(Tenuta Capofaro)
Quattordici produttori raccontano le diverse interpretazioni della Malvasia delle Lipari, il vitigno principe delle Isole Eolie.
Un momento di approfondimento sulle origini della varietà, la genetica del vitigno e gli aspetti organolettici che rendono questa varietà simbolo del territorio. Ottava edizione per il Malvasia Day, sabato 7 luglio sulla terrazza della Tenuta Capofaro a Malfa, nell'isola di Salina: alle 18 la conversazione sul vitigno Malvasia delle Lipari “Dalle origini alla genetica, il suo futuro tra suggestioni antiche e opportunità di sviluppo” con Marcello Saija, docente di Scienze politiche e delle relazioni internazionali dell’Università degli Studi di Palermo e Manna Crespan, responsabile Servizio identificazione della varietà di vite del Crea. Modera: Daniela Scrobogna, docente Fis e curatrice guida Duemilavini. Il futuro del vitigno resta nelle mani delle aziende, custodi dei vigneti di Malvasia nelle isole Eolie, che saranno protagoniste del walk around tasting, alle 19 sulla terrazza di Capofaro
- Barone di Villagrande
- Caravaglio
- Castellaro
- Colosi
- D’Amico
- Fenech
- Florio
- Gaetano Marchetta
- Hauner
- La vigna di Casa Pedrani
- Lantieri
- Punta Aria
- Tenuta Capofaro
- Virgona
“Siamo nei primi dell’Ottocento, Napoleone ha conquistato gran parte dell’Europa ed è fermo sulla sponde calabresi. Il quartermaster delle truppe inglesi fa un contratto per rifornire sistematicamente di Marsala soprattutto le mense degli ufficiali. Gli inglesi scoprono quasi casualmente la Malvasia perché alcune barche di Lipari vengono armate e utilizzate per combattere la guerra contro i francesi e queste barche nelle stive sono piene di Malvasia – racconta Marcello Saija – La presenza della flotta inglese nel corso della guerra napoleoniche a Messina incentiva in maniera eccezionale l’esportazione della Malvasia di Salina verso i paesi Nord-Europei e soprattutto l’Inghilterra. Nella seconda metà dell’Ottocento lo sviluppo della Malvasia è assolutamente incredibile perché dà la forza alla famiglie salinare per costruire barche ancora più grandi. Arrivano qui i mastri d’ascia da Napoli, fanno un cantiere in località Barone e cominciano a costruire i bovi e le marticane, tipiche imbarcazioni mediterranee. E da qui comincia uno sviluppo autonomo dell’economia salinara. Le golette attraverseranno perfino l’Oceano Atlantico raggiungendo New York. Naturalmente una flotta così imponente aveva bisogno di tutte le attrezzature necessarie, da qui l’esigenza della costruzione del Faro, prima allo scario di Malfa e poi a Capofaro: la lanterna di Capofaro diventa lo spartiacque tra il versante Est e il versante Nord. Le due isole si specializzano, Lipari produrrà passolina e Salina viene destinata soltanto alla produzione di Malvasia. Improvvisamente alla fine dell’Ottocento arriva la fillossera e arriva come un incendio, un incendio che devasta i vigneti eoliani, li distrugge per oltre il 90%. La popolazione è costretta a partire. La produzione riprende lentamente con grande difficoltà agli inizi del 1930 perché intanto si sono ripiantati i vigneti con il portainnesto americano”.
C.d.G.