LA FESTA DE LE SOSTE DI ULISSE – L'intervista con il vicepresidente dell'associazione: “La festa può diventare annuale: un anno in Sicilia e un anno all'estero. Il mio sogno: una scuola di alta formazione”
(Luciano Pennisi)
Felice e tanto. Glielo si legge negli occhi. Luciano Pennisi, patron dello Shalai di Linguaglossa in provincia di Catania e vicepresidente de Le Soste di Ulisse, scarica la tensione il giorno dopo la chiusura dell'evento che ha reso protagonista l'intera Sicilia nella due giorni che si è tenuta al Grand Hotel Minareto di Siracusa.
“Sono veramente soddisfatto – dice Luciano – non solo perché tutto è andato bene dal punto di vista organizzativo, ma anche dalla felicità dei miei colleghi e delle persone che hanno partecipato all'evento”. Ieri, dopo la consegna del titolo di ambasciatore al bistellato Antonino Cannavacciuolo (puoi leggere qui la nostra intervista esclusiva), sul palco sono saliti tutti gli associati de Le Soste guidati dallo chef Pino Cuttaia. Nella due giorni dell'evento, tra i temi emersi anche quello della formazione: “Io ho un pallino – dice Luciano – che era anche quello del nostro amato presidente Enrico Briguglio: riuscire a realizzare con Le Soste una scuola di alta formazione per giovani, non solo per cuochi, ma anche per il personale di sala”.
La forza de Le Soste, oggi, a parte l'eccellenza siciliana che rappresenta, è l'amicizia vera e sincera che lega il gruppo. Ne siamo testimoni: “I valori e il rispetto sono fondamentali – dice Luciano – Pur rimanendo un'associazione fatta da tante teste, perseguiamo un solo obiettivo, che è quello di portare il brand Sicilia in giro per il mondo”. E a proposito. Dopo la “bomba” lanciata da Pino Cuttaia un paio di giorni fa sulla possibilità di organizzare la Festa de Le Soste ogni anno e non ogni due anni come avviene oggi, Luciano, di contro, di bomba ne lancia un'altra: “Ok la festa ogni anno, ma un anno in Sicilia e un anno all'estero”. Le Soste insomma adesso guarda al futuo. Lo fa attraverso i giovani, “che hanno voglia di investire su questa terra – dice Luciano – non solo nel campo dell'enogastronomia, ma anche in tutta la filiera. Perché è compito nostro valorizzare tutto quello che di buono si fa in Sicilia, a partire dai piccoli produttori che hanno bisogno di farsi conoscere al di fuori dei confini regionali. E talvolta provinciali”.
G.V.