A Bronte, sul territorio etneo, c’è chi da anni produce olio di qualità, scommette e vince il Concorso Internazionale Sol d’Oro di Verona, organizzato da Veronafiere come anteprima di Sol&Agrifood; in pratica: l’ olimpiade dell’olio extravergine.
Parliamo dell’azienda Romano Vincenzo & C., vincitrice del concorso che ha visto in competizione dieci Paesi per 250 campioni di olio extra vergine d’oliva partecipanti. Nel medagliere Sol d’Oro del 2014, alla categoria oli fruttati medi è rientrato infatti il suo prodotto Le Sciare, un olio extravergine ottenuto da nocellara etna, tonda iblea e biancolilla, che da oggi si fregia dunque del bollino indicante, sulla bottiglia, il premio ricevuto.
A parlarcene, lo stesso produttore. Le Sciare viene prodotto in sole sette mila bottiglie, ambito e acquistato solo ed esclusivamente all’estero. D’altronde, il mancato apprezzamento da parte della Sicilia e della ristorazione nazionale e regionale, sembra un tema a cui è impossibile, secondo Pasquale Romano, non prestare attenzione oggi. Quale la causa? “Probabilmente – afferma – il suo costo. Purtroppo, in Sicilia, ci scontriamo costantemente con la fatidica domanda ‘a quanto me lo dai?’. Sembra tutto ridursi ad una ragione di prezzo. Ecco perché non vendiamo qui e neppure in Italia, se non in una percentuale irrisoria”.
A fronte della scarsa riconoscenza regionale, esiste invece una forte ammirazione estera nei confronti della qualità dell’olio extravergine siciliano. “Ad apprezzare la nostra qualità di prodotto per le caratteristiche che possiede sono i ristoratori e i clienti stranieri. Commercializziamo in gran parte in Europa, in Lussemburgo, in Germania, in Danimarca, e sta crescendo sempre più l’interesse orientale”, afferma Romano.
Parole che ci fanno riflettere. Possediamo dunque un tesoro, di cui non godiamo né sappiamo godere, limitandoci al ripiego di prodotti di serie B, o peggio ancora da supermercato, che ingannano i consumatori. Come può accadere tutto ciò? Eppure in Sicilia ci sono grandi produzioni. “Accade perché – risponde il produttore etneo – mancano gli strumenti per riconoscere un buon olio. Per fare un esempio, la cliente giapponese prima di comprare un olio lo degusta, ne coglie le differenze, mentre in Sicilia ciò non accade da parte dei consumatori. Mancano la cultura e la conoscenza in merito. Si acquista sulla base del fattore prezzo, e non ci sono neppure le conoscenze per un corretto utilizzo e mantenimento del prodotto. Se acquistiamo un bottiglia di olio di qualità, ma non sappiamo come conservarla, una volta aperta, finiamo con il ridurre quell’olio ad un comunissimo olio di bassa qualità. A quel punto, come comprendere il valore e la differenza di un buon extravergine d’oliva?”, afferma Romano.
Come intervenire dunque per cambiare rotta? “Se ci sono prodotti di scarsa qualità nei supermercati, che fanno sleale concorrenza, domandiamoci il perché ciò accade – prosegue -. Cominciamo con il diffondere la conoscenza per permettere, a chi compra, di sapere cosa porta in tavola”.
C’è ancora tanto da fare, secondo il produttore, per colmare il gap conoscitivo sull’olio e sul suo corretto consumo. Un input può venire dal mondo del vino, su cui si è lavorato per sensibilizzare ristoratori e consumatori. “Nei confronti del vino – afferma Romano – c’è maggiore attenzione; è pur vero che il prodotto vino si presta meglio alla conoscenza da parte del consumatore, che ha imparato a coglierne le caratteristiche e lo consuma in poco tempo, prima che possa perdere la sua qualità”. Tuttavia, il gap può essere recuperato, offrendo risorse ed energie al settore. “Il mondo del vino potrebbe fare da traino per sensibilizzare verso la degustazione degli oli di qualità. Al momento, tuttavia, rimane il fatto che gli oli di questa azienda non si trovino con facilità in Sicilia. Desiderate degustare l’olio vincitore del premio, Le Sciare? Provatelo a chiedere in Taiwan.
Ancora troppo esclusivo per la Sicilia godere di un olio premiato, prodotto da un’azienda che dal 2000 commercializza olio extravergine d’oliva. Dell’azienda Vincenzo Romano, sappiamo però ha corpo e anima etnee. Qualche numero di sintesi, per farsi un’idea su questa realtà a pochi conosciuta, esistente dal 1959, ce lo fornisce lo stesso produttore. “Una parte delle olive sono di nostra produzione, un’altra parte li compriamo dagli agricoltori del territorio, circa 1.150. Le piante di nostra produzione sono circa duemila, il resto deriva dal 10 % della loro. In totale le piante coltivate sono circa sette mila, per giungere alla commercializzazione annuale di circa seicento quintali di olio”.
L’azienda ha in commercio quattro prodotti: l’olio extra vergine d’oliva Le Sciare (nocellara etna, tonda iblea e bianco lilla), il Monte Etna Dop (nocellara etnea), il Don Micè (nocellara dell’Etna, coratina, nocellara del Belice), 2enne (nocellara dell’Etna, nocellara del Belice).
Il Frantoio Romano Vincenzo si occupa prevalentemente della trasformazione delle olive in olio, sia per conto terzi che in proprio. Nello svolgere l’attività per conti terzi cura anche la consulenza relativa alle fasi di coltivazione e raccolta. Nel 2007 l’azienda ha fatto investimenti importanti con l’istallazione presso i locali di un impianto con sistema di estrazione del tipo continuo integrale interamente costruito in acciaio inox e totalmente lavabile da partita a partita proprio per evitare che nell’olio ci possano essere mescolanze tra una partita e l’altra, in modo da non modificare le qualità organolettiche dell’olio dei singoli produttori.
Francesca Landolina
Per ulteriori informazioni:
Vincenzo Romano & C.
www.oleificioromanovincenzo.com
Sede: Contrada Corvo-S. Nicola-95034 Bronte (CT)
Tel/Fax: 095 7723200
E-mail: info@romanovincenzo.com