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L'azienda

Una grappa italiana per i migliori mixologist americani: e a Milano c’è la sfida tra bartender

26 Settembre 2017
GraIt_Challenge_Gran_Finale GraIt_Challenge_Gran_Finale

E’ dagli Stati Uniti che partono tutte le novità riguardanti il bere miscelato. Ed è proprio per quel mercato che le Distillerie Bonollo hanno creato una grappa da utilizzare come elemento importante di nuovi cocktail. 

Si tratta di Gra’it, una grappa fedele alla tradizione e al contempo innovativa, perché in grado di sposare altri ingredienti per la realizzazione di cocktail unici e strepitosi e, come vedremo in questi giorni a Milano, è diventato addirittura l’ingrediente caratterizzante di alcune composizioni. Perché, dicono nel “quartier generale” di Bonollo, a Conselve, in provincia di Padova, l’eccellenza produttiva racchiusa in Gra’it ha permesso di ottenere una grappa dal carattere ricco e morbido, estremamente piacevole, ma anche versatile in quanto sorprendentemente capace di abbinarsi con altri distillati ed ingredienti per creare cocktail innovativi. Per fare conoscere Gra’it ai buongustai americani, Bonollo ha addirittura organizzato una competizione fra i migliori bartender di tutto il mondo, la Gra’it Challenge che, poi,  è la prima competizione di bartender di cui è protagonista una grappa. Che come sappiamo tutti, è la massima espressione dell’arte distillatoria italiana, prodotto di grande tradizione, che la Bonollo ha saputo innovare continuamente e, comunque, consumata da sola, per puro piacere.

Dopo queste innovazioni (per esempio la Grappa of Amarone Barrique, nata nel 1999, proponendo un’acquavite dal carattere inimitabile, in grado di competere con successo nel panorama dei grandi distillati internazionali e di proporre un modello di consumo più attento e moderno e, elevando, l’invecchiamento, ha posto le basi per lo sviluppo del segmento delle grappe barrique che oggi rappresenta la più elevata espressione qualitativa delle grappe maturate in legno), a Luca Fabris, ceo di Distillerie Bonollo Umberto Usa, è venuta l’idea di una grappa da cocktail e dopo tre anni di lavoro, è nata Gra’it, con cui parte la sfida ai big del bere miscelato. L’avventura è cominciata negli States, patria della mixology e dei locali più glamour, qualche mese fa con la collaborazione della Usbg (United States Bartenders' Guild). Miami, NewYork, Los Angeles, Austin e Chicago sono state le 5 tappe della Challenge dove si sono sfidati 50 concorrenti. Quindici di loro, tre finalisti per ogni tappa, si sono sfidati il 21 giugno nella competizione finale a Miami, dove sono stati scelti i 7 vincitori della Challenge. I locali più cool d’America, i bartender di tendenza e tanto pubblico (oltre 10.000 persone) hanno accompagnato il road show di Gra’it negli Stati Uniti. Che adesso arriva in Italia, partendo da Milano, mercoledì 27 e giovedì 28, con  i 7 guru della mixology che hanno vinto la Gra’it Challenge – Giorgia Crea, Hector Acevedo, Franky Marshall, David Bonatesta, Meredith Barry, Ryan Wainwright e William Benedetto – che verranno per conoscere gli aspetti principali del “vivere italiano” –  alchimia, design, moda, cucina, paesaggi unici, i tre bar più cool e l’eccellenza enologica – ma, anche, per  presentare i loro cocktail in tre prestigiosi locali come – mercoledì 27 – Mag Cafè (Ripa di Porta Ticinese, 43) a partire dalle 22.30; e Iter di Via Mario Fusetti 1, dove i bartender vincitori della Challenge si esibiranno per proporre i loro cocktail a base di Gra’it. E, giovedì, Caruso Fuori Restaurant Bar (Piazzetta Croce Rossa, ingresso  Grand Hotel et De Milan), per l’aperitivo con finger food e cocktail a base di Gra’it. 

Protagonista della sfida è  l’Alchemixology, cioè l’alchimia nel bicchiere. Questo termine descrive il contributo di innovazione e creatività che Gra’it vuole portare nella Mixologia mondiale: con Gra’it la Grappa diventa protagonista in quanto i bartenders, in chiave alchemica, sono chiamati a mettersi in gioco nella ricerca del “cocktail perfetto” attraverso combinazioni innovative di ingredienti diversi con Gra’it, la grappa.

Michele Pizzillo