Spremuta d’arancia a un euro nei bar siciliani. È l’idea-proposta di Paolo Ganduscio, titolare di un’azienda agricola a Ribera che produce la famosa arancia Dop.
Un’iniziativa per creare un circuito virtuoso e rilanciare uno dei simboli della Sicilia che sembra aver un fascino solo per chi siciliano non è.
“L’idea – spiega Canduscio – nasce dal fatto che è assurdo che in terra di produzione ci sia un prezzo esagerato delle spremute. È singolare che i produttori vendano a 25-35 centesimi al chilo e che nei bar si trovi una spremuta a 2,50-3 euro”.
E allora un euro è il prezzo giusto? “Assolutamente sì – risponde Canduscio – ed è un prezzo che conviene a tutti. Ai produttori perché si aumenterebbe il consumo di arance a chilometro zero che per ora è quasi morto, ai consumatori che avrebbero la possibilità di trovare un alimento genuino e benefico sia contro i malanni che contro i tumori senza spendere troppo, infine ai bar perché se io so che c’è un locale che mi vende la spremuta a un euro lo preferisco a tutti gli altri. Meglio prendere due spremute e un caffè al giorno che tre caffè”.
Da non sottovalutare, infine, l’immagine che viene data ai turisti. Canduscio fa un’iperbole, ma rende bene il concetto: “Sia chi viene dal nord Italia che chi arriva dall’estero ama le arance più di noi e si aspetterebbe di trovare la vasca del bagno dell’hotel piena di succo. Se sono fortunati, invece, devono accontentarsi della spremuta a prezzi folli. Peggio ancora quando nei bar hanno i succhi già imbottigliati o nei brik. Non freschi, non siciliani”.
Fra.S.