di Manuela Laiacona
Anche i geologi conquistati dall’alberello. Questa è la storia di Giovanni Salafia e Gaetano Luca (nella foto), geologi colleghi da una vita e soci, diventati da pochissimo neovignaioli sotto la guida di Salvo Foti.
Dalla terra alla vigna per loro certo il passo è stato più breve che per altri, ma sempre con il sapore della scommessa. Un sogno letteralmente d’evasione chiamata Azienda Agricola Meridio. Ancora in nuce, la produzione, interessa appena un ettaro di terreno antistante la casa di campagna che hanno acquistato e voluto condividere in Contrada Cirito, nel territorio di Chiaramente Gulfi. “L’idea del vino c’è sempre piaciuta – racconta Salafia -. Abbiamo pensato che fare vino potesse essere il modo migliore per usare il nostro tempo libero, per trovare un’evasione, qualcosa di diverso dalla nostra professione. Consci che alla fine si trattava sempre di un lavoro che richiede altrettanta fatica e investimento”. Il vigneto, di appena un anno di vita, è integralmente allevato ad alberello, non di castagno ma di canna.
Dettaglio vigneto (foto di Manuela Laiacona)
Antichissimo sistema praticato nella zona, e oramai perduto, che i promettenti vignaioli hanno voluto recuperare. Pratica ostica da gestire, antieconomica ma altamente naturale in perfetto equilibrio con la pianta. “Abbiamo scelto di ridare valore ad una tradizione tipica degli Iblei. Il palo di castagno non è tipico di qua, è tipico dell’Etna. Qui si è sempre usata la canna anticamente. Certo oggi utilizzabile solo per una piccola produzione, che finalizzata in una produzione di nicchia assume un grande valore. Così abbiamo deciso di muovere i primi passi seguendo la filosofia de I Vigneri e i consigli di Foti”.
Raccolta delle canne
“A differenza del palo di castagno, che si può sostituire ogni 6,7 anni, la canna la si deve sostituire ogni anno, o quanto meno ogni anno si deve procedere alla manutenzione della punta affondata nel terreno . spiega il geologo -. Comunque una gestione che comporta un certo lavoro. Il tutore è costituito dalla canna tradizionale comune che si è sempre usato reperire nel fondo valle o nel delta del fiume. Tradizionale è poi il tipo di legatura, anch’essa perduta. Utilizziamo un arbusto detto “Lima” (Ampelodesmos Mauricantus)”.
Legatura tradizionale Lima (foto di Manuela Laiacona)
I trattamenti praticati sono rigorosamente quelli effettuati con zolfo e rame.
Gaetano Luca applica il trattamento zolfo, rame (foto di Manuela Laiacona)
Sempre secondo l’impostazione di coltivazione tutelata da I Vigneri, anche nel piccolo ettaro la concimazione è naturale, solo letame di pecora. L’ingresso di questa piccola nuova realtà nel consorzio verrà a breve ufficializzata, fanno sapere i neovignaioli. Le cultivar allevate sono l’Alicante, il Nero d’Avola e il Frappato, ma per poterle apprezzare in bottiglia si dovrà aspettare almeno due anni. Anticipa Salaria: “Quest’anno le piante produrranno per la prima volta. Per la vinificazione, nel futuro, ci appoggeremo alla cantina Gulfi dove i nostri vini verranno seguiti da Foti. Abbiamo però in progetto di procedere con opere di ristrutturazione della casa e di costruire una piccola cantina”.