Giornale online di enogastronomia • Direttore Fabrizio Carrera
L'azienda

Santadi anima del Sulcis: “Da Tachis ad oggi, quanta strada abbiamo fatto”

16 Marzo 2022

di Fosca Tortorelli

Santadi può essere considerata un vero esempio virtuoso di cooperazione vitivinicola.

Ci troviamo nel Sulcis, nel Sud-Ovest della Sardegna, un’area da sempre dedita all’agricoltura e in particolare alla coltivazione della vite. Tre le tappe fondamentali che raccontano questa realtà produttiva. Santadi è infatti una realtà cooperativa che inizia il suo percorso dal 1960, per volontà di un gruppo di produttori di uva, coordinati dall’Etfas, ossia l’Ente per la trasformazione fondiaria e agraria in Sardegna, con l’intento di trasformare le uve in forma associata e vendere il vino ottenuto. La vera svolta e il cambio di passo avvengono nella metà anni ’70, precisamente nel 1976, con l’arrivo di un nuovo consiglio di amministrazione, capeggiato dall’attuale presidente Antonello Pilloni. Grande entusiasmo e passione che vedono i frutti con l’arrivo nel 1980 dell’enologo Giacomo Tachis, chiamato in qualità di consulente. Tachis resta affascinato da questa realtà e prende a cuore le sorti della Cantina Santadi, portando una crescita esponenziale delle etichette aziendali, tanto da essere accettate nei mercati più importanti. Da allora i vini Santadi sono cresciuti sempre di più, sia in termini qualitativi, sia di riconoscimenti in tutto il mondo. Una realtà di successo dovuta al gioco di squadra e soprattutto al rispetto della terra.

Come racconta Massimo Podda, responsabile commerciale e coordinatore amministrativo presso Cantina Santadi: “Il nostro successo è sicuramente dovuto alla squadra, ovvero ai produttori, agli amministratori, ai commerciali, ai collaboratori e alle maestranze tutte che rappresentano per il territorio un patrimonio di grandi professionalità. Tradizione e cultura contadina sono imprescindibile per la nostra realtà, che ancora oggi conta soci che lavorano insieme da tre generazioni”. Diverse le varietà coltivate, capitanate da un principe indiscusso: il Carignano, grazie a cui la cantina, già da più di trent’anni, ha attuato politiche di qualità ed è diventata punto di riferimento. “Era il 1984 l’anno in cui abbiamo prodotto la nostra prima annata del Terre Brune, che è andata in commercio nel 1988, dopo quattro anni di affinamento, come ancora oggi accade – continua Podda – un vino che ha fatto la differenza, in quanto primo vino sardo con maturazione in barrique di rovere francese, diventando simbolo dell’enologia sarda. Un Carignano del Sulcis Superiore, prodotto con le uve degli antichi vigneti del basso Sulcis, allevati ad alberello ancora franco di piede (vigna latina), a base di Carignano per il 95% e Bovaleddu 5%. È stato un nuovo modo di presentare i vini sardi al modo internazionale; un vino che viene prodotto in un massimo di 90 mila bottiglie, proprio per garantirne la qualità di livello altissimo”.

Santadi ha inoltre puntato sempre alla sua crescita e da quest’anno si è occupata di curare l’aspetto dell’accoglienza in modo sempre più professionale, con un team che si occupa solo di questo aspetto. Ha inoltre ampliato i suoi mercati ed è al passo con i tempi, sia sul piano del marketing, sia della commercializzazione, come afferma Massimo Podda: “Siamo presenti in ben 40 Paesi: dalla Cina al Giappone, dal Canada agli Stati Uniti, Svizzera e Germania, solo per citarne alcuni. La nostra produzione si divide per il 45% delle vendite nel mercato nazionale e il restante 55% all’estero. Nonostante questi ultimi anni non facili, i nostri mercati sono rimasti solidi, la curiosità sugli autoctoni sardi cresce sempre di più. Oggi, infatti, non basta più parlare solo di Barolo o di Brunello. Sicuramente nella nostra realtà il Carignano la fa da padrone, ma c’è sempre più interesse verso varietà come Bovale, Monica, Cannonau per i rossi e Nuragus, Nasco e naturalmente Vermentino riguardo i bianchi. Noi da sempre abbiamo valorizzato i nostri autoctoni lavorandoli spesso in purezza. Come del resto è accaduto con il nostro rosato di Carignano in purezza, che sta riscontrando grande successo. Ulteriore vantaggio è l’invidiabile rapporto qualità prezzo che i nostri vini hanno, garantendo una personalità che rispecchia le peculiarità del nostro territorio”.