(Luigi Moio)
di Manuela Zanni
“Il respiro del vino è la sua essenza che va oltre il suo profumo perchè è qualcosa che lo rende vivo”.
Si è aperto con queste parole il seminario tenuto da Luigi Moio, un vero e proprio guru del mondo enologico che si è tenuto presso l' Hotel delle Palme di Palermo dopo la presentazione del suo libro “Il respiro del vino” alla Feltrinelli di Palermo. Il vino è un' invenzione dell'uomo. La più frivola, volendo, poichè non ha uno scopo specifico. Il vino è arte, è piacere, è edonismo ecco perchè non è tollerabile che un vino non sia buono, ma anche e soprattutto bello. Come bello deve essere tutto ciò che gravita intorno al caleidoscopico mondo del vino. La bellezza del vino, dunque, è una sua cararatteristica fondamentale. Quella dalla quale non si può proprio prescindere. È questo il senso dell' insegnamento di Moio.
(Un momento della degustazione)
“Bisogna ridurre la confusione che c'è intorno al vino – ha detto Moio – La Francia è maestra in questo e noi abbiamo tutto da imparare da questa terra che ha fatto della bellezza del vino il leit motiv delle etichette prodotte in questo territorio”. Tutti i sensi sono coinvolti nella degustazione del vino innanzitutto perchè non si possono scindere gli uni dagli altri e poi perchè anche il suono della bottiglia che si stappa fa parte della nostra percezione del vino che andremo a bere e della sua corrispondenza rispetto alle nostre aspettative. Il profumo del vino da sempre suscita perplessità perchè non è mai abbastanza chiaro fino a che punto sia vero che all'interno di un bicchiere di vino vi possano essere profumo e aromi così diversi e complessi. In realtà è proprio così: secondo Moio i vitigni si distinguono in due macrocategorie: solisti e orchestrali. Utilizzando termini mutuati all'ambito musicale, i primi sono riconoscibilissimi e riescono da soli a “tenere la scena”; i secondi invece da soli sono “meno talentuosi” e acquistano valore solo se “suonano” insieme ad altri. Esempi di vitigni solisti sono il Moscato, l'uva fragola, Cabernet sauvignon, Pinot noir, Nero d'Avola, Riesling, solo per citarne alcuni. Chardonnay e Merlot sono poi due misteri perchè sono riconoscibilissimi pur non avendo molecole riconoscibili. Non tutte le molecole infatti sono odorose.
(I vini in degustazione)
La degustazione di 8 vini bianchi, annata 2015, tutti monovitigno, vinificati e affinati senza uso del legno, è avvenuta alla cieca procedendo per “indizi” partendo dall'analisi olfattiva del vino a bicchiere fermo per poi continuare dopo avere roteato i calici per scoprire le differenze organolettiche dei descrittori che caratterizzano ciascun vitigno “solista” al fine di avere delle forti e nitide espressioni dei profumi varietali del vitigno in modo da poter spiegare quali sono le molecole responsabili degli aromi dei diversi vini. Alla fine del seminario ha concluso Moio: “Il vino è emozione. Va goduto senza prendersi troppo sul serio”.
Ecco l'elenco dei vini degustati:
- Friuli Isonzo Piere Sauvignon – Vie di Romans
- Valle D'Aosta Chardonnay – Les Cretes
- Val Venosta Riesling – Falkenstein
- Alto Adige Gewurztraminer “Classic” Tiefenbrunner
- Sicilia Grillo Parlante – Fondo Antico
- Sicilia Rajàh – Gorghi Tondi
- Etna Bianco – Tornatore
- Sicilia Shiarà – Castellucci Miano