Giornale online di enogastronomia • Direttore Fabrizio Carrera
L'evento

L’incontro della cucina italiana con quella giapponese: un evento speciale a Milano

07 Agosto 2015
Marco_Massarotto Marco_Massarotto


(Marco Msssarotto)

L’accesso è gratuito. Ma i posti disponibili sono solo 120. Chi non farà in tempo a prenotarsi, mettendosi in coda, e ne vale la pena, potrebbe occupare il posto di qualche ritardatario o di chi ha rinuciato. 

Tutto questo in piena calura estiva, domenica 9, alle ore 14, a Milano presso i saloni della Camera di commercio Svizzera in Italia prenotati dal Chubu Regione Institute for Social and Economic Research e patrocinato dalla Prefettura (che corrisponde alle nostre regioni) di Aichi, la Città di Nagoya e il Consolato generale del Giappone a Milano per un evento ideato con l’obiettivo di contribuire allo scambio tra Italia e Giappone sulla cultura dell’alimentazione fermentata. Il progetto prende spunto dal tema che ha animato l’edizione 2005 di Expo, che si è svolto proprio in quella prefettura giapponese, terra nativa del sushi, raccogliendo l’eredità filosofica del tema “La saggezza della natura”, ampliandolo e applicandolo a quello di Expo Milano 2015, “Nutrire il Pianeta”.   

E l’incontro ha proprio lo scopo di raccontare i segreti degli alimenti fermentati della Prefettura di Aichi. E il compito di mettere in pratica quanto sarà detto nel corso del convegno è poi  affidato ad maestro come Haruo Ichikawa, chef del milanese ristorante Iyo, unico giapponese in Italia a conquistare la stella Michelin, che delizierà i 120 fortunati congressisti con un workshop in cui preparerà il temakizushi che poi abbinerà ad una degustazione di sake e tè giapponesi.


(Haruo Ichikawa)

Prima che entri in attività il Maestro Ichikawa, i congressisti saranno già a conoscenza di tutti i segreti di prodotti fermentati di cui Aichi è famosa nel mondo: addirittura una fonte inesauribile di prodotti fermentati. Perché docenti ed esperti presenteranno il miso di soia che richiede 1000 giorni di fermentazione, lo shoyu, l'aceto, il mirin e il sakè, che simboleggiano l'abbondanza dell'alimentazione fermentata di  un territorio che copre l’isola di Honshu, nel centro del Giappone. Perciò, questa iniziativa rappresenta un ponte ideale tra la cultura giapponese e quella italiana attraverso gli elementi di base dell’alimentazione. Oltretutto messi in pratica di Iyo.

Di questo, comunque, ne parleranno  Kato Masashi, docente di agraria e scienze biologiche applicate presso l’università Meijoche ha pure creato un lievito dal fiore di ciliegio e garofano e  realizzato un sakè giapponese molto simile al vino. Andrea Pezzana, docente di nutrizione presso l'Università di scienze gastronomiche di Pollenza e SoSD di dietetica e nutrizione clinica presso l'Ospedale “San Giovanni Bosco” di Torino, che tratterà gli aspetti medico-sanitari. Nobutaro Asai, presidente dell’azienda di miso “Maruya Haccho Miso” fondata nel 1337 e d’allora produce miso senza l’aggiunta di additivi utilizzando come materia prima esclusivamente il sale e la soia, che mette in botti di legno di 2 metri con un diametro di 2 metri e con, sulla sommità, dalle 400 alle 500 pietre per un totale di circa 3 tonnellate per poi lasciare fermentare per circa 2 anni; questo tradizionale modo di preparazione è portato avanti e protetto da circa 50 artigiani.  Marco Massarotto, presidente dell’Associazione culturale per la promozione e lo scambio enogastronomico Giappone-Italia “La via del Sake” e che due volte l’anno organizza tour enogastronomici sul sake, oltre a diffondere nel milanese i prodotti, la tradizione e la cultura giapponese. Hayashi Mototsugu, presidente di “Vino Hayashi” specializzato nell’esportazione di vino ma anche divulgatore della cultura alimentare italiana e giapponese. Questo signore, nel 2010 è stato il primo asiatico a lavorare come capo sommelier in un ristorante 3 stelle Michelin e nel 2012 ha addirittura vinto il concorso come migliore sommelier d’Italia.

Dopo Yamada Mika, docente di gestione alimentare e di teoria e pratica dei dolci presso il Nagoya Future Culture College e autrice di diversi libri sui dolci fermentati,  farà degustare ai congressisti alcuni dolci di sua produzione. 

Michele Pizzillo