LA FESTA DE LE SOSTE DI ULISSE 2019 – La conferenza conclusiva della prima giornata del presidente dell'associazione siciliana: “Abbiamo il dovere di custodire e tramandare i saperi”. Pinuccio La Rosa: “Assurdo ripensare a quelo che eravamo e quanto siamo cresciuti oggi”
(Pino Cuttaia)
“Il cibo è cultura. E' fatto di saperi che vanno tramandati e custoditi”.
Così Pino Cuttaia, presidente de Le Soste di Ulisse, nell'incontro con la stampa al termine della prima giornata della grade festa organizzata al Grand hotel Minareto di Siracusa, lancia una sorta di manifesto dell'associazione di cui è al timone da un anno. “Va bene promuovere il nostro territorio sotto il profilo artistico e culturale – aggiuge Cuttaia – ma va fatto anche dal punto di vista enogastronomico. E l'unico modo per farlo è proteggere quei piccoli saperi che stanno pian piano scomparendo”.
Per Cuttaia, “oggi si sta vivendo un periodo positivo grazie ai giovani che stanno risplverando i vecchi mestieri – dice il numero uno de Le Soste di Ulisse – Riprendo una frase detta da Massimo Bottura: i piccoli produttori sono degli eroi”. Proprio sui piccoli produttori si concentra l'analisi di Cuttaia: “Noi siamo diventati per loro fonte di reddito – dice lo chef di Licata – Il prossimo anno porteremo loro alla nostra festa, ci concentreremo su di loro e vi faremo raccontare di come la loro vita sia cambiata grazie a noi e di come la nostra cucina sia cambiata grazie a loro”. L'obiettivo de Le Soste è quello di far conoscere le eccellenze siciliane “e per questo – dice Cuttaia – abbiamo diviso la nostra Isola idealmente in tre macro-aree. Saremo presenti nelle grandi feste siciliane per mettere insieme tradizione e cibo”. “Eravamo 5 amici al bar – prosegue scimmiottando una vecchia canzone Pino Cuttaia – Oggi si è compresa l'utilità di fare rete. E posso dirlo senza timore di essere smentito, siamo tra i pochi esempi in Italia di una simile associazione. E siamo un modello facilmente replicabile non solo in Italia, ma anche nel mondo”.
(Tony Lo Coco, Pinuccio La Rosa e Marco Baglieri)
“Mi ricordo gli inizi – dice Pinuccio La Rosa, patron del bistellato Locanda Don Serafino a Ragusa – Eravamo in 12, una classe di sfigati, – aggiunge sorridendo – Ci siamo rivolti a Nino Graziano che a quei tempi era una vera istituzione, l'unico stellato siciliano. Un incontro fondamentale per farci crescere. Insieme abbiamo messo insieme il meglio che, per quei tempi, la Sicilia poteva offrire e sviluppare la nostra idea. Oggi siamo più di 50, insieme agli hotel e alle cantine. Ci sono 14 ristoranti stellati, ma la grande cucina non è fatta solo di stelle. Credo che adesso Le Soste rappresentano un modello di sviluppo in grado di aggregare. Si litiga, certo, ma siamo orgogliosi di far parte di questa famiglia. Desideriamo portare nel mondo il volto di una Sicilia nuova, lontana dagli schemi consolidati”.
“L'idea – aggiunge lo chef Nino Graziano – era quello di fornire al turista un aiuto, una sorta di mappa con i posti sicuri dove potersi fermare e mangiare. Alla fine credo che ce l'abbiamo fatta. Abbiamo lavorato bene: la qualità c'è, così come ci sono i grandi chef. Abbiamo fatto tanto per la Sicilia, ma lei trova sempre tanti modi per ripagarci”.
C.d.G.