(Angelo Gaja e Gaia Gaja)
Angelo Gaja e sua figlia Gaia sono stati gli ospiti d’onore del convegno organizzato da Wine Spectator sui cambiamenti climatici e di come questi influenzino la produzione di vino.
Angelo, come al solito e con una grande padronanza dell’inglese, si è preso immediatamente la scena, parlando ad una platea strapiena dei cambiamenti climatici: “So che è un argomento molto delicato”, ha detto. Accanto a lui, la figlia Gaia che ha sostenuto con grande competenza le tesi del padre. Davanti a loro, una degustazione speciale del Barbaresco firmato proprio da Gaja che tanto piace al di là dell’Oceano.
“Sono tre i fattori determinanti nella produzione di vini di qualità – ha detto Gaja -: la varietà delle uve, il suolo e il clima. Ma mentre le varietà delle uve e il suolo sono gli stessi durante la vita della vigna, le condizioni del clima non possono essere controllate dall’uomo”.
Gaja racconta di come ha visto cambiare il clima in questi ultimi 20 anni, con condizioni spesso estreme, “troppa pioggia o troppa neve, oppure temperature elevatissime, anche 6, 8 grandi fahrenhait in più, che possono aumentare in maniera esponenziale i livelli dello zucchero o dell’alcol, insomma sono condizioni molto pericolose per produrre vino”.
Ma in questi 20 anni, Gaja è stato artefice e testimone del cambiamento verso l’alto della qualità dei vini italiani, “perché i vignaioli sono stati in grado di adeguarsi ai cambiamenti climatici e tirare fuori il meglio da ogni annata, grazie alla nostra esperienza”.
Battuta, poi, riservata ai consulenti delle vigne, “uomini fondamentali – dice Gaja -. La nostra azienda ne ha 7. Con loro ci sono anche 2 botanici e 2 entomologi. Persone preparate e competenti che collaborano con le migliori università. Ma non è facile lavorare con tutte queste persone. Sapete allora come faccio? Non ascolto mai i loro consigli. Mi baso sulla mia esperienza, ma è giusto avere il parere di altre persone esperte. Il confronto serve a scambiarci informazioni e imparare”.
Gaia Gaja, invece, ha svelato i segreti delle vigne delle tenute della famiglia. Che segue protocolli rigidissimi sulla sostenibilità delle vigne: “In ben 700 ettari dei nostri vigneti dove produciamo il Barbaresco non vengono assolutamente utilizzati pesticidi, ma il controllo avviene attraverso una catena naturale, come un verme che facciamo arrivare dalla California per il compost e una farfallina che controlla che questi vermi non si sviluppino più del dovuto. Poi c’è l’erba che ricopre il terreno per mantenerlo sempre ad una temperatura ottimale, le api per impollinare i fiori ed abbiamo piantato ben 250 cipressi, che offrono rifugio ai piccoli uccellini che mangiano anche loro i vermi e soprattutto i cipressi sono perfetti bio-indicatori della situazione generale del terreno. Ci siamo adattati ai cambiamenti. In fondo crescere una vigna è come crescere un figlio”. Poi la spiegazione di come vengono potate le vigne, con “un taglio al top della vite che poi arrotoliamo per evitare la formazione di una nuova vita. Un sistema che ci permette di controllare i livelli di alcol e zuccheri”, spiega Gaia Gaja.
Chiusura di Angelo Gaja dedicata a Papa Francesco: “Anche lui ha dedicato molta attenzione a questo delicatissimo tema dei cambiamenti climatici, chiedendo che i politici facciano qualcosa in questo senso – spiega -. Qual è il rischio? Arrostirsi, con il limone in bocca ed il rosmarino dietro. Ma non è esattamente quello che vogliamo fare. Dobbiamo essere pronti a proteggere il pianeta e, soprattutto, il futuro delle generazioni”.
G.V.