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L'azienda

“Alla Settesoli pronti alla globalizzazione, la nostra forza è la meritocrazia”

08 Maggio 2013
Vito_Varvaro_Cantina_Settesoli_Vendemmia_2012 Vito_Varvaro_Cantina_Settesoli_Vendemmia_2012

Il presidente Varvaro prevede un anno buono, punta sui giovani manager e manda la Brigata di Cucina in tour

La Brigata di cucina Mandrarossa in tour all’estero e un team affiatato e dinamico alla testa di una delle aziende vitivinicole più sorprendenti degli ultimi anni: l’aria nuova di Settesoli è una boccata d’ossigeno che spinge ancor di più verso la crescita.

Non solo numeri e vendite, ma soprattutto percezione del marchio e del territorio: Vito Varvaro ci lavora da ormai oltre un anno e, dal giorno della sua elezione a presidente del Cda della cantina con il vigneto più grande d’Europa, le tante idee non sono che aumentate. Quando riusciamo a raggiungerlo telefonicamente lo immaginiamo tra i vigneti, ma lui si trova a Roma: “La vera partita non si gioca a Menfi, ma nel mondo – dice il presidente di Cantine Settesoli -. A Menfi sappiamo fare vino, ma poi bisogna saperlo vendere”. Trent’anni passati in una delle più importanti aziende multinazionali (P&G, Procter & Gamble) riescono ancora a regalare qualcosa che stupisce un grande manager: “Mi sorprende come le piccole aziende italiane riescano a competere rispetto al mercato globale nonostante un’organizzazione non strutturata – valuta Varvaro – e sono sorpresissimo di quanto Settesoli sia una società pronta alla globalizzazione: vende in tutto il  mondo, è organizzata in maniera meritocratica (senza politicizzazione) e ha la capacità di sviluppare dei marchi”.

Certo, dall’aria “business” della multinazionale a quella “comunitaria” di una cooperativa ne passa di strada: “Qui il merito è aver saputo mettere insieme tante persone e remare tutte nella stessa direzione. Per il resto ogni categoria di prodotti ha la sua storia – riflette –: in questa esperienza la prima cosa nuova è il mondo del vino stesso, che è sempre diverso, molto frammentato, in cui è difficile creare dei marchi”. E il primo impegno è proprio quello di lavorare sul branding: “In Italia è più facile puntare su due linee ricercando la riconoscibilità del marchio – Settesoli per grande distribuzione e supermercati, e Mandrarossa per la ristorazione –  e difatti abbiamo conquistato quote di mercato con un +20%, scalando due posizioni e passando dal quarto  al secondo posto, dopo Corvo, nei supermercati. Sul mercato internazionale, invece, ci sono più catene di distribuzione che cercano di imporre il proprio marchio: stiamo scegliendo su quali Paesi puntare, contiamo sul Mandrarossa Tour per le nostre pubbliche relazioni e sulla ristorazione con la Brigata di cucina che esporterà la tradizione culinaria del territorio partendo dai ristoranti tedeschi”.

Il presidente Varvaro non vuole imboccare nessuno, vuole insegnare ad essere autonomi innanzitutto ai suoi: “Cerco di adattare l’esperienza della squadra di giovani in cantina e renderla adeguata per managerializzare Settesoli e svincolarla da un presidente factotum”. Vito Varvaro parla da manager e da fratello maggiore, abbina la ratio al cuore: “Piuttosto che andare in un’altra azienda più grossa ho scelto di tornare nella mia terra – confida -.  Superati i cinquant’anni di età si segue più il cuore e il sentimento, così quando mi hanno chiamato Diego Planeta e mio padre non ho potuto fare a meno di accettare: ho colto le potenzialità, il grande entusiasmo e la passione che vanno oltre Settesoli e si estendono al territorio”. E come in un sorso son già passati quasi 18 mesi: “Abbiamo fatto buoni progressi su tutti i punti e le sfide che ci siamo proposti – conclude -: sarà un anno buono, il terzo di fila, per i nostri risultati e i nostri soci. È bello vedere che la qualità viene premiata”.    

Antonella Giovinco