di Marco Sciarrini
Presentato a Roma il nuovo progetto aziendale “Il Nido della Sostenibilità, le nuove tre vite dell’albero” di Ricci Curbastro, un percorso di sostenibilità ambientale, economica ed etica.
Location dell’evento Emerald’s Independent Bar di via Crescenzio, dove Riccardo Ricci Curbastro, insieme ai figli, Gualberto e Filippo, ormai integrati in azienda, hanno illustrato l’iniziativa. Il progetto ruota tutto intorno alla filiera del vino ed in particolare vede un ciclo virtuoso del legno all’insegna del recupero di persone e materiali. Recupero e sostenibilità, sono questi i temi al centro del percorso “Le Tre Vite dell’Albero”, primo capitolo del progetto “Il Nido della Sostenibilità”, contenitore di diverse iniziative che l’Azienda Ricci Curbastro svilupperà nel corso dei prossimi anni. E che, per questo primo step, vedrà la collaborazione tra la nota cantina del Franciacorta e l’Istituto di Pena di Alessandria. Ai detenuti del carcere piemontese è stato infatti affidato il compito di trasformare le doghe di barili e barrique in cassette per nidi artificiali destinati ai vigneti aziendali per ospitare Cinciallegre, Codirossi e altri insettivori utili all’equilibrio naturale dei vigneti stessi, dando all’albero una nuova vita. “Per una realtà come la nostra, certificata sostenibile con lo standard Equalitas fin dal 2017, l’attenzione per alcune tematiche è una priorità assoluta – dichiara Riccardo Ricci Curbastro – Non a caso tutto ciò che utilizziamo in cantina segue una logica di naturale recupero. Come il sughero dei tappi, usato per la produzione di pannelli fonoassorbenti e coibentanti, oppure utilizzando su alcuni vini fermi tappi in polimero prodotto da canna da zucchero, ad impatto produttivo neutro e interamente riciclabili. Tuttavia il legno di barili e barriques, che proviene da foreste demaniali francesi gestite in modo sostenibile, non è sempre facilmente riciclabile – i classici usi come tavolini o come fioriere scontano il limite di spazi spesso ridotti nelle abitazioni così come nei locali pubblici, e questo rischia di interromperne il ciclo virtuoso. Per noi in Ricci Curbastro si trattava di offrire a queste doghe di rovere una terza vita dopo la crescita in foresta che garantisce, grazie all’energia solare, lo “stoccaggio” nel legno dell’anidride carbonica così pericolosa per il riscaldamento globale e dopo l’uso per svariati anni come contenitore ideale per la maturazione dei nostri vini”. “La Cooperativa Idee in Fuga, che opera negli Istituti Penali di Alessandria, spiega Andrea Ferrari (Presidente di ISES), ha accolto con entusiasmo questa bellissima proposta. Noi ci adoperiamo per coinvolgere i detenuti in attività che offrano loro una seconda possibilità, partendo proprio dal lavoro, perché solo il lavoro garantisce dignità e possibilità di riscatto reale. In tal senso il progetto dei nidi artificiali sposa perfettamente la nostra mission, recuperare persone e materiali partendo da qualcosa di nuovo, di bello, di utile e rispettoso per l’ambiente”.
(Nido artificiale fatto con doghe)
L’azienda franciacortina, guidata dalla diciottesima generazione dell’omonima famiglia con Gualberto e Filippo, insieme al padre Riccardo, garantisce non solo la memoria storica delle antiche tradizioni produttive. In un’unica realtà sono racchiusi il Museo Agricolo e del Vino Ricci Curbastro, l’Archivio Ricci Curbastro e la Biblioteca Ricci Curbastro, ma offre anche continua innovazione in ogni settore della propria attività vitivinicola. In campo ambientale, dopo l’abbandono di ogni erbicida nel 1980, il cammino ha portato l’azienda alla completa autosufficienza per l’energia elettrica nel 2005, al biologico nel 2015 ed infine ad essere una delle prime 9 aziende italiane certificate sostenibili con lo standard Equalitas nel 2017. Proprio la sostenibilità, toccando sia il pilastro ambientale che quello sociale, è al centro di questo nuovo progetto. Cooperativa Sociale Idee in fuga, promossa da Ises è stata creata allo scopo di rendere produttivo il tempo dei detenuti dell’Istituto Penitenziario “Cantiello e Gaeta” di Alessandria. All’interno del carcere è stata creata una nuova falegnameria per permettere alle persone recluse di acquisire nuove competenze in grado di offrire opportunità di lavoro una volta terminata la pena. I detenuti lavorano sei giorni su sette, affiancati dalla Polizia Penitenziaria e da esperti falegnami volontari con l’obiettivo di soddisfare ordini da tutta Italia recuperando materiali e promuovendo una economia circolare che utilizzi legno riciclato o scartato per difetti. L’incontro non poteva non essere bagnato dal “divin nettare”: per l’occasione sono stati servite le bollicine Dosaggio zero Gualberto ed Il Brut dell’Azienda franciacortina formato magnum 2016 con cinque anni di affinamento sui lieviti.