L'intervista con Luigi Caricato, oleologo, direttore di Olio Officina nel corso della seconda giornata del convegno che per la prima volta si è svolto in una regione meridionale
(Paolo Inglese, Tiziano Caruso, Luigi Caricato, Antonino Rallo, Manfredi Barbera, Lucio Monte)
da Marsala, Lorella Di Giovanni
Nella storica tenuta del Baglio Biesina a Marsala si è svolta la seconda giornata della tappa siciliana di Enovitis in Campo: un evento dedicato al settore del vino con un momento di approfondimento sul comparto olivicolo, quale importante risorsa per l’agricoltura mediterranea che sempre più spesso si accompagna alla viticoltura.
Il convegno “Una nuova olivicoltura per rilanciare il settore”, organizzato e moderato dall’oleologo Luigi Caricato, direttore di Olio Officina, è stato l’occasione per discutere su concetti quali la qualità e la redditività, la tipicità e la multifunzionalità, la tradizione e l’innovazione, la cultura imprenditoriale e la cooperazione, per individuarne possibili elementi di raccordo e costruire una strategia coerente volta al rilancio dell’olivicoltura siciliana.
Prima dell’inizio dei lavori, abbiamo incontrato e intervistato Luigi Caricato.
L’olivicoltura italiana deve cambiare volto per superare la crisi e per rafforzare la sua competitività sui mercati: quali opportunità si prospettano per gli olivicoltori siciliani dall’attuazione del Piano Olivicolo Nazionale e dall’istituzione dell’Igp Sicilia?
“Il Piano Olivicolo Nazionale porta con sé una dotazione di 20 milioni di euro, utilizzabili da qui al 2017. Si prevede inoltre un coordinamento con le Regioni, in modo da far leva sui fondi europei destinati ai Programmi di Sviluppo Rurale, rafforzando ulteriormente l’operazione a favore dei produttori. L’ottenimento dell’Igp Sicilia è una grande opportunità per il comparto olivicolo regionale, rappresentando la giusta alternativa al sistema delle Denominazioni di Origine Protetta. Le DOP, infatti, tutelando una produzione territorialmente circoscritta, non hanno consentito il raggiungimento di quantità significative di prodotto certificabile; decretando così il fallimento del sistema. L’IGP a valenza regionale, invece, supera le logiche della differenziazione qualitativa del prodotto su base geografica e della proliferazione di marchi simili e poco riconoscibili, per abbracciare “potenzialmente” l’intera produzione olivicola Siciliana, identificandola sotto un unico marchio di qualità certificata”.
L’olivicoltura siciliana: quale lo stato dell’arte e quali le prospettive auspicabili?
“L’istituzione dell’Igp Sicilia non potrà certamente risolvere i problemi dell’olivicoltura siciliana: riconducibili questi ultimi principalmente a un sistema produttivo obsoleto nelle pratiche colturali e nel management. Il comparto da sempre, infatti, rifugge e contrasta l’innovazione, guardando al passato e alla tradizione in un immobilismo inoperoso. Si auspica pertanto un cambio di rotta del settore olivicolo verso una maggiore consapevolezza dell’importanza di introdurre in azienda le innovazioni di prodotto, di processo e organizzativo-gestionali, riconoscendo nell’innovazione l’evoluzione ‘in chiave strategica’ della tradizione”.
Siamo entrati nella nuova programmazione, una sua riflessione sui nuovi Programmi di Sviluppo Rurale.
“In tutti questi anni molte Regioni italiane non hanno colto nel segno i Programmi di Sviluppo Rurale, lasciando che i fondi europei si traducessero in investimenti difficilmente collocabili all’interno di progettualità e strategie pianificate. Si spera che in questa nuova programmazione lo strumento del Psr possa invece dare una spinta propulsiva forte all’agricoltura dell’Isola”.
(Antonino Caleca, Tiziano Caruso, Luigi Caricato, Maurizio Lunetta)
Il convegno è cominciato con i saluti di Antonino Rallo, presidente del Consorzio di tutela Vini Doc Sicilia, e con l’intervento di Tiziano Caruso, dell’Università degli Studi di Palermo, che ha subito posto la questione riguardante la scarsa propensione all’innovazione che caratterizza, da sempre, il comparto olivicolo e che ha contribuito in modo decisivo all’intensificarsi della crisi in cui oggi versa il settore. “Un’olivicoltura redditizia, competitiva e orientata al mercato non può più prescindere dall’introduzione di processi innovativi quali la meccanizzazione, la razionalizzazione degli impianti, le tecniche della coltivazione di precisione, le nuove cultivar, ecc.” dice Caruso, sottolineando che non si deve essere diffidenti verso le innovazioni, ma piuttosto considerarle come strumenti di valorizzazione del nostro patrimonio olivicolo e imprenditoriale.
“Oggi l’Università non può più occuparsi di trasferimento di conoscenza e di innovazione, poiché questo compito spetta all’assistenza tecnica pubblica”, così Paolo Inglese, dell’Università degli Studi di Palermo, risponde alla domanda di Luigi Caricato che si interroga sul perché, in questi anni, la produzione scientifica e la formazione universitaria non si sia tradotta in una crescita della competitività del comparto olivicolo Siciliano.
Al riguardo, Manfredi Barbera – presidente di Cofiol (Consorzio Filiera Olivicola) e titolare della prestigiosa e storica Azienda di famiglia, la Premiati OleificiBarbera fondata nel 1894 – riconosce l’importanza della formazione universitaria per la definizione di profili professionali altamente specializzati e pone l’accento sull’urgenza di creare una classe imprenditoriale preparata e capace di governare il cambiamento e di traghettare l’olivicoltura siciliana verso un futuro prossimo in cui l’aggregazione, l’orientamento al mercato e la cultura imprenditoriale dovranno rappresentare le colonne portanti del settore.
Per Maurizio Lunetta, presidente del comitato promotore dell’olio Igp Sicilia, il futuro prossimo dell’olivicoltura isolana si sta già concretandosi nell’istituzione del marchio ‘Igp Sicilia’, quale importante riconoscimento per la valorizzazione della produzione olearia regionale e strumento indispensabile di aggregazione di forze, intenti, energie e imprenditorialità. Mentre Lucio Monte, direttore generale dell’Irvos (Istituto Regionale Vini e Oli di Sicilia), sottolinea l’impegno e il senso di responsabilità con il quale l’Istituto ha accettato il ruolo di Organismo di Controllo del marchio di tutela.
Convinti delle grandi potenzialità dell’agricoltura siciliana sono Antonino Caleca, assessore siciliano alle risorse agricole e alimentari e Baldo Gucciardi, deputato all’Assemblea Regionale Siciliana che, a margine dell’incontro, hanno voluto manifestare il loro apprezzamento per la manifestazione e il loro interesse affinché Enovitis diventi in Sicilia un’occasione d’incontro annuale da estendere anche ai Paesi che si affacciano sul Mediterraneo, candidando Marsala a capitale mediterranea del vino.