Il boutique hotel con annesso ristorante stellato festeggia il primo storico traguardo con una grande festa: “Tutto nato per una scommessa. Oggi siamo un punto di riferimento”
di Giorgio Vaiana, Linguaglossa (Ct)
Dieci anni. Tanti ne sono passati da quando lo Shalai, a Linguaglossa in provincia di Catania, ha aperto i battenti.
Dal 2009 ad oggi tante cose sono cambiate. Ma non lo Shalai. Che è rimasto identico, preciso a come lo avevano pensato la famiglia Pennisi e l'archietetto Lucia Papa, cugina di Luciano e Leonardo Pennisi, che gestiscono la struttura. Perché la nascita dello Shalai si intreccia lungo l'asse Toscana-Sicilia, davanti a un calice di vino, una fetta di carne e quattro chiacchiere durante il freddo mese di dicembre nel corso delle vacanze natalizie. C'è una scommessa alla base di questa apertura. Quella fatta da Lucia e da Rosario Pennisi, grande macellaio e persona dai sani principi morali. “Cosa vorresti fare come primo lavoro quando ti prenderai la laurea?”, chiese Rosario a Lucia che stava studiando architettura a Firenze: “Trasformerò il vecchio comune”. Già, perchè quello che oggi è lo Shalai, nei tempi antichi era la sede storica del comune di Linguaglossa, un vecchio e bellissimo palazzo nobiliare che era stato acquistato dalla famiglia Pennisi per essere trasformato in abitazioni. Ma Lucia aveva altre idee.
(Luciano Pennisi)
Ed è così che pian piano balenò l'idea di investire in quel palazzo per renderlo ancora più speciale. Furono notti insonni, piene di carte, di planimetrie, di cataloghi. Ma lo Shalai prendeva forma nella testa di Luciano e Leonardo. Ci vollero quattro anni e mezzo di lavori di ristrutturazione. Alla fine ecco lo Shalai. E anche il nome. Che prende spunto dal termine siciliano “scialare”, che vuol dire stare bene, anzi benissimo, godere. E stare allo Shalai è come stare a casa. Fin dal suo ingresso. Saranno i colori, i profumi che ti inebriano la testa e l'anima, ci si rilassa, si dimenticano i pensieri stressanti, si viene catapultati in un mondo magico. Perfetto. “Era il 2000 quando iniziammo a ragionare su quello che potevamo fare in questo palazzo – racconta Luciano Pennisi – Abbiamo aperto dopo tante vicissitudini, nel 2009. E da allora lo Shalai è rimasto intatto. Se non per alcuni interventi di manutenzione ordinaria”.
(Il ristorante dello Shalai)
Ci sono 13 camere, un centro benessere e un ristorante. Che oggi vanta anche la stella Michelin (arrivata nel 2015). In cucina c'è il talentuoso Giovanni Santoro, una vita al lavoro con la famiglia Pennisi (si occupava di catering), poi la promozione nella cucina dello Shalai. “Giovanni era stato sempre uno di famiglia – dice Luciano – E noi per lo Shalai volevamo uno chef di fiducia e del territorio. Giovanni è nato e cresciuto a Linguaglossa e ci siamo sempre resi conto della sua passiona per la cucina, ma soprattutto della sua mano delicata, un professionista in grado di trattare le materie prime con grande amore e competenza, senza mai stravolgere i loro sapori”. E così è andata. Giovanni ha creato i primi piatti, oggi must dello Shalai e che saranno riproposti in occasione della grande festa dei dieci anni in concomitanza con l'evento Sha (leggi questo articolo>). “I primi tempi sono stati drammatici – racconta Luciano – Sapevamo che le cose non sarebbero andate bene, ma non ci aspettavamo questi numeri negativi”. Già, perché proprio mentre lo Shalai prendeva forma, nel 2002 una grande eruzione dell'Etna distrusse anche gli impianti di risalita: “Eravamo scossi anche noi da questo avvenimento e pensavamo che non sarebbero venuti turisti sull'Etna per un po', ma siamo sempre stati determinati”. Anche se i colleghi albergatori di Luciano non gli davano certo conforto: “Mi prendevano per pazzo – racconta Luciano – Anche per la formula che avevamo ideato con il centro benessere. Mi avevano detto di toglierlo e fare camere”. Tra il 2009 e 2010, i primi mesi di vita dello Shalai, vivono in contemporanea alla grande crisi economica che investì l'Italia: “Numeri vicini allo zero – racconta Luciano – e anche il nostro bar e la nostra macelleria fecero registrare cali di vendita mostruosi”.
(Luciano e Leonardo Pennisi con lo chef Giovanni Santoro e il suo staff)
Ma la determinazione, se unita alla passione, viene sempre premiata. Pian piano lo Shalai cominciò ad essere riconosciuto e apprezzato: “Arrivarono i clienti giusti, quelli che volevano vivere certe esperienze – racconta Luciano – La voce cominciò a girare e così arrivarono i primi riconoscimenti (tra questi quello del Touring Club e il nostro Best in Sicily) e poi la stella Michelin. Che fu una vera sorpresa. Sapevamo di essere in lista, di essere lì ad un passo, ma ci aspettavamo un'attesa di altri due anni almeno”. Per lo Shalai dunque è la ciliegina sulla torta, la consacrazione assoluta nel panorama nazionale ed internazionale: “La stella ci ha fatto prendere quella credibilità che oggi possiamo vantare non solo a livello regionale – dice Luciano – Ci ha dato tanta visibilità. Ma è un corollario di un progetto ampio, che comprende tante esperienze che vogliamo far vivere ai nostri ospiti, che devono ritornare a casa felici, contenti di essere stati qui. Desideriamo che si sentano a casa”. Oggi lo Shalai è una mini-azienda con 20 dipendenti tra accoglienza, centro benessere, albergo e ristorante. E Luciano, ancora oggi, stenta a credere del piccolo gioiellino che sono riusciti a creare: “Noi prima di tutto siamo famiglia, poi capo e dipendenti – dice Luciano – E non è una frase fatta. Abbiamo avuto un sacco di offerte lavorative per lasciare Linguaglossa, opportunità anche importanti, ma abbiamo ringraziato e declinato perché abbiamo sempre creduto nell nostra terra. Siamo “etnari”, un termine che ho coniato io e che racchiude le parole etnei e montanari. E tali vogliamo rimanere. L'Etna ci sorveglia dall'alto e ci protegge”.
(Una camera dello Shalai)
Già proprio quell'Etna che è sempre di più sulla cresta dell'onda e sta diventando uno dei territorio del mondo del vino più importanti a livello internazionale: “Il successo dell'Etna è iniziato proprio in concomitanza all'apertura dello Shalai – dice Luciano – Oggi questo successo ci ha aiutato tantissimo. Ha puntato i riflettori su questo territorio che io reputo uno dei più belli al mondo”. Di nuovi progetti, “ce ne sono tanti”, svela Luciano, che però non lascia trapelare nulla: “Tante idee, ma ancora in fase embrionale – dice – Non ci sono progetti veri e propri. Abbiamo voglia di fare, di aumentare l'offerta in questo territorio. Ma sono idee che ancora devono essere messe nero su bianco”. E non parlate di seconda stella: “Noi lavoriamo ogni giorno con umiltà – dice – Il nostro obiettivo è quello di far vivere agli ospiti esperienze memorabili e che li colpiscano. I riconoscimenti fanno sempre piacere, ma non vanno mai inseguiti. Devono essere, piuttosto, la chiusura di un cerchio, una sorta di pacca sulla spalla come per dirti che quello che hai fino ad oggi lo hai fatto proprio bene”.