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L'evento

Alla scoperta dei vini autoctoni: a GoWine il meglio dell’enologia di nicchia

25 Gennaio 2016
Francesco_e_Federica_Torello Francesco_e_Federica_Torello


(Francesco e Federica Torello)

Portare il vino in città per invogliare coloro che ritengono che il vino valga un viaggio, a mettersi… in viaggio.

Questo sembra il messaggio che caratterizza le degustazioni in città periodicamente organizzate dall’associazione GoWine “per fare scoprire i luoghi del vino, ovvero le cantine – dice il presidente dell’associazione, Massimo Corrado -; e poi il vino, con le indicazioni delle principali etichette da conoscere e da degustare”. A tutto vantaggio di quei territori che producono grandi vini o, comunque, vini particolarmente graditi dai consumatori, nonché vini che si propongono con un buon rapporto qualità-prezzo. La degustazione organizzata a Milano all’insegna di “autoctono si nasce” è proprio finalizzata a portare all’attenzione degli operatori del settore, ma anche di appassionati di questo fantastico pianeta, vini fortemente radicati nel territorio e quasi sempre valorizzati dall’impegno di “persone di qualità”, così definisce questi vignaioli Corrado, perché rappresentano l’ anima di molti territori vocati a produrre uve pregiate poi trasformate in grandi vini.


(Davide Graunar)

Perciò il 2016 di GoWine parte da Milano – e non poteva essere diversamente perché nelle città vive quel zoccolo duro che anima l’enoturismo -, con un grande banco di degustazione di vini proposti da 35 cantine che rappresentano un po’ la mappa ampelografia italiana. A completare questa mappa, l’enoteca, sorta di “rifugio” si potrebbe dire, di eccellenti vini di 20 cantine che purtroppo a Milano non erano accompagnati dai “genitori” cioè, dagli uomini che li producono.


(Giancarlo Cirillo)

Proviamo a fare un viaggio, a macchia di leopardo, fra i vitigni autoctoni che con i loro vini hanno portato a Milano le “persone di qualità” che li coltivano, promuovendo così anche il territorio dove operano. È il caso del piemontese Luca Aimasso di Diano d’Alba, convinto “dolcettista” che a Milano ha presentato un Dolcetto in purezza, il Diano d’Alba Docg delle vendemmia 2014 che sarà disponibile a partire dal mese di aprile “ma non spingerò troppo le vendite perché ritengo che sia un vino che abbiamo bisogno ancora di qualche mese per esprimere il meglio di questa piccola area a Docg”, dice Aimasso. Che al banco d’assaggio ha proposto pure il Barbera d’Alba superiore della vendemmia 2013.

Sempre dal Piemonte è arrivata quella che possiamo definire la “banda di Ovada” cioè, i 18 produttori di Ovada Docg che marciando a ranghi serrati, sono convinti di potere conquistare una fetta di consumatori milanesi di vino di qualità. È la speranza di Italo Danielli, presidente del Consorzio di tutela, in particolare quelli ottenuti da uve Dolcetto. Mentre Francesco Torello, insieme alla figlia Federica, le uve di Dolcetto e di Barbera le utilizza per produrre vini che si fregiano della certificazione bio vegan, che saranno imbottigliati il prossimo mese di febbraio e disponibili per il consumo a partire dalla prossima primavera.


(Italo Danielli)

Alla degustazione milanese di GoWine, i Torello, con il loro Castello di Grillano di Ovada questi vini li hanno presentati in anteprima, prelevandoli direttamente dalla botte. Molto agguerrita anche la presenza dei produttori del vino di Dogliani che nel 1984 hanno dato vita alla “Bottega del vino di Dogliani” per incentivarne promozione e valorizzazione. Così, al banco di degustazione c’era la disponibilità delle etichette di 48 produttori di Dogliani.

Alberto Rivetti e Dino Lauro di Tirano e Stefano Vincentini dell’azienda agricola Le Strie di Teglio, con i loro vini della Valtellina sono stati una sorta di ambasciatori del Nebbiolo coltivato in Lombardia e del vitigno Sforzato, che sintetizzano la viticoltura delle Alpi lombarde. Mentre a portare a Milano gli autoctoni friulani ci ha pensato Adriano Gigante di Corno di Rosazzo, tra Picolit e Tocai, Pignolo e Schioppettino; ma anche Davide Graunar di San Floriano del Collio, tra l’altro con un interessante Picolit. A fare gli ambasciatori di Marzemino e Moscato giallo autoctono del Trentino sono stati i de Tarczal di Isera, dove sono considerati una sorta di roccaforte del Marzemino tradizionale e resistono molto bene.


(Stefano Vincentini)

Da Lastra a Signa, invece, è arrivato Piadaccoli con il Sangiovese in purezza utilizzato per produrre il Chianti Cosmus riserva, nonché il Foglia Tonda del Rinascimento, un rosso ottenuto da un vitigno locale che era quasi scomparso. Tre grandi vitigni pugliesi, Bombino bianco e nero e Nero di Troia. A farli degustare ci ha pensato l’azienda Agrinatura di Andria di proprietà di Giancarlo Ceci che “adesso abbiamo deciso di presentarci sul mercato milanese”, dice Gianluca Cirillo, direttore di Agrinatura. I vini proposti in degustazione sono tutti Castel del Monte doc, da rosso Felice Ceci da Nero di Troia in purezza al rosato Parchitello da Bombino nero in purezza al bianco Panascio, 100% Bombino bianco.

Interessante anche l’idea di dare spazio ad un olio, in questo caso arrivato dalla Calabria, e precisamente da Roggiano Gravina dove Giuseppe Lombardi produce olio extra vergine da una cultivar locale, la Roggianella, caratterizzato da un flavour fruttato di erba fresca e carciofo.

Michele Pizzillo