Gramsciano, pasoliniano.
Questa è la definizione che ieri Jonathan Nossiter (nella foto), regista franco americano di Mondovino, ha dato del vino naturale durante il dibattito/degustazione curato da Massimiliano Montes e Cronache di Gusto ai Cantieri Culturali della Zisa, a Palermo con la collaborazione dell’Institut Français di Palermo diretto da Eric Biagi. L’incontro è stato occasione per presentare il suo libro “Le vie del vino” edito in Italia da Einaudi, e per chiacchierare insieme ad appassionati del genere e ad alcuni produttori di vino biologico e naturale siciliani. Presenti Giovanni Scarfone di Bonavita, Manfredi Guccione, Marco Sferlazzo di Porta del Vento, Gianfranco Daino per l’azienda agricola Daino e in rappresentanza del consorzio I Vigneri, Paola Lantieri, Nino Barraco, Massimiliano Solano di Valdibella.
Democrazia è il filo conduttore del Nossiter pensiero che ha voluto condividere con i presenti e di cui è impregnato il suo racconto filmico premiato a Cannes nel 2004, accolto da alcuni grandi del vino come dissacrante. Il vino è lo specchio della società per il regista. “E’ sempre stato così – ha detto – sin dal tempo dei Greci, dei Romani. E’ stato strumento di colonizzazione, di potere, e da un lato è anche stato l’unico strumento che è riuscito a mettere insieme l’agri- cultura con l’alta cultura”.
Ha osannato la figura del vigneron, per lui ultimo baluardo della democrazia, in un mondo dove neanche il cinema, come denuncia il regista, detiene più la sua funzione di veicolo di cultura. Prende ad esempio il vino naturale e la filosofia di produzione come atto di resistenza. “Negli anni’80 abbiamo assistito a cambiamenti radicali nella politica mondiale e in quella del vino, che ha vissuto un exploit di sentimenti democratici. Oggi solo nell’ambito dei vini naturali perdurano ancora”, ribadisce Nossiter il quale, come tiene anche a precisare, non inquadra il discorso in senso politico ma in senso etico e filosofico. “Mi ispiro alle figure di Gramsci e Pasolini per descrivere cosa è per me il vino naturale perché il loro esempio è stato una difesa della dignità dell’uomo. E il produttore di vino naturale è portatore di questa dignità. E’ un innovatore, non un reazionario. Lo muove il desiderio ottenere e condividere ciò che viene dalla natura più beata con gli sforzi umani più nobili”. Un ruolo che con difficoltà il piccolo produttore assume dinnanzi a logiche schiaccianti, le definisce tali il regista, di un sistema che produce milioni di bottiglie.
E per dare voce a questa figura nasce quindi il progetto di Mondovino. Che non gli ha risparmiato querele e critiche da nomi altisonanti dell’enologia, come Michel Rolland, considerato il migliore enologo del mondo, che sentitosi accusato dal film come creatore di vini “costruiti”, a distanza di otto anni dall’uscita del film si ricorda ancora di Nossiter dedicandogli un capitolo “di risposta” nel suo ultimo libro.
Ecco i vini degustati durante il dibattito.
Etna Rosso Doc 2002, Massimiliano Calabretta; Faro 2009, Bonavita di Giovanni Scarfone; Pythos anfora 2010, COS; Malvasia delle Lipari, Paola Lantieri; Gibril 2010, azienda agricola Guccione; Maquè Rosato, Porta del Vento di Marco Sferlazzo; Aetneus 2007, Custodi delle Vigne dell’Etna di Mario Paoluzi; Suber 2009, Azienda agricola Daino; Grillo 2010, Nino Barraco; Isolano 2010, Valdibella.
C.d.G.