Ci sono due modi per declinare il territorio attraverso la sua cucina. Il primo sta nel ripiegare o ripescare il suo genius loci tra i vecchi sapori perduti.
Il secondo nel consentire che la cucina parli lo stesso linguaggio, se non proprio l’identico dialetto, del luogo. E’ stato questo il criterio binario che ha solleticato gli organizzatori della prima edizione di “Wine food fest”, in programma il 20 e 21 agosto a Palazzolo Acreide. Che mirano a riportare a galla momenti di esaltazione attraverso le più rinomate e tipiche ricette espresse dalla civiltà contadina degli Iblei. Palazzolo Acreide è rinomata non solo per i suoi splendori barocchi tali fa farla inserire tra i siti “Patrimonio dell’Umanità” dell’Unesco, ma anche per la sue grandi tradizioni gastronomiche legate alla bontà delle carni locali, delle erbe aromatiche, dei mieli, dei legumi, e per una singolare presenza, nei vicini boschi, di tartufi bianchi e neri di pregio (conosciuti in tutta la Sicilia come “i tartufi di Palazzolo Acreide”). Alla luce di tutto questo ecco che la prima edizione di questo “Winefest” può annunciarsi come un autentico e goloso tour attraverso la storia del gusto che ne ha caratterizzato la vita nel corso dei secoli. Con un “melting plot” tra visite all’antica cittadina greca di Akrai, che ha dato vita all’attuale città, il quartiere medievale e le innumerevoli chiese barocche. Per poi tuffarsi nell’antico mulino ad acqua “Santa Lucia”, situato nella suggestiva “Valle dei Mulini”, dove verrà proposto un succulento e verace “pranzo contadino”. A vidimare questa annunciata eccellenza due firme “a garanzia” quella di Gaetano Quattropani noto ristoratore di Palazzolo Acreide titolare del “Valentino” che siglerà la cena del sabato sera e, domenica sera, imperdibile cena a cura del celebre Ciccio Sultano (nella foto), del “Duomo” di Ragusa, chef-patron “pluristellato”, grande estimatore dei prodotti del comprensorio e “guest-star” animatrice dell’intera manifestazione. Tutto annaffiato da vini in livello adeguato alle eccellenze annunciate. Non mancherà un convegno perché tutto il bello di ciò che si mangia e si beve non sta nel gusto e nei profumi di bevande e di cibi ma nelle parole che ne esprimono emozioni e sensazioni. Il tutto profumato da un contesto fatto di erbe spontanee, profumi di mieli decantati da Plinio il Vecchio già in epoca romana, e di sottoboschi arricchiti dalle presenze di funghi e tartufi rinomati. Tutto “unto” dalla tradizione millenaria dell’olio e degli antichi vitigni scomparsi.
S.G.