di Clara Minissale, Taormina (Me)
Cibo Nostrum è la festa siciliana della cucina italiana. È quell’appuntamento, cioè, che unisce molte eccellenze del nostro territorio nazionale e le fa radunare nella parte orientale dell’Isola.
È quella due giorni che prende il via da Zafferana Etnea, alle pendici dell’Etna e si sviluppa ed espande a Taormina, affacciata sullo Ionio, proponendo dal tardo pomeriggio a notte, piatti salati, dolci e vini: è come trovarsi dinnanzi ad un unico grande buffet lungo un chilometro con, a disposizione, pietanze di ogni forma e fattura. Dolce, salato, carne, pesce, vegetariano, gluten free. Piatti gourmet e cibo da strada. Crudité e stracotti, dessert e gelati, vini siciliani e birra artigianale. E in mezzo a questo oceano di cibo crudo, cotto, in preparazione, si muovono migliaia tra chef, sous chef, aiutanti, apprendisti, studenti degli istituti alberghieri, intenti a dare una mano affinché tutto fili via liscio come l’olio. Fin qui l’ovvio che, unito al solito panorama mozzafiato di Taormina, già sarebbe sufficiente a farti appassionare.
Ma a me piace anche guardare tra le maglie della manifestazione e raccontarvi le cinque cose che mi hanno colpita di più.
Al numero uno metto la qualità del cibo. Cibo Nostrum è una manifestazione che si tiene in strada, lungo il corso Umberto di Taormina e che, quest’anno, ha registrato oltre 30 mila presenze. Gli chef cucinano in postazioni allestite en plein air con decine e decine di persone che fanno la fila – non sempre ordinatamente – per poterne assaggiare il piatto. Non sono, dunque, condizioni ideali eppure, gusti personali a parte, il livello dei piatti è sempre alto, cosa non scontata in manifestazioni del genere.
Al secondo posto metto la possibilità di scovare uno o più chef (ma quanti giovani c’erano quest’anno?!?) il cui lavoro sembra particolarmente interessante e, cosa ancora più da segugi, quella di trovare, tra 277 postazioni, il piatto o dessert che possa essere definito una piacevole scoperta. Esattamente qui, tra le 95 mila degustazioni complessive fatte dal pubblico presente a Cibo Nostrum, io piazzo il dessert di Adi Jugu, giovane pastry chef del Mazzarò Sea Palace di Taormina e il suo “Ispirazione greca”: namelaka allo yogurt, gelèe al cetriolo, terra di olive nere, biscuit al cacao, capperi marinati al miele e bacche di vaniglia, olio extravergine di oliva. Sconsigliato a chi crede che ci siano barriere nette tra dolce e salato (ma con questo dessert avrebbero una chance per ricredersi).
Al terzo posto c’è senza dubbio il forte richiamo degli chef stellati. Quando vi ricapiterà di trovarne così tanti tutti in un solo colpo – e non solo siciliani – ordinatamente allineanti a cucinare per voi? Compreso il bistellato Ciccio Sultano che con Alfio Visalli si diverte a tagliare il tonno e ve ne porge qualche pezzo. Uno spettacolo per gli occhi e il palato. E pazienza se c’è da fare un po’ di fila per degustare i piatti.
Al quarto posto c’è l’atmosfera. Sarò una romanticona, ma vedere tutti questi chef che chiacchierano, si abbracciano, si danno pacche sulle spalle, si divertono anche e nonostante la fatica, per me aggiunge un po’ di sale alla manifestazione. O forse dovrei dire zucchero?
Al quinto posto, “last but not least”, c’è tutto quello che non si vede e che invece è fondamentale per la buona riuscita della manifestazione. Che, ricordiamolo, ha uno scopo benefico: con il ricavato della vendita dei biglietti per le degustazioni destinato alla Fondazione Limpe onlus di Messina a sostegno della ricerca contro il Morbo di Parkinson e per la campagna del Moige contro il Cyberbullismo. Ciò che non si vede, dicevo. Come ad esempio carrelli stracolmi di vino e bibite o, ancora, di materie prime e pentole, spinti dagli chef e dal loro staff su e giù per un chilometro, sotto al sole, fino a raggiungere la propria postazione (il corso principale di Taormina è isola pedonale). Migliaia di porzioni da preparare, affettare, riempire, sorridere, dare spiegazioni, magari accogliere anche qualche lamentela da parte dei soliti golosi impazienti. E poi, alla fine della festa, caricare tutto nuovamente sui carrelli e spingerli lungo lo stesso chilometro ma in senso contrario, con le gambe pesanti e il piacere di esserci stati.
Fuori classifica, poi, ci sono i sorrisi stanchi ma soddisfatti degli chef Seby Sorbello, presidente di Fic Promotion, e Pietro D’Agostino, presidente di Chic Chef per la Sicilia, anime e artefici della manifestazione, sempre in prima linea nella promozione del territorio e di una buona causa.
ALCUNE FOTO DELL'EVENTO
(Alfio Visalli e Ciccio Sultano)
(Giuseppe Geraci)
(Il dessert di ispirazione greca)
(Massimo Mantarro e Lorenzo Ruta)
(Pietro D'Agostino)
(Vincenzo Candiano)