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L'evento

Viti resistenti alle malattie, studio concluso Iniziativa di Scienza: “Ma non chiamatele Ogm”

23 Febbraio 2016
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(Attilio Scienza, Arturo Stocchetti, Angelo Gaja e Oscar Farinetti)

Sarà un incontro “fondamentale per cambiare rotta anche nella nostra ricerca”.

Così Attilio Scienza presenta il convegno “Verso una nuova alleanza tra genetica e vite”, in programma il 4 marzo a partire dalle ore 10,30 presso la Sala Convegni del centro di ricerca per la viticoltura a Conegliano in provincia di Treviso.
Per questo evento, come lo ha definito lo stesso Scienza, sono state coinvolte alcune delle personalità più importanti del mondo enologico italiano. Ci saranno Cinzia Scaffidi di Slow Food; Oscar Farinetti; Domenico Zonin presidente di Unione Italiana Vini; Stefano Masini della Coldiretti; Angelo Gaja; Paolo de Castro della commissione Agricoltura e Sviluppo Rurale Parlamento Europeo; Vasco Boatto dell’università di Padova; Stefano Bianchi dell’associazione italiana per l’agricoltura biologica Veneto; Arturo Stocchetti dell’unione consorzi vini veneti;  Stefano Gazzola del Wwf; Riccardo Cotarella presidente di Assoeonologi. Presenza importante quella del ministro per le Politiche Agricole Maurizio Martina che ha confermato il suo intervento.

“Non stiamo parlando di viti modificate geneticamente – spiega il professore Scienza – ma di piante che hanno subìto delle correzioni del genoma attraverso una tecnica modernissima e recentissima che si applica anche nel campo della medicina umana e che si può applicare a tutte le piante”.
In pratica, queste modifiche al Dna consentono alle viti (ma come detto dallo stesso Scienza sono applicabili agli agrumi e agli ulivi, solo per fare due sempi), di resistere alle malattie e di non essere alterate dai cambiamenti climatici ormai sempre più frequenti.

“Al convegno presenteremo i risultati di questo studio – spiega Scienza – che rappresentano un vero cambiamento epocale per il settore. Chiederemo al ministro Martina di portare avanti la nostra proposta di governance o di studiare un metodo di aggregazione per poter unire le competenze di tutti e di iniziare con la messa in pratica vera e propria dello studio”.
Un processo lento, lentissimo anzi. Ci potrebbero volere almeno 15 anni per poter assaggiare il primo vino prodotto da “super” vigneti che hanno subìto questo processo di modifiche al genoma. “Ma ritengo che sarà un passaggio fondamentale – conclude Scienza – perché rappresenta la strada più efficace da percorrere per avere piante più resistenti ed evitare i drammi che si sono verificati anche nel recente passato con la perdita anche totale a volte del raccolto”.

C.d.G.