Carla Benini e Edoardo Ventimiglia, ti chiedono di partecipare alla degustazione di alcuni della produzione di Sassotondo – vigne nella Maremma più autentica, quella delle rupi tufacee e dei suoli vulcanici – organizzata presso il ristorante Il Liberty di Milano. Qui è presente solo Edoardo che prima della degustazione racconta un po’ la storia della sua famiglia e la scelta, con la signora Carla, di trasferirsi in Toscana per produrre vini. A questo punto è il cronista a trovarsi in difficoltà, visto che sia la storia della famiglia Ventimiglia che quella dell’azienda, sono storie affascinanti e, quindi, quale privilegiare? Abbiamo scelto la terza strada, provando a sintetizzare anche perché la famiglia Ventimiglia, originaria della Liguria, approda a Catania a seguito di Manfredi, figlio di Federico II, e poi le ultime tre generazioni divenute cittadini del mondo tant’è che il padre di Edoardo, Carlo, nasce a Monaco di Baviera. Tutto, però, inizia con il nonno, il Barone Gaetano Ventimiglia, nato a Catania nel 1888, città che lasciò dopo aver allenato e giocato nella squadra che aveva fondato, per studiare arte a Roma prima di trasferirsi negli Stati Uniti dove lavorò come giornalista e fotografo dell’Associated Press e del New York Times. Da perfetto giramondo, tornando in Europa si spostò prima in Germania e poi a Londra per diventare il primo direttore della fotografia di Alfred Hitchcock. Rientrato in Italia divenne dirigente della Cines e poi dell’Istituto Luce e fu uno dei fondatori del Centro Sperimentale di Cinematografia nonché inventore di macchine da ripresa sempre più sofisticate “oltre ad essere sempre legato alla Sicilia con frequenti sortire a Catania e sull’Etna, a differenza di mio padre che non sentiva il richiamo dell’Isola. Io ci sono andato all’età di 23 anni – rammenta Edoardo Ventimiglia – e ne rimasi subito affascinato tanto che appena mi è capitato l’opportunità ho deciso di produrre un vino che fosse un omaggio a mio nonno e che parlasse dei miei due luoghi del cuore – Catania ed Etna -, così è nato il progetto Ritorno e la produzione di un Etna bianco superiore con uve Carricante raccolte nel vecchio vigneto degli Eredi Di Maio, nella contrada Caselle del comune di Milo. Solo 200 bottiglie magnum numerate di un vero e proprio cru che parlano la lingua di questa terra vulcanica e che debutteranno ufficialmente lunedì 18 dicembre, in occasione dell’incontro di calcio del Catania con il Sorrento, per ricordare i 114 anni di fondazione della squadra da parte del Barone Gaetano Ventimiglia che prima portò in Sicilia la passione per il calcio e poi divenne un “asso tra gli operatori cinematografici”.
Inoltre, con Il Ritorno, Sassofondo si impegna a sostenere l’Associazione Graspo (Gruppo di Ricerca Ampelografica per la Salvaguardia e la Preservazione dell’Originalità e biOdiversità viticola) finalizzato a finanziare il progetto “Ritorno: un Etna Bianco Superiore per la Biodiversità Viticola” finalizzato alla catalogazione, recupero e successiva messa a dimora degli antichi vitigni dell’Etna con la collaborazione dell’Università di Catania. Come il nonno e il padre, anche Edoardo Ventimiglia ha lavorato nel mondo del cinema fino al 1997 “quando ho cambiato mestiere per seguire mia moglie Carla, agronoma, nella comune passione per il vino – ha ricordato agli ospiti della degustazione – Nel 1990 incominciammo a recuperare l’azienda semiabbandonata, di 72 ettari (di cui uno solo di vigna) collocati a cavallo fra i comuni di Sorano e Pitigliano, in un’area marginale della Maremma che, però, ricadono nelle doc Bianco di Pitigliano, Sovana e Maremma Toscana, ampliando la vigna, fino agli attuali 13 ettari, puntando sui vitigni autoctoni con una preferenza per il ciliegiolo, scegliendo di produrre vini che siano espressione di un territorio che riteniamo potente e misterioso: d’altronde siamo nel cuore della civiltà etrusca, dei tufi vulcanici, delle cantine scavate nella roccia come la loro, scavata nel tufo in una balza dei terreni aziendali”.
Il risultato è realtà sensibile ai temi della biodiversità, della sostenibilità, della ricerca. Scelte che caratterizzano tutta la produzione di Sassotondo, dove primeggia il ciliegiolo (senza trascurare sangiovese, teroldego e merlot per i rossi e trebbiano, greco e sauvignon per le uve a bacca bianca) sapientemente curato dall’enologo Attilio Pagli, rispettando rigorosamente l’origine dei singoli vigneti come Poggio Pinzo, Monte Calvo, Franze e il “campione del cuore” San Lorenzo. La prima vendemmia è del 1997.