di Gianna Bozzali
Un tuffo nel passato, nella storia di un vino, di un territorio oggi culla dell'unica Docg dell'isola. Stories, Food and Design l'evento enogastronomico che si è tenuto nella bellissima sala affrescata dell'Antico Convento di Ragusa Ibla ha saputo stupire piacevolmente i commensali presenti con il racconto minuzioso e coinvolgente dell’archeologo Giovanni Di Stefano sul “Vinum Mesopotamium”, l'antenato del Cerasuolo di Vittoria.
Lo stesso racconto che ha ispirato la realizzazione di particolari ricette elaborate dopo un attento studio dallo chef Giovanni Galesi e la creazione di un pannello di ben 40 piatti da dessert, realizzato dal designer calatino Andrea Branciforti: una sorta di mappa di quelle che dovevano essere le rotte commerciali del vino che nell'antichità si produceva lungo il fiume Ippari. Un vino rosso ciliegia, corposo, profumato così come quello ancor oggi prodotto, conosciuto sin nel passato in Italia (in particolare era bevuto nelle Terme a Pompei) ed in Africa così come emerso dal ritrovamento di anfore riportanti delle “etichette” che ne testimonierebbero la produzione in questa area dell'isola ed il commercio a bordo di navi che partivano dal porto di Camarina.
Un storia che testimonia come questa zona sia sempre stata vocata alla produzione di vini, per i terreni particolari, il clima, la posizione geografica nella cosiddetta fascia del sole, che come spiegato ai presenti dal Presidente del Consorzio di Tutela del Cerasuolo di Vittoria, Massimo Maggio, sono tutti elementi che in passato così come oggi hanno consentito di dare origine a dei vini con ben precise caratteristiche di pregio e dove poi l'azione dell'uomo, con la sua sapienza e dedizione nella coltivazione, ha fatto il resto, elevando questa bevanda a vino Docg.
(Giovanni Galesi e Andrea Branciforti)
Entusiasti i presenti che dopo aver ascoltato la storia ed aver imparato qualcosa in più sull'importanza di questo vino hanno partecipato alla cena degustando dei piatti in cui lo chef Galesi ha voluto rievocare alcuni usi culinari antichi, alcuni tratti dai testi di Apicio, realizzando delle portate che hanno “trasportato” i partecipanti a quelli che di certo erano i sapori ed i profumi delle ricette del passato. L'ultimo piatto, un “morbido di ricotta, pera glassata, gelato al fondente e mosto di birra”, è stato servito sulla mappa in ceramica che al termine della cena gli invitati hanno portato via con sé: anche loro del resto sono diventati protagonisti della serata, facendo parte della straordinaria installazione alla quale resteranno legati oltre che dal ricordo dei profumi e dei sapori anche attraverso il piatto da tavola, pezzo unico dell'installazione stessa.
Ancora una volta con Stories, Food and Design, due mondi d'alto artigianato, ossia cucina e design, contenuto e contenitore, si ritrovano insieme a dialogare all'interno dello spazio tavola ispirati da un racconto. Questa è stata la volta del Vinum Mesopotamium …. Non ci resta ora che attendere il prossimo evento per ascoltare una nuova storia, gustarla e naturalmente ammirarla con tutti i nostri sensi.