Il nome è un omaggio alla leggenda della nascita del paese di Furnari, nel messinese. E' il primo metodo classico ottenuto con uve Nocera
(Nino Cambria, Antonello Cracolici e Maurizio Crimi)
Un vino, una cantina, un prodotto d'eccellenza possono riscattare un territorio? È questa la domanda con cui Fabrizio Carrera, direttore di Cronache di Gusto, apre il convegno che si è tenuto a Furnari in occasione della presentazione del “Fin che venga”, primo spumante metodo classico nato dal vitigno autoctono Nocera, da millenni coltivato nel messinese.
A lanciare la sfida, coniugando tradizione, territorio e tecnologia è Nino Cambria patron di Cambria Vini, cantina di Furnari, in provincia di Messina dal 1984. Nella terra del Mamertino, la sua è un'azione pioneristica in una territorio fortemente votato al vino. “Furnari è sempre stata terra di vino – ha affermato il produttore durante la presentazione. “Credo e scommetto nel Nocera e nel mio territorio che ha molto da dire. Per questo ho messo insieme territorio, tradizione e tecnologia, elementi che sono secondo me necessari al futuro del vino”. “Fin che venga”, il cui nome è un omaggio alla leggenda della nascita del paese di Furnari, fa da apri pista alla riscoperta del territorio. A sottolineare la necessità di fare sistema in questo particolare momento storico e di rinascita sono stati vari relatori.
“Ricordo la storia del vino a Furnari legata alla vita di ogni famiglia del paese. Penso che il vino possa rilanciare il territorio, ma serve impegno perché qui ci caratterizziamo per una forte frammentazione della proprietà agricola e questo per certi aspetti è un limite. Non è semplice mettere insieme tante singole realtà. Ma Furnari si presta alla produzione vinicola e ci crediamo”, ha affermato Maurizio Crimi, sindaco del paese. “Sul territorio ci sono diverse aziende con prodotti di grande qualità e insieme possono riscattare il territorio e la storia del vino di Furnari, che dopo millenni ha rischiato la scomparsa – ha affermato Salvatore Bottari direttore Ipa Messina – Abbiamo delle difficoltà a lanciare le nostre imprese per la loro dimensione ma il nostro prodotto è ricercato e apprezzato, e per questo ci attende un lavoro impegnativo ma necessario per valorizzare il nostro territorio”. A parlare del vitigno protagonista da cui nasce il metodo classico della cantina è l'agronomo Alessandro Picciolo dell'Irvo. “Il successo del Nocera è leggendario, veniva coltivato su tutta la piana del messinese e aveva una importanza notevole perché si prestava ad essere usato come vino da taglio. Le ricerche dimostrano che la cultivar è molto ricca in polifenoli e di profumi. Ed una sperimentazione del 1985 ha reso note le sue proprietà antiossidanti, superiori a quelle di altre cultivar a bacca rossa come il Nerello Mascalese o il Nero d'Avola”.
A raccontare la novità della cantina è Il giornalista Nino Aiello. “Il lavoro di Nino Cambria è pioneristico in un contesto in cui tutto è da scoprire. C'è un modello Nocera da immettere sul mercato, con una grande storia alle spalle ma con un futuro tutto da disegnare”. Alla presentazione anche Leonardo Agueci, presidente Providi Sicilia e Antonello Cracolici, assessore regionale siciliano alle Politiche Agricole. “Se c'è una cosa che ho imparato in questi 500 giorni di assessorato è questa: se uniamo la nostra qualità alla capacità di narrarla, allora possiamo far acquisire alla filiera dell'agroalimentare un bel salto di qualità. Stiamo conoscendo un tempo che la Sicilia non ha mai avuto. Oggi non produciamo solo per la memoria storica ma scopriamo che il sistema agroalimentare è economia. Stiamo scoprendo quindi il valore della convenienza della qualità. E iniziamo a far funzionare le cose facendo sistema aggregando singole identità, che possono divenire proprio il nostro punto di forza”.
C.d.G.