Dedicato alla figura di Giacomo Tachis e ai cinquant'anni del Vinitaly: “Tappa fondamentale – ha detto Cotarella – per quello che è diventato oggi il vino”
(Riccardo Cotarella insieme alla moglie e alla figlia di Roberto Ferrarini)
di Michele Pizzillo
Chiaro e subito al sodo, ed anche un po’ emozionato, Riccardo Cotarella nel suo intervento di apertura del 71^ congresso nazionale di Assoenologi in corso a Verona, dove celebra anche i 125 anni di fondazione dell’associazione.
E, così, avvertendo un clima di calda partecipazione, quasi familiare lo ha definito Cotarella, parafrasando una nota pubblicità, ne ha approfittato per dire “dove c’è vino c’è partecipazione, c’è festa, c’è cultura; anche perché la gente si avvicina a questo mondo con la voglia di conoscere, assetata di cultura”. Per poi passare subito a delineare la figura dell’enologo oggi. Che da presenza marginale (nelle cantine sociali al massimo potevi parlare con il ragioniere, mai con il presidente; nelle aziende private il tuo interlocutore era il fattore, non il proprietario) negli ultimi anni è diventata una presenza fondamentale per il successo del vino, per i conti dell’azienda. Insomma, nessuno può fare a meno dell’enologo, se vuole produrre qualità e avere successo. Perchè, oggi, l’enologo lo trovi impegnato nella produzione ma anche a proporre tecnologia, a dirigere l’azienda e a comunicare i vini, come pure nel vendere i vini. Insomma “siamo stati sdoganati, perché se non c’è l’enologo, non c’è grande vino – ha detto il presidente di Assoenologi accalorandosi nel suo intervento – e, questo, grazie ad un nostro collega che ha fatto capire che dove c’è grande vino, c’è sempre un grande enologo per questo vi chiedo di alzarvi in piedi e omaggiare Giacomo Tachis con un grande applauso”. E, non si è scordato nemmeno di citare un altro grande personaggio del rilancio dell’enologia italiana a partire dagli anni ‘70, Ezio Rivella, che sotto la sua presidenza rafforzò il ruolo dell’associazione degli enotecnici italiani.
Un passo all’indietro, Cotarella ha voluto farlo lo stesso, anche dopo che il suo predecessore alla guida dell’associazione, Giancarlo Prevarin ha tratteggiato la storia dell’associazione, per riconoscere la visione che ebbero nel 1891 Arturo Marescalchi e Antonio Carpenè nel fondare la società italiana degli enologi. E, oggi, sarebbero orgogliosi di quello che stiamo facendo.
(Gabriella Diverio, direttore Assoenologi)
Non è mancata la stoccata agli improvvisatori, agli imbroglioni, agli sciamani che si cimentano a produrre vino senza alcuna base scientifica, perché ha sottolineato Cotarella “la ricerca scientifica è fondamentale in cantina; anzi, grazie alla scienza abbiamo raggiunto i risultati che possiamo anche celebrare questa sera”. Come, per esempio, i 5 miliardi di euro incassati dall’export di vino italiano in tutto il mondo; o i due milioni di visitatori del Palazzo del Vino voluto dal ministro Martina e allestito a Expo da Veronafiere. E, a proposito di Verona, Cotarella ha voluto ricordare che abbiamo organizzato il congresso nella città del Vinitaly e a Palazzo della Gran Guardia, perché qui, 50 anni fa, furono celebrate le prime “giornate del vino” che sarebbero poi diventato Vinitaly.
La prima giornata del 71^ congresso nazionale di Assoenologi che ha come tema “Vino: le nuove frontiere. Ricerca internazionale, aspetti salutistici, culturali e artistici” condotto da Fede e Tino di “Decanter” la trasmissione che Radio2 dedica al vino e al cibo, è stata aperta dalla lettura del messaggio augurale del Presidente della Repubblica Sergio Mattarella e dagli interventi istituzionali del portavoce del sindaco di Verona Flavio Tosi, dell’assessore veneto all’agricoltura Giuseppe Pan, dal presidente della Fiera di Verona Maurizio Danese con il simpatico lapsus “sul presidente della Repubblica Sergio Cotarella” dai presidenti dell’Assoenologi del Veneto Occidentale Luigino Bertolazzi che ha parlato di Verona come della provincia più appassita d’Italia, riferendosi ovviamente alla vocazione di fare appassire l’uva e del Veneto Orientale Celestino Poser, del direttore generale dell’Unione italiana vini Francesco Povanelli che ha chiesto di arrivare ad un unico sistema di chi produce e di chi fornisce tecnologia per il vino, Lucia Vesentini per le Donne del vino e, infine, l’esordio del nuovo direttore dell’associazione, Gabriella Diverio che ha anticipato un po’ il programma triennale del nuovo consiglio di amministrazione di Assoenologi: qualificazione della professione, nuova immagine, puntare su arte, cultura, mercato e scienza.
(Maurizio Danese, presidente di VeronaFiere)
Infine, la consegna del premio Assoenologi per la ricerca scientifica in viticoltura e enologia al lavoro “Un nuovo rivoluzionario processo nella separazione dei mosti” realizzato da Roberto Ferrarini dell’Università di Verona e deceduto qualche mese addietro, insieme a Gian Maria Ciman, Andrea Pizzolato, Carole Rapilly, Marco Franzoso e Giacomo Castagni: questi ultimi hanno espresso il desiderio di devolvere il premio alla famiglia di Ferrarini.
Venerdì e sabato il congresso entra nel vivo con l’approfondimento del tema stabilito per il 71^ appuntamento degli enologi e enotecnici italiani, con la partecipazione delle scuole enologiche di Francia, Germania e Stati Uniti d’America.