Una tradizione di famiglia portata avanti con dedizione e orgoglio. Passato, presente e un futuro costruiti sulla forza di un piccolo seme che racconta la storia della Sicilia. La famiglia Gambuzza coltiva il sesamo a Ispica, in provincia di Ragusa, nel sud est della Sicilia, da tre generazioni. A gestire l’azienda agricola, oggi, sono i fratelli Rossella, Salvatore e Simone, rispettivamente di 35, 32 e 25 anni, che portano avanti il lavoro iniziato dai nonni e continuato dai genitori, coltivando il sesamo come si faceva una volta.
Fino alla metà del secolo scorso, in Sicilia erano più di 400 gli ettari destinati alla coltivazione di sesamo, prevalentemente concentrati nella sud est. All’inizio del duemila, gran parte delle coltivazioni è stata abbandonata a causa delle importazioni di semi a basso costo che hanno reso poco conveniente la produzione. A coltivare il sesamo sono rimasti, dunque, pochi agricoltori che hanno provato a resistere all’onda d’urto ripiantando i loro semi. Tra questi, la famiglia Gambuzza che ha preservato e fatto crescere le proprie coltivazioni portandole dall’iniziale mezzo ettaro agli attuali sei.
“La svolta è stata nel 2016 – raccontano i tre fratelli – quando per il sesamo di Ispica è arrivato il presidio Slow Food che ha messo in rete tutti gli attori della filiera produttiva per incrementare e valorizzare la produzione”.
In casa Gambuzza tutti i processi di lavorazione, dalla semina alla raccolta, vengono fatti a mano. La meccanizzazione è bandita dai loro campi per garantire un prodotto biologico di qualità.
La semina avviene tra aprile e maggio e la raccolta a settembre con la mietitura fatta a mano con la falce. La pianta può raggiungere un’altezza di circa un metro e mezzo e conserva fino a 70 preziosi semi all’interno di ciascuna capsula. Ogni pianta può produrre fino a 150 capsule e ogni ettaro poco più di 20 quintali di seme.