di Annalucia Galeone
La “Produttori di Manduria” è la più antica cantina cooperativa sociale in Puglia.
Sono 400 i soci/artigiani del vino che coltivano 900 ettari di terreno di proprietà. Le richieste di nuovi ingressi sono bloccate da oltre vent’anni. La fila di chi vorrebbe entrare a farne parte è lunga. I numeri non mentono e confermano il trend in costante crescita del brand. Il fatturato ha segnato nel 2021 +36%; la crescita media annua negli ultimi cinque anni ha registrato +21%; le bottiglie vendute nell’ultimo anno sono 2 milioni, solo sei anni fa erano 650.000. Il mercato interno assorbe i 2/3 della produzione, l’estero 1/3 in 41 paesi tra cui Germania, Regno Unito, Stati Uniti, Cina, Svezia, Svizzera. Nata nel 1928 come “Federazione Vini” era un’associazione di produttori che nel 1932 è diventata il “Consorzio Produttori vini e mosti rossi superiori da taglio per la zona di Manduria”. E’ una delle realtà di riferimento nel territorio manduriano, fiera della propria identità coorporativa, capace di stare al passo con i tempi, il mutare delle mode e del contesto socio economico. Nel 2018 è stata eletta cantina sostenibile certificata da Csqa secondo lo standard internazionale Equalitas.
“E’ un bel momento per la nostra Puglia e per il primitivo di Manduria in particolare – afferma Giovanni Dimitri, il direttore commerciale – Chi va per mare sa che il vento lo hanno tutti, sta alla capacità di ognuno tirare e tendere le vele più strette per andare più veloci. Il Lirica doc 2017, il nostro vino più venduto, è stato incluso da Wine Enthusiast nella Top 100 Wines del 2020, unico vino pugliese di soli 16 italiani in classifica. La vecchia percezione della cantina cooperativa è ormai storia passata. In Puglia è un fenomeno ancora recente, le tante attestazioni di riconoscimenti nazionali e internazionali sono segnali del cambiamento, ci stiamo emancipando”.
(Primitivo ad alberello)
Fulvio Filo Schiavoni, già Presidente della cantina e ora membro del Consiglio di Amministrazione, fu l’autore della strategia che ha sottratto il primitivo al suo destino di vino da taglio e a segnare il cambio di rotta e di sviluppo. Fu una brillante intuizione. Sul finire degli anni ’90, non senza polemiche e difficoltà, spinse per apportare una riforma dello statuto rivoluzionaria per l’epoca. Il provvedimento obbligò i soci a conferire l’intera produzione alla cooperativa, pena l’esclusione, in cambio la cantina avrebbe lavorato esclusivamente le uve dei propri affiliati. “I traguardi enologici – prosegue Giovanni Dimitri – sono perseguiti sia con indicazioni generali che specifiche, i nostri agronomi seguono tutti con molta attenzione. E’ la campagna che porta alla cantina quello che le serve. L’uva è figlia delle scelte fatte in vigna durante l’anno. Il vino, con buona pace di tutti, non è un prodotto naturale, la natura fa aceto. Alla Produttori di Manduria sentiamo addosso la responsabilità di 90 anni di storia e cerchiamo di trasmettere i valori fondanti. La tradizione è un concetto dinamico non statico. Tradizione e evoluzione sono due facce della stessa medaglia. Ci portiamo dal passato le esperienze positive e le implementiamo con nuove conoscenze e tecnologie. Oggi possiamo fare cose prima improbabili, una dimostrazione sono i vini bianchi in Puglia con vitigni autoctoni, noi lavoriamo fiano e verdeca”.
(Il museo)
L’accoglienza del turista del vino è un’attività molto sentita, l’ospite vive l’experience. All’interno della cantina Produttori di Manduria c’è il “Museo della civiltà del vino Primitivo”, gli oggetti e le testimonianze di un passato non troppo lontano sono presentati in un suggestivo percorso ipogeo in quelle che erano le cisterne ottocentesche. Il museo vuole far pensare all’agricoltura come identità di una collettività, come richiamo al territorio di appartenenza preservando gli usi e valorizzandoli con wine tasting e abbinati alle tipicità enogastronomiche. Manduria è il luogo d’elezione del primitivo. La Doc comprende 18 comuni tra le province di Taranto e Brindisi. La Docg è riconosciuta solo per la versione dolce naturale, è in corso il dibattito per il passaggio dalla Doc alla Docg per la versione secca. “Credo che i tempi siano maturi per eliminare il nome del vitigno dalla Doc e identificarla solo con il nome geografico di Manduria – sottolinea Giovanni Dimitri – Per molte denominazioni basta nominare la Doc per indovinare quale sia il vino e la zona di origine si pensi al Brunello di Montalcino per esempio”. Nei prossimi mesi sarà lanciato un nuovo rosato, un’alternativa di Akà, rosato di primitivo in purezza. Il progetto al momento è top secret.
Produttori di Manduria
Via Fabio Massimo, 19 – Manduria Ta
www.produttorivinimanduria.it
T. 099 9735332