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L'azienda

“Viento ‘e Mare” e “Viento ‘e terra”: I Cacciagalli raccontano l’alto casertano con le loro prime bollicine

31 Maggio 2024
Vista da I Cacciagalli Vista da I Cacciagalli

Un luogo destinato ad attrarre il bello e pure il buono. I Cacciagalli a Teano, una quarantina di minuti da Caserta, è un wine resort e un’azienda di vino che guarda dal basso il vulcano spento di Roccamonfina. Chi mette piede qui sa di entrare in un luogo appartato. Sullo sfondo il bosco, gli ulivi, i noccioli, i castagni fino a quando gli occhi arrivano a delineare le linee di un’antica masseria di tufo del ‘700 sospesa nel tempo. L’architettura sembra avere come scopo quello di costruire qualcosa di speciale, le radici di quella terra e profuma segnatamente di famiglia, quella di Mario Basco e di Diana Iannacone con le loro figlie. I fili della memoria si riannodando, all’interno della masseria, con “Humus” una cucina scandita da presidi Slow Food, fatta di ricette e ingredienti del passato. Dalle ampie vetrate ricavate nella sala di ristorazione si scorgono i filari delle viti, l’altro rantolo della memoria: 11 ettari destinati a restituire alla terra quel senso di orgoglio che nei secoli era andato perso.

In una Campania felix crocevia di saperi enoici dimenticati per strada tra l’avvento della fillossera prima e l’unità d’Italia poi, arrivando negli anni ’70 ad impiantare finanche Sangiovese o Cabernet poi “un vecchio amico ci venne a fare visita portandoci un testo del 1600 dove si parlava di Fiano del casertano”, dice Mario. I due, allora, ristrutturano la vecchia tenuta di famiglia, espiantano i vecchi filari a favore degli autoctoni e iniziano a lavorare in funzione di un’agricoltura sana, ispirata ai principi della biodinamica del filosofo tedesco Rudolf Steiner. Preparati naturali, rotazione delle colture tra i filari, forze cosmiche, autosufficienza e biodiversità, i principi in vigna. Nascono così Lucno, Phos e Sphaeranera rispettivamente da Piedirosso, Aglianico e Pallagrello. Mille è, invece, un blend dei tre. La Falanghina in purezza viene affidata all’etichetta di Aorivola (che nella 2022 è una vera e propria delizia), mentre Zagreo è la versione macerata del Fiano. Quasi tutti affinati in anfore di diversa porosità. Sono vini onesti, espressione di identità e ricerca, dove l’artigianalità non sta nel non fare, ma nel fare senza modificare.

E ora, venti anni dopo dall’inizio del tutto, un nuovo progetto prende forma con la spumantizzazione di questi stessi vitigni. “Non volevamo che fosse una risposta a una domanda del mercato – dice Mario – ed è per questo che arrivano solo oggi, con la lentezza di un bradipo, ma la consapevolezza del saggio “due spumanti espressioni dell’alto casertano” in un’effervescenza che porta con sé un forte senso di come dovrebbero essere fatte le cose”. Si chiamano Viento ‘e Mare e Viento ‘e terra, fermando la bussola dei loro vigneti sui loro stessi nomi, il primo percorre la brezza che dall’Appia antica arriva dalla vicina Baia Domizia mentre l’altro incrocia i venti freschi che tagliano gli altipiani degli Appennini. La rifermentazione dei vini base (2022) è stata realizzata con solo mosto fresco, senza utilizzo di lieviti e zuccheri “poi le bottiglie hanno riposato nella vecchia cantina di tufo che abbiamo ad Aorivola, nei pressi di Roccamonfina dove ci sono condizioni di umidità e ventilazioni ideali”. La prima sboccatura è di marzo 2024, dopo circa 8 mesi di sosta sui lieviti “ma stiamo facendo ancora delle prove. L’obiettivo, in ogni caso è far in modo che riesca ad emergere sempre il frutto e non i sentori della seconda rifermentazione”.

LA DEGUSTAZIONE

Viento ‘e Mare
Fiano (80%) e Falanghina (20%) diventano quel claim di benvenuto che ci si aspetta da uno spumante dal profilo arioso e vivace a ricordo di fili di erba fresca e sentori di iodio, mentre è il sale il filo conduttore in una materia che riempie il palato e rimanda a sentori di albicocca in retronaso.

Viento ‘e Terra
È un rosa sotto le spoglie di un rosso, con quella carica di antociani insita nell’Aglianico. Petali di rosa e arancia gialla si dispiegano in una bocca carnosa e affusolata, dalla beva decisamente gastronomica.