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L'evento

Maurizio Martina: “Italia simbolo di biodiversità a livello vitivinicolo”

23 Maggio 2015
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Oggi il taglio del nastro per il padiglione “Vino – A taste of Italy”


(Il ministro Maurizio Martina taglia il nastro del padiglione del vino)

da Milano, Michele Pizzillo

Pur essendo in attività dall'1 Maggio, il padiglione  “Vino-A taste of Italy”, realizzato per Expo dal Ministero delle politiche agricole con Venronafiere-Vinitaly, è stato ufficialmente inaugurato oggi con la partecipazione del Ministro Maurizio Martina. 

Che prima ha fatto un giro per la sale espositive per poi affermare che con i nostri 544 vitigni “siamo la vera patria della biodiversità anche a livello vitivinicolo. Un settore che vale 14 miliardi di euro e che assicura un flusso esportativo di oltre 5 milioni di euro”. E, secondo Martina, “il vino rappresenta la metafora perfetta della capacità italiana di reagire alla crisi e di vincere la sfida globale. Se pensiamo al percorso fatto dagli anni ‘80 ad oggi capiamo appieno la potenza dell’esperienza vitivinicola italiana e una conferma viene proprio visitando “Vino– A taste of Italy” che racconta storia, tradizione, innovazione di questo mondo”. In questo padiglione, insomma, c’è, secondo Martina, tutta la forza del vino, il legame tra saper fare e bellezza dei paesaggi viticoli, tra innovazione e sguardo al futuro”.

Si tratta di 1.300 etichette che mettono in mostra davanti al mondo l’unicità e l’ineguagliabile biodiversità vitivinicola italiana da preservare, su cui costantemente lavora l’intero comparto con impegno. Anche perché dietro ad ogni azienda che si è voluta mettere in mostra ad Expo, c’è sempre una storia che andrebbe conosciuta per comprendere e apprezzare ogni singolo vino. Ed è questa cultura, dicono gli organizzatori di questo padiglione, che la Vinitaly International Academy con le sue attività formative porta nel mondo da tempo, e che ora che il mondo si riunisce a Expo condivide con i visitatori tra iniziative e eventi speciali.

C’è anche da dire, così come fa il presidente di Veronafiere, Ettore Riello, che “Il Padiglione “Vino – A Taste of Italy” è un progetto che Vinitaly ha potuto realizzare grazie ai suoi cinquant’anni di storia. È il punto di arrivo di decenni di esperienza maturata nel raccontare al mondo l’unicità del nostro comparto, sia a Verona che nei Paesi che costantemente tocchiamo con le nostre attività internazionali. Lo abbiamo però vissuto anche come un punto di partenza perché ci ha permesso in questi ultimi mesi, durante la promozione del padiglione stesso nell’ambito delle tappe di Vinitaly International, di rafforzare il messaggio e l’immagine di un’Italia che funziona e che ha prodotti, conoscenze e competenze esclusive da offrire al mondo. Un messaggio che continueremo a portare in modo incisivo oltre confine durante tutto il periodo dell’esposizione universale, a partire dal prossimo giugno a New York e subito dopo a Chicago”.

Il padiglione progettato dall’architetto Italo Rota “è stato pensato per parlare al pubblico che conosce poco questo meraviglioso mondo – dice il direttore generale di Veronafiere, Giovanni Mantovani – e siccome abbiamo sempre detto che la conoscenza è elemento fondante anche per la crescita corretta e sostenibile del comparto in termini di business, metteremo a frutto nel corso di Expo anche tutte le attività che abbiamo svolto nel tempo per portare delegazioni di operatori straniere in visita”. Ma l’idea di Rota è anche quella di raccontare la storia del vino italiano, di Enotria, le radici e la profonda cultura che caratterizza questo prodotto di eccellenza dell’agricoltura italiana. Una storia fatta di conoscenza, di coraggio, di sapienza e duro lavoro; una storia, di amore per la terra, curata, alimentata, nei secoli protetta e custodita e che il Museo del Vino Lungarotti a Torgiano ha contribuito con il proprio prestito a raccontare, attraverso reperti archeologici di recipienti per bere il vino, appartenenti a tutte le epoche: da brocche e contenitori di oltre duemila anni fa, passando per esemplari rinascimentale settecenteschi, fino alle libere interpretazioni di artisti e designer novecenteschi e contemporanei.



(Giovanni Mantovani)

La cerimonia di inaugurazione del padiglione è stata preceduta dal convegno “Il vino nella tradizione gastronomica italiana” che fa parte del ciclo “Sei Viaggi nell’Italia del Vino”, curato dal Comitato Scientifico, presieduto da Riccardo Cotarella, per approfondire le principali tematiche legate al cibo e, in questo caso, al rapporto ristoratore-vino, senza trascurare di parlare di produzione e scienza, salute e sostenibilità”.

Il confronto, al primo appuntamento, ha coinvolto chef stellati come Heinz Beck da La Pergola di Roma, Niko Romito Ristorante Reale di Castel di Sangro, Davide Oldani di Do di Cornaredo, Antonio Santini Dal Pescatore di Canneto sull’Oglio, interrogati da Ezio Vizzari, direttore delle guide de l’Espresso. Tutti d’accordo, gli chef, a dover prestare più attenzione al vino perché non è più il parente povero del piatto e quindi a preparare carte dei vini che non dovranno mai essere una sorta di enciclopedia del vino, ma la sintesi di una ricerca che porti a privilegiare le produzioni del territorio e, comunque, quei vini adatti alla propria cucina. Senza dimenticare che sarebbe il caso di avere nel proprio ristorante un sommelier che sappia raccontare il vino coinvolgendo il cliente. Fra il pubblico prevalentemente di produttori, anche un viticoltore neofito, Massimo D’Alema. Che poi, come tutte le persone normali, si è messo in coda per servirsi al buffet preparato al padiglione del vino.

(Foto Ennevi – VeronaFiere)