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L'iniziativa

Gambero di Mazara, tonno, acciughe di Aspra: “Così rivalutiamo la pesca siciliana”

20 Ottobre 2017
pescatori pescatori

Dario Cartabellotta, dirigente del Dipartimento della pesca mediterranea della Regione Siciliana, anticipa la presentazione del brand “Sicilia Seafood” che poi avverrà nel corso della nostra kermesse Taormina Gourmet

di Anna Sampino

Dai crostacei di qualità, come il gambero rosso di Mazara del Vallo, al tonno, passando per la tradizione delle acciughe di Aspra fino alla lavorazione dell'alalunga nell'area orientale dell'Isola. 

Il mercato ittico siciliano sta vivendo con entusiasmo un periodo di graduale rinascita, puntando alla riscoperta e alla valorizzazione dei suoi prodotti di qualità. È in questo quadro che si inserisce il nuovo brand “Sicilia Seafood”, che ha messo insieme una settantina di imprese ittiche siciliane. Un'operazione, nata di recente su spinta del dipartimento della Pesca mediterranea della Regione, che vuole creare le basi per valorizzare i prodotti ittici siciliani sotto un certificato che indichi qualità e territorialità. È il concetto dell'unione che fa la forza: un brand che mette assieme aziende che operano a vari livelli sulla filiera ittica e che unite riescono a essere più competitive sul mercato, perché espressione e portatrici di una cultura marinara millenaria.

Un settore, quello della pesca, che negli ultimi tempi sta provando a rialzarsi con risultati anche soddisfacenti. Basta considerare che il comparto della trasformazione ittica in Sicilia fattura qualcosa come 400 milioni di euro, terzo dopo il vino (sempre primo con quasi un miliardo) e l’ortofrutta (seconda con 800 milioni). Affumicati, lavorazione del pesce azzurro e del tonno, acquacoltura sono gli ambiti su cui le imprese stanno investendo. “Si è passati dall'era della rottamazione delle barche e della pesca a quella attuale della loro rivalorizzazione”, dice Dario Cartabellotta, dirigente del Dipartimento della pesca mediterranea della Regione Siciliana, che lunedì mattina presenterà il brand Sicilia Seafood nei saloni del Taormina Gourmet.

“Se fino a qualche anno fa – spiega Cartabellotta -, c'erano bandi europei che incentivavano la dismissione delle imbarcazioni, ora invece siamo passati a incentivare i giovani pescatori, attraverso contributi che sostengono tirocini formativi biennali al fianco di pescatori più anziani. Insomma, è cambiata la prospettiva con cui si guarda al settore, visto sempre più come un patrimonio prezioso fatto di saperi e conoscenze che vanno trasmesse di generazione in generazione”. Il progetto, triennale, che ha dato vita al Sicilia Seafood è inserito nell’ambito del Fondo europeo per gli Affari Marittimi e la Pesca, che finanzia iniziative di valorizzazione dei prodotti del mare. Obiettivo è rendere le imprese competitive sul mercato globale, unendo le risorse e le tradizioni ittiche siciliane con i processi innovativi in corso. È così che, per fare un esempio, con l’acquacoltura si punta a specie più tradizionali, come l'orata e la spigola, ma anche ad altre più innovative per la produzione di nuovi prodotti freschi e trasformati, quali bottarghe e caviale. “Se da un lato si incentivano i processi di trasformazione, dall'altro si deve puntare su materie prime e pescato che provengono dalle acque siciliane, sia marine che interne”. In quest'ottica si inserisce anche lo sforzo di rimettere in moto le vecchie tonnare fisse, ben 65 in tutta l'Isola, patrimonio architettonico di grande valore per la sua valenza storica, ma anche economico. Un esempio su tutte quella di Favignana: “Struttura che sarà operativa dal 2018 e attorno alla quale va attivata un'intera filiera produttiva che potrebbe fare tornare la tonnara, ma anche tutta l'economia locale che c'è attorno, ai fasti di un tempo”.