James Suckling e Bruna Giacosa
da New York Paola Camillo
Agli italiani in trasferta può succedere di tutto: anche che cento produttori di vino nostrano si trovino riuniti in una chiesa e vengano “benedetti” da James Suckling, che da un pulpito innalza un bicchiere di vino rosso a mo’ di ostia.
Con questa scena eno-ecumenica si è accesa “Great Wines of Italy”, l’evento degustazione seguito da un’asta di beneficenza, organizzata da uno dei critici enologici più noti. La cornice è stata la chiesa protestante di St. Barth, nella centralissima monumentale Park Avenue, che ha ospitato una selezione di quasi quattrocento vini italiani serviti in bicchieri Lalique, ottocento calici in tutto, tanti quanti i partecipanti che per accedere hanno pagato un biglietto che arrivava fino a duecentosettantacinque dollari.
“Appena ho visto questa chiesa mi sono venute in mente le cattedrali italiani e ho pensato che fosse il posto giusto per ospitare l’evento. E io che sono il padrone di casa in questo momento, mi sento un po’ come un prete!”, ha detto scherzando con un pizzico di irriverenza, James Suckling, wine editor di Asia Tatler, losangelino di nascita, che oggi divide la sua vita tra la Toscana e Hong Kong, una posizione privilegiata -dice- per osservare quello che è il mercato più dinamico al mondo.
St. Barth's Church
In degustazione c’era molta Toscana e molto Piemonte, con una lunghissima lista di Brunello e di Barolo e cantine top come Masi, Bricco Rocche, Tenuta dell’Ornellaia, Marchesi Antinori. Tutti vini, comunque, che nel rating di Suckling stanno sopra i novanta punti, coronati da un Barolo Riserva Rocche del Falletto di Bruno Giacosa 2007 e da un Brunello di Montalcino Madonna Del Piano Riserva Valdicava 2006. La Sicilia ha avuto una sua piccola ma coriacea presenza con i Nero d’Avola, Merlot e Chardonnay, ma a regnare sono i vini dell’Etna con picco nel Pietradolce 2009, che tanto sono piaciuti nonostante siano una novità per la gran parte del pubblico americano, e con i vini Cottanera.
Marco Caprai
Renato De Bartoli e Alberto Tasca d'Almerita
Mentre versa il suo vino, Diego Cusumano, abbronzatura perfetta e parlantina vivace, porta un tocco di spavalderia siciliana in una piovosa e convulsa New York di inizio primavera; Renato De Bartoli e Alberto Tasca d’Almerita, coppia di belli latino-normanna, vanno a caccia di bianchi da degustare. Caccia difficile perché tra i banchi di Great Wines of Italy c’è una grande sproporzione a favore dei rossi. “In Italia ci sono tanti vini rossi migliori dei bianchi, toccano livelli più alti”, dice Suckling.
Diego Cusumano
Di James Suckling è noto l’affetto e la passione per l’imprenditore Bruno Giacosa, grande maestro del Nebbiolo, ma in Sicilia ammira molto Marco de Grazia: “che oltre ad aver reso più raffinati i vini dell’Etna imparando la lezione del Piemonte, ha capito quanto fosse fondamentale l’aspetto della comunicazione per rendere questi vini competitivi nel mondo. Se c’è una cosa che gli italiani dovrebbero imparare dalla vicina Francia è proprio l’attività di comunicazione all’estero, sia con i distributori che con il pubblico. I francesi hanno speso molto più tempo e fatica per costruire relazioni e far conoscere i loro migliori vini ai mercati stranieri; gli italiani sono stati più chiusi ed è un peccato perché negli Usa, ad esempio, ci sono ancora segmenti di consumatori con molti soldi ma poca educazione in fatto di vino”.
Francesca Planeta
Francesca Planeta la pensa allo stesso modo: “ci sono tanti vini di buona qualità ma quello che più importa è come e quanto lo si comunica. Mantenere rapporti con i distributori. Spesso ci si innamora più della persona che ti vende il vino più che del vino in sé. Da molto tempo ormai noi ci siamo volti all’estero, ma adesso stiamo lavorando molto anche sul versante del web: in progetto c’è il lancio di un mercato online dedicato solo ai vini di annate particolari. Non vogliamo intaccare i canali tradizionali di vendita ma creare una piccola piazza con vini più difficili da trovare”.
Intanto, tra le volte della chiesa di St. Barth, si versa alcool a fiumi: il fragore delle persone si fonde con il suono di un organo a canne in sottofondo, il ventaglio di profumi e sapori si declina in maniera voluttuosa da nord a sud Italia mentre i partecipanti, tutti americani dalla capienza alcolica invidiabile, si rifanno la bocca e dimenticano per un giorno i vini di Napa Valley e Sonoma. Diabolico “Padre” Suckling può ritenersi soddisfatto.