con un mini corso di degustazione, poi – nel pieno rispetto di tutte le norme di sicurezza all’interno del carcere – le esercitazioni pratiche su viti in vaso portato dentro il carcere.
Un lavoro impegnativo che però, alla fine, dà la soddisfazione dell’interesse e della curiosità suscitata: in tanti durante le lezioni hanno approfondito, chiesto, pensato al futuro e visto in questa attività un’opportunità. E Favignana, dove fino al dopoguerra erano presenti molti vigneti, potrebbe guardare all’enologia. L’Irvos pensa ad un vigneto e ad una cantina da realizzare nel vecchio carcere, un progetto ambizioso per il quale però servono fondi. Un’ipotesi però che riaccende i riflettori sulle potenzialità delle isole minori in fatto di vino e sulle esperienze già condotte con successo dallo stesso Istituto, ad esempio a Linosa dove viene prodotto uno Zibibbo.
Stefania Giuffrè