Non si smette mai di conoscere il vino ed una delle migliori occasioni per legarsi ad esso perdutamente è e resta il contenitore “Le Contrade dell’Etna 2023” che, in tre giorni, ha regalato emozioni, sequenze di degustazione con eleganza e competenza e convivialità di settore dal suo start, avvenuto al “Picciolo Etna Golf Resort”, a Rovittello – Castiglione di Sicilia. L’asticella della “sostanza di argomenti” e delle presenze autorevoli e visionarie (come quella dell’artefice di tutta la rassegna – l’indimenticato ideatore del vino di Contrade – Andrea Franchetti) è stata alzata, abbracciando sempre più cantine che si sono intrecciate all’evento della società “Crew” e hanno aiutato a costruirlo. Ottomila i partecipanti all’edizione 14 con 105 aziende tra le giovani e quelle fedelissime che hanno avuto tempo di mostrare i risultati del loro operato ai giornalisti e al pubblico e ieri alle figure professionali di Horeca.
Nella prima giornata, un argomento che certamente farà parlare molto è la ricerca di Sebastiano Torcivia del dipartimento di Economia dell’Università palermitana, dal titolo “Analisi commerciale dei vini etnei” e commissionata da “Crew”. Importanti e inediti dati quelli diffusi dal docente universitario sul valore di queste produzioni. Torcivia ha censito 209 cantine suddividendole tra quelle che producono fino a 10mila bottiglie (piccole), da 10mila a 50mila (medie) e oltre 50mila bottiglie (grandi). Inoltre, ha ripartito i vini prodotti in tre fasce: i vini entry level, quelli ricavati dalle uve da singole contrade e i “gran cru” ovvero quelli ottenuti da singoli vigneti. Dall’elaborazione ha tracciato i seguenti valori medi riferendosi ai prezzi sugli scaffali delle enoteche in Italia. Tra i vini della fascia entry level, il valore commerciale si attesta intorno ai 20 euro; tra i vini ottenuti con uve da singole contrade la stima commerciale si aggira intorno ai 45 euro; tra i vini dai singoli vigneti il valore corrisponde a circa 100 euro; addirittura, per quelli prodotti da cantine con più di 50mila bottiglie il prezzo di questi vini si attesta su circa 130 euro.
La kermesse è stata incoronata da due nomi che hanno dato lustro sul piano della trasmissione mediatica e hanno scelto di stare sotto l’occhio di bue in due talk differenti per la stima incondizionata verso le risorse vulcaniche e per la squadra organizzativa: partiamo da Oscar Farinetti – ideatore di “Eataly” che ha sciorinato con la sua piacevole dialettica le “strategie di celebrazione del vino italiano nel mondo”, intercalando con dei momenti della sua carriera e del suo futuro sull’Etna, grazie alla chiacchierata – intervista con il giornalista del Corriere della Sera Alessandro Trocino. Ma con Farinetti abbiamo cercato di capire quale tipo di comunicazione serva per esportare i vini italiani e che margini di crescita esistano. L’imprenditore cosmopolita ha sicuramente evidenziato che “il marketing della Penisola in questo filone gode di ottima salute e può solamente decollare se si insiste a perfezionare l’aspetto della divulgazione”. Sotto questo profilo il Meridione è più indietro e deve mettersi in pari con il Nord. E poi “bisogna proseguire a tamburo battente sullo stile biologico che è la svolta dell’agricoltura”.
Le masterclass hanno deliziato da mattina a sera della prima giornata di Contrade e sono state il piatto forte di un reggimento di giornalisti accreditati (oltre ottanta con numerosi esponenti di stampa straniera che, magari, era assente da anni in questa zona magica). Il giornalista e wine writer di “Cronache di Gusto” (giornale Media Partner) Federico Latteri ha fatto da guida virtuale tra i versanti dell’Etna, andando a peregrinare dal “Versante Est” ai “Versanti Meridionali”, dal Versante Nord all’approfondimento del Nord con le singole Contrade. E la ciliegina sulla torta è stata l’affinamento in fondo al mare con “Orygini” con due vini di due aziende che hanno sperimentato questo nuovo capitolo della produzione. Insomma, ben 47 vini in assaggio, di cui due di “Orygini: un bianco del comprensorio etneo e un Etna rosso, confrontando lo stesso vino delle due aziende produttrici affinato sia in cantina sia in mare mediante il progetto “Orygini” (a distanza di sei mesi per entrambe le versioni).
Per la data di domenica l’altro nome di spicco: lo chef Heinz Beck che porta con sé le tre stelle Michelin e che ha acquisito la carica di “Padrino di Contrade dell’Etna” con una cerimonia pensata ed effettuata dai promotori di Contrade (Sergio Cimmino, Massimo Nicotra e Raffaella Schirò). A capo del “St. George Restaurant” tra le mura del sontuoso “The Ashbee Hotel” a Taormina, chef Beck si configura come il guru del mangiare raffinato, ma anche con principi di alimentazione sana da oltre 20 anni, unendo la fantasia della ricerca e la tradizione. Lo chef Heinz Beck ha chiarito la sua filosofia di vita trasposta anche in cucina, durante un dialogo con il direttore di “Cronache di Gusto” Fabrizio Carrera. Lo chef tedesco utilizza il pesce dello Stretto di Messina perché è nutriente e ha sposato gli ingredienti mediterranei ma, a quanto pare dopo la domanda specifica dell’intervistatore Carrera, ama anche il pane con le panelle tipico palermitano. Sempre molto apprezzata, nell’area giardino del “Picciolo”, la selezione dei vini “en primeur”, dedicata agli specialisti delle testate giornalistiche.
E’ necessario ricordare il riconoscimento alla ricercatrice del Dipartimento di Agricoltura, Alimentazione e Ambiente dell’Università di Catania Lucia Parafati che è stato conferito dalla famiglia Franchetti e da Contrade come borsa di studio Andrea Franchetti per chi si è distinto in attività afferenti al mondo del vino. La prescelta è vincitrice di un bando Pon “Ricerca e Innovazione” per “l’Impiego degli enzimi in campo enoico”, con cui è diventata ricercatrice a tempo determinato.