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L'azienda

Da tre generazioni coltivano il sesamo a Ispica: la famiglia Gambuzza tra passato, presente e futuro

27 Febbraio 2024
Da sinistra i fratelli Salvatore, Rossella e Simone Gambuzza Da sinistra i fratelli Salvatore, Rossella e Simone Gambuzza

Una tradizione di famiglia portata avanti con dedizione e orgoglio. Passato, presente e un futuro costruiti sulla forza di un piccolo seme che racconta la storia della Sicilia. La famiglia Gambuzza coltiva il sesamo a Ispica, in provincia di Ragusa, nel sud est della Sicilia, da tre generazioni. A gestire l’azienda agricola, oggi, sono i fratelli Rossella, Salvatore e Simone, rispettivamente di 35, 32 e 25 anni, che portano avanti il lavoro iniziato dai nonni e continuato dai genitori, coltivando il sesamo come si faceva una volta. 

Fino alla metà del secolo scorso, in Sicilia erano più di 400 gli ettari destinati alla coltivazione di sesamo, prevalentemente concentrati nella sud est. All’inizio del duemila, gran parte delle coltivazioni è stata abbandonata a causa delle importazioni di semi a basso costo che hanno reso poco conveniente la produzione. A coltivare il sesamo sono rimasti, dunque, pochi agricoltori che hanno provato a resistere all’onda d’urto ripiantando i loro semi. Tra questi, la famiglia Gambuzza che ha preservato e fatto crescere le proprie coltivazioni portandole dall’iniziale mezzo ettaro agli attuali sei. 

“La svolta è stata nel 2016 – raccontano i tre fratelli – quando per il sesamo di Ispica è arrivato il presidio Slow Food che ha messo in rete tutti gli attori della filiera produttiva per incrementare e valorizzare la produzione”. 

In casa Gambuzza tutti i processi di lavorazione, dalla semina alla raccolta, vengono fatti a mano. La meccanizzazione è bandita dai loro campi per garantire un prodotto biologico di qualità.

La semina avviene tra aprile e maggio e la raccolta a settembre con la mietitura fatta a mano con la falce. La pianta può raggiungere un’altezza di circa un metro e mezzo e conserva fino a 70 preziosi semi all’interno di ciascuna capsula. Ogni pianta può produrre fino a 150 capsule e ogni ettaro poco più di 20 quintali di seme. 

 

“Quella del sesamo non è una pianta semplice – spiegano Salvatore e Simone – e la raccolta è il momento più delicato. Dopo avere falciato la pianta, vengono fatti dei covoni che si lasciano ad essiccare per una quindicina di giorni. A questo punto le capsule che contengono i semi si aprono da sole, i covoni vengono capovolti su grandi teli e con la tecnica della battitura si fanno cadere i semi che devono poi essere puliti attraverso l’uso di speciali crivelli”.

La varietà che si ottiene e nei loro campi è ambrata, tondeggiante e croccante, con un sapore intenso. “La nostra produzione, attualmente, è di circa 5 tonnellate all’anno”, aggiungono i fratelli Gambuzza.

Il loro sesamo viene poi trasformato e dà vita ad una piccola gamma di prodotti alimentari e cosmetici. “Oltre al sesamo che vendiamo in purezza, produciamo la tahina, una crema di sesamo molto proteica, il gomasio realizzato con sale rosa e sesamo, l’olio di semi di sesamo che nasce da un’unica varietà di semi e poi un olio corpo ricco di proprietà benefiche”, spiega Rossella.

Inoltre è proprio il sesamo di Ispica l’ingrediente principale della cobaita o cubbaita (detta anche giuggiulena), il torrone delle feste, a base di miele, zucchero e, appunto, sesamo, con aggiunta di scorza di agrumi e mandorle.

Ma i giovani di casa Gambuzza guardano oltre e a marzo inaugureranno ad Ispica un piccolo negozio nel quale vendere i loro prodotti (che fino ad ora erano acquistabili on line) con annesso laboratorio che gli consentirà di diventare anche trasformatori: “Crediamo molto nel nostro prodotto e chiudere la filiera ci permette di ottimizzare tutti i processi”. E a chi pensa che il sesamo si possa solo mettere su pane o biscotti, Rossella, attraverso il blog all’interno del sito dell’azienda, ne racconta con ricette e consigli, tutti gli utilizzi possibili.